venerdì 30 dicembre 2011

Terni, il consiglio d'istituto della "Leonardo da Vinci" proibisce agli studenti di scegliere la propria capigliatura. Comunicato dell'Associazione radicale "Ernesto Rossi"

Un pesce d'aprile alla Leonardo da Vinci?

L'abito fa il monaco? A quanto pare sembra proprio di sì, a giudicare almeno dalle incredibili decisioni adottate dal consiglio d'istituto della “Leonardo da Vinci” che proibisce agli studenti della scuola di scegliere la propria capigliatura. Abbiamo, infatti, appreso che un emendamento al regolamento d'istituto vieterebbe ai ragazzi di entrare in aula con capelli colorati, rasati, a cresta oppure con “le treccine rasta”. Non sappiamo se tale orientamento si estenda anche al corpo docente, in particolare a quelle insegnanti che, per libera scelta estetica, si acconciano con tinte piuttosto vivaci. In effetti, gli alunni corrono il rischio di distrarsi, con grave danno al normale espletamento delle funzioni didattiche... Bando alle ironie, riteniamo inconcepibile che in pieno terzo millennio si pretenda di educare i giovani a seguire l'imposizione di ridicoli formalismi senza preoccuparsi, invece, di esortarli a sviluppare responsabilmente la propria individualità e creatività. Considerato che diversi genitori della stessa scuola hanno proposto l'adozione, come nel triste ventennio, di una divisa per tutti, ci chiediamo quando verremo a sapere anche dell'imposizione del burkha per le studentesse... E' come se improvvisamente fossimo tornati indietro di oltre quarant'anni, ai tempi in cui, nel '68, venivano stigmatizzati i “capelloni” e il loro abbigliamento. Ci auguriamo che alla “Leonardo da Vinci” abbiano sbagliato a leggere il calendario confondendo le festività natalizie con il primo d'aprile...

Associazione radicale “Ernesto Rossi” - Terni

Francesco Pullia,  Marcello Ricci,  Domenico Cialfi,  Massimiliano Bardani

 

venerdì 23 dicembre 2011

Il caccia F-35 è uno spreco da abolire, perché non se ne discute seriamente?

Rete Disarmo risponde al Ministro Di Paola

Dopo le rivelazioni di enormi problemi tecnici, è necessario un confronto aperto. I dati reali dimostrano una realtà del progetto ben diversa da quella favoleggiata dai vertici della Difesa.

 “Non stupisce la difesa d’ufficio da parte del Ministro-Ammiraglio Giampaolo Di Paola della partecipazione italiana al programma F-35, non pensavamo però fosse capace di affermare che non è uno spreco soprattutto dopo le recenti notizie provenienti dal Pentagono”. Questo il commento della Rete Italiana per il Disarmo alle recenti dichiarazioni (anche televisive) del Ministro, alla luce del recente rapporto (dal titolo “F-35 Joint Strike Fighter Concurrency Quick Look Review”) elaborato da alti ufficiali del Dipartimento della Difesa USA che rivela impietosamente la mole di guai del programma. Tra le questioni maggiormente problematiche c’è il nuovo casco avveniristico che non funziona come dovrebbe, oppure il meccanismo di aggancio di coda che ha fallito tutti e otto i test di atterraggio. Secondo alcune discrezioni sembra ci siano state 725 ‘richieste di modifica’ in attesa di essere evase, nel solo mese di ottobre 2011. Come è evidente tutte queste modifiche comportano un ulteriore rallentamento dei tempi e di conseguenza un ulteriore levitare dei costi. Questi problemi poi pongono serie domande sulle reali capacità finali di questo aereo di quinta generazione.

giovedì 15 dicembre 2011

“Classi pollaio” in Umbria: dopo la segnalazione di alcuni casi, interrogazione a risposta scritta della senatrice radicale Donatella Poretti

Dichiarazione di Donatella Poretti, senatrice radicale e di Andrea Maori, segreteria di radicaliperugia

A seguito di alcune segnalazioni, è stata depositata un’interrogazione a risposta scritta rivolta al Ministro della Istruzione, Università, Ricerca scientifica e al Ministro dell’Interno e della Protezione Civile. Nell’interrogazione si segnala che in Umbria quest’anno sono state istituite numerose prime classi di 40 studenti, in particolare negli istituti tecnici agrari Augusto Ciuffelli, Patrizi-Baldelli, Valnerina: una situazione aggravata anche dal fatto che in tali istituti tecnici agrari le aule sono state progettate e costruite nella previsione di 30 studenti ognuna e quindi 40 studenti non entrano fisicamente seduti in aule costruite per 30. Non solo: anche i corridoi e le vie di fuga, in caso di terremoto od incendio, sono state progettate e costruite per classi di 30 studenti e non di 40.

mercoledì 14 dicembre 2011

Attenti a quel libro: appunti di un coltivatore di canapa

Appena ho letto questa interessante intervista di Sabrina Busiri Vici, pubblicata dal Corriere dell’Umbria l’11 dicembre 2011, ho pensato che valeva la pena trascriverla per radicaliperugia.org perché il Corriere dell’Umbria, dedicando un notevole spazio alla presentazione del libro, riapre anche in Umbria il dibattito sull’uso della canapa e dei sui derivati. “Non nuoce gravemente alla salute. Appunti di un coltivatore di canapa”,di Daniele Giovagnoni, Ali&No, editrice (2011) a.m.

Un romanzo per dire la propria sulla liberalizzazione delle droghe leggere da un singolare angolo visuale: una casa nel bosco

Le grandi rivoluzioni nascono nei piccoli luoghi, uno scantinato, una stanza d’albergo o un garage. Lo spiega Daniel Vaillant, già ministro degli Interni francese, primo firmatario per la depenalizzazione delle droghe leggere. Per la stessa trincea, Daneiel Giovagnoni, geologo perugino al suo primo romanzo – “Non nuove gravemente alla salute” – sceglie una casetta nel bosco. Qui, tra lecci antichi, comincia il diario di un coltivatore di canapa e la più moderna delle battaglie giocata con le uniche armi a disposizione: la logica, la passione e Internet. Un click del mouse e un fil fumo diventano alleati per una guerra leggera, la liberalizzazione. E volano per raccontare una storia, la sua.

Daniele Giovagnoni, lo spunto per scrivere il suo primo romanzo è arrivato da un tema di attualità “Non nuove gravemente alla salute” o piuttosto dalla voglia di parlare del suo rifugio in mezzo al bosco?”

“Ho sempre voluto raccontare qualcosa sul mio pezzo di terra, ma avevo solo idee da approfondire,abbozzate. Perciò era una linea narrativa che stava lì, ferma. Poi, un giorno, mi capitano in mano dei semi di canapa. E penso di piantarli quindi a un diario sulla piantagione e arriva così anche il secondo filone”.

sabato 10 dicembre 2011

Carceri umbre: sovraffollamento drammatico. Un'inchiesta della Uil penitenziari

Se in termini assoluti l'Umbria si colloca al dodicesimo posto tra le Regioni italiane per sovraffollamento degli istituti penitenziari, il dato non è per niente allegro. Sono ben 555 gli esuberi rispetto alla capienza regolamentare dei quattro istituti della Regione (Perugia, Spoleto, Orvieto e Terni) quindi con un'indice di sovraffollamento del 48,8 per cento. E' questa la fotografia scattata dalla Uil penitenziari che ha fornito i dati di una rilevazione trimestrale aggiornata al 6 dicembre 2011. Tre i suicidi registrati negli istituti umbri (due a Perugia e uno a Spoleto), metnre i tentati suicidi sono stati 25 (13 a Perugia) ben 254 atti di autolesionismo e dodici aggressioni ai danni della polizia penitenziaria e centrotre gli scioperi delal fame. Una situazione drammatica, in termini assoluti e relativi minori rispetto ai vari indici  della incacrenita situazione nazionale, ma che mostra il segno di un profondo disagio.  In una nota, il segretario generale Uil penitenziari Eugenio Sarno, sottolinea che <<abbiamo forti dubbi sulla credibilità di un sistema penale che determina la detenzione di circa il 42% di soggetti privi di una condanna definitiva. Non solo. L'eccessivo ricorso alla custodia cautelare alimenta il fenomeno delle sliding doors (porte girevoli) che sovraccarica il sistema di spese e lavoro. Ciò in ragione dei tantissimi detenuti che fanno ingresso in carcere per essere scarcerati solo dopo poche ore."

martedì 6 dicembre 2011

Umbria, Villaggio Santa Caterina: soldi pubblici per gli investimenti della Diocesi Perugia- Città della Pieve.Assessore Vinti, la struttura Santa Caterina gode o no dei necessari permessi e delle relative autorizzazioni?

Dichiarazione di Mario Staderini, Segretario Nazionale di Radicali Italiani e Liliana Chiaramello, Segretaria Radicali Perugia
Veniamo a conoscenza del progetto, presentato ieri a Perugia, sul nuovo complesso della fondazione Santa Caterina che verrà realizzato nella frazione di Parlesca e per il quale la Regione Umbria ha stanziato 700 mila euro, mentre 800 mila sono stati devoluti da Cassa di Risparmio di Perugia e singoli volontari. Apprendiamo con piacere che tale iniziativa prevede la realizzazione di 14 minialloggi in legno da dare in locazione a ultra sessantacinquenni autosufficienti. Dall’Assessore regionale Stefano Vinti, però, vorremmo sapere se è vero che, come risulta dalle testimonianze pervenuteci e in virtù delle quali abbiamo presentato un esposto un mese fa presso la Procura di Perugia, la struttura di Parlesca, gestita dalla Caritas per conto dell' Arcidiocesi di Perugia- Città della Pieve, già eserciti da anni attività di accoglienza e sostengo per anziani in assenza delle necessarie convenzioni e autorizzazioni regionali nonché in violazione delle norme urbanistiche. Peraltro, l’apparentemente meritorio stanziamento della Regione ci risulta decisione assai singolare se si considera che, notizia di oggi, sono stati presentati e approvati all'unanimità due emendamenti della Giunta Regionale che aumentano l'imposta regionale sulla benzina per un gettito stimato in 8 milioni di euro destinati alla ricostruzione nei territori colpiti dal terremoto del '97.  Ricostruzioni finora non effettuate per..."mancanza di soldi"! La domanda sorge spontanea: perché per la ricostruzione in suddetti territori sino a oggi non c’erano i soldi, mentre per le strutture privati della Diocesi i soldi pubblici si trovano sempre, andando a potenziare il suo già vasto patrimonio immobiliare?

Esercito e chiesa non pagano la crisi

<<Scordatevelo>> così avrebbe detto ai giornalisti il neo ministro della difesa Giampaolo Di Paola che lo interpellavano sulla possibilità di effettuare tagli alle spese militari nell'ambito della nuova manovra economica varata dal Governo Monti. La determinazione del ministro d'altra parte si giustifica con l'assenza totale, ormai da anni, di dibattito politico sulle spese militari e sul commercio internazionale di armi. Eppure ci sarebbe da risparmiare: per esempio i circa 15 miliardi di euro destinati all'acquisto dei 131 cacciabombardieri di ultima generazione F35 Se  è vero che sono stati buttati via già 2 miliardi di euro già pagati per far fede all'accordo iniziale sulla ricerca e sulla loro progettazione che, costano 130 milioni ciascuno. Questi aerei militari entreranno in produzione nel cantiere di Cameri (Novara) è anche vero che i 15 milairdi di euro l'Italia se li può risparmiare perchè - come spiega Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci! -<< la penale da pagare, al contrario che per gli Eurofighter, al momento sarebbe ancora molto bassa. Anche la Norveglia lo ha fatto.>> E come dimenticare  che la commissione difesa della Camera  ha approvato il 23 novembre scorso, all’unanimità, cinque programmi d’acquisto di armamenti da destinare alle forze di terra. Si va dai blindti con cannone da 120 mm ai ceicoli tattici leggeri “lince”; dai veicoli tattici medi multiruolo , ai sistemi acustici per la localizzazzione delle sorgenti di fuoco. Affari d’oro per le industrie di morte, complice una maggioranza ampia. In un periodo di tagli, la politica militare è sempre in auge.

sabato 3 dicembre 2011

Spionaggio di Stato: i Radicali e la polizia

da (www.excursus.org, anno III, n. 29, dicembre 2011)


In un saggio Stampa Alternativa i fascicoli emanati da prefetture e questure nel periodo 1953-1986: una lettura dettagliata e precisa.

di Domenico Letizia


<<La galassia radicale, sin da prima degli anni della contestazione, si è sempre battuta per quelli che in Italia furono definiti diritti civili, un partito e contemporaneamente anche un movimento sempre presente tra le file della sinistra parlamentare ed extraparlamentare, con l’unica eccezione di sostare culturalmente sulla soglia con un piede in casa liberale, con l’altro in casa socialista e con uno sguardo interessato al mondo libertario.

Spionaggio di Stato: i Radicali e la polizia
















(www.excursus.org, anno III, n. 29, dicembre 2011)


In un saggio Stampa Alternativa i fascicoli emanati da prefetture e questure nel periodo 1953-1986: una lettura dettagliata e precisa

La galassia radicale, sin da prima degli anni della contestazione, si è sempre battuta per quelli che in Italia furono definiti diritti civili, un partito e contemporaneamente anche un movimento sempre presente tra le file della sinistra parlamentare ed extraparlamentare, con l’unica eccezione di sostare culturalmente sulla soglia con un piede in casa liberale, con l’altro in casa socialista e con uno sguardo interessato al mondo libertario. Un simile movimento di rottura con le istituzioni imposte, soprattutto culturali, non poteva che attirare attenzione, e sempre in modo crescente, con il proseguir del tempo, da parte di coloro che erano addetti a preservare l’ordine costituito e garantito. Dal ruolo svolto dal guardiano dell’ordine che osserva e reprime quando ritenuto sbagliatamente giusto nasce il seguente volume. Anche nell’Italia allora definita liberale esisteva una rete di sorveglianza, anche se diversi erano gli esiti di tale attività di polizia.

 

Finito il fascismo, le strutture montate dal Regime, specie a livello periferico, non solo non cessarono di esistere, ma spesso continuarono ad operare. Carte di stato di liberi cittadini conservati negli archivi dello stato e dei servizi segreti che prendono vita e vengono inseriti nel seguente volume.



Andrea Maori storico collaboratore di Radio Radicale, nel volume Attenta Vigilanza. I Radicali nelle carte di Polizia dal 1953 al 1986 (Prefazione di Giuseppe Moscati, Stampa Alternativa, pp. 476, € 18,00) raccoglie i documenti prodotti da quanti appartenerono a strutture che operarono nei servizi di informazione e alle forze dell’ordine, documentazione proveniente da alcune serie del fondo del Ministero dell’Interno conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato, innanzitutto dal Gabinetto del Ministro e poi dalla Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, Archivio Generale, Servizio ordine pubblico, diventato dopo la riforma del 1981 Dipartimento Pubblica Sicurezza, Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, Servizio Ordine Pubblico, Categorie Permanenti.

 

Sono fascicoli provenienti per la maggior parte dalle prefetture e dalle questure del Ministero dell’Interno. E subito si riscontra il difetto più grave delle istituzioni di controllo, in questa documentazione si perde l’elemento della tutela dell’ordine pubblico e prevale la ricerca del dato personale sui singoli attori dell’azione politica, vigilati per il ruolo che possono avere per la sicurezza dello Stato.

 

La ricerca sul Partito Radicale dei leader Marco Pannella ed Emma Bonino, si completa con un’analisi su tre momenti che hanno segnato la sua storia negli anni Sessanta e Settanta: la Lega per l’Istituzione del Divorzio (Lid), il Movimento di Liberazione della Donna (Mld), e il Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionario Italiano (Fuori). Per i protagonisti della storica battaglia radicale, tra le più conosciute in Italia, quella del divorzio, vi sono ben tre fascicoli della Polizia dedicati solo alle individualità di questa battaglia. Un importante fondo archivistico ripescato dalle “stanze del potere” tratta della Loc, la Lega degli Obiettori di Coscienza, federata al Partito Radicale e protagonista di battaglie antimilitariste su tutta la Penisola.

 

Un migliaio gli appunti, le relazioni e i telex degli organi di Polizia rintracciati sull’attività del Partito Radicale dal 1953 al 1986. Interessanti i documenti sulle iniziative e sulle lotte per la liberazione dell’anarchico Pietro Valpreda, arrestato per la Strage di Piazza Fontana, a cui seguì l’omicidio di Stato di Giuseppe Pinelli, una delle pagine più brutte della storia contemporanea italiana.

 

La particolarità del libro sta anche nel soffermarsi, nel sottolineare il passaggio da un partito strettamente borghese ad un partito aperto a «capelloni, drogati, hippy, femministe, carcerati, omosessuali e noti esponenti della sinistra extra-parlamentare “Lotta Continua”»: così riportano e molto dettagliatamente i documenti della polizia. Una rilettura bella e particolareggiata del partito della trasparenza liberale dal carattere nonviolento e libertario. Inoltre, come dichiarato più volte dagli stessi radicali, questo è il primo volume sul Partito Radicale di analisi strettamente storica, che riporta, facendo parlare fonti scritte e documenti, la storia dello sviluppo del partito, sia sotto la guida di Pannunzio e Calogero che sotto quella di Pannella.

 

Una lettura peculiare perché non analizzata e studiata dai membri della struttura stessa, dai vari dirigenti e compagni delle associazioni radicali presenti sul territorio italiano ma dai poliziotti, dai funzionari della questura infiltrati nei congressi, sempre aperti a tutti, del partito: una lettura che, dal punto di vista dello storico definiremmo di controparte, ma dettagliata e precisa.

Ciliegina sulla torta: il volume è pubblicato presso Stampa Alternativa, la mitica casa editrice di Marcello Beraghini, fondatore della Lega Italiana per il Divorzio (Lid) nel 1963 insieme a Pannella, che tanto scalpore fece per la pubblicazione del saggio Contro la famiglia. Manuale di autodifesa per minorenni nel 1975 e dello storico e scandaloso volume Manuale per la coltivazione della marijuana (mezzo milione di copie negli anni Settanta).

 

Domenico Letizia




"Aspettando materiali segreti" - Intervista di Lanfranco Palazzolo ad Andrea Maori, La Voce Repubblicana

Intervista di Lanfranco Palazzolo ad Andrea Maori, La Voce Repubblicana, 29 novembre 2011, pag. 2

<<Andrea Maori, archivista, ha svolto uno studio minuzioso sui rapporti delle prefetture che riguardavano anche i radicali.

Tutti i partiti della Prima Repubblica sono stati controllati minuziosamente dal Ministero dell’Interno. Lo ha detto alla “Voce” Andrea Maori, autore di “Attenta vigilanza. I Radicali nelle carte di Polizia (1953-1986)” (Stampa Alternativa).In questo libro, l’archivista ha svolto un minuzioso studio sui rapporti delle prefetture e delle questure sulle iniziative politiche dei radicali.



Andrea Maori, come è nata l’idea di questo libro sulla storia “spiata” del Partito radicale? “Questo libro nasce da una ricerca minuziosa negli archivi della polizia dal fascismo in poi. Mentre svolgevo questa ricerca mi sono imbattuto in serie archivistiche particolari come quella del Dipartimento della sicurezza e quella relativa al gabinetto del ministero dell’Interno. Per cui, ho trovato molto materiale sul Partito radicale tra il 1953 e il 1986, con relazioni particolarmente minute di questo ministero relative al Partito radicale, ai suoi congressi e alle iniziative locali. Visto che quel materiale aveva una sua continuità, ho assemblato questi documenti in un saggio. La caratteristica di questo materiale è che si parte dalla relazione dei congressi e delle iniziative politiche per arrivare alle conclusioni su quello che potrebbe accadere dal punto di vista dell’ordine pubblico e per evitare che vengano commessi alcuni reati”.