giovedì 18 febbraio 2021

La Provincia di Perugia impone il limite di 5 km/h per le biciclette. Un provvedimento irrazionale, sproporzionato e pericoloso

La Provincia di Perugia impone il limite di 5 km/h per le biciclette.

Un provvedimento irrazionale, sproporzionato e pericoloso.

Appello al presidente Luciano Bacchetta per l’immediata revoca.

 


Mentre la confinante provincia di Siena riconosce e accredita 83 percorsi ciclabili per quasi 5.000 km facendone importante volano per il turismo del settore, la Provincia di Perugia ha invaso circa 125 km di strade nell’area che va dal Trasimeno al Marscianese con cartelli che impongono il limite di 5 km/h per le biciclette con dicitura “a passo d’uomo” e di 10 km/h per i motocicli.

Per quanto possa essere rovinato il manto stradale, la Provincia, anziché provvedere al ripristino, adducendo la mancanza di fondi preferisce pensare di lavarsene le mani con questo tipo di provvedimento che non risponde a nessuna logica né a nessuna questione di sicurezza, ma tende solo a deresponsabilizzare l’Ente per eventuali richieste risarcitorie di danni dovuti a guasti o incidenti.

Viene infatti ignorata la Direttiva del Ministero che stabilisce che l’imposizione di un limite più basso del normale deve essere frutto di puntuali rilievi preventivi, indagini e valutazioni e deve spiegare quali sono gli obiettivi e come si pensa di conseguirli. Nel caso in questione c’è solo una generica ricognizione del manto stradale che non giustifica né un limite così basso né perché sia riservato solo a queste due categorie di veicoli senza nulla prevedere per gli altri. Basterebbero i consueti segnali di pericolo.

Inoltre non si capisce perché il limite investa l’intero tracciato delle nove strade provinciali oggetto del provvedimento. Emblematico il caso della S.P. 414 dove il limite opera per l’intera lunghezza di circa 24 km quando dai rapporti di vigilanza dell’Ufficio di Manutenzione emerge che ben 16 km, i 2/3, sono stati oggetto di recente bitumatura o godono comunque di buone condizioni. Un limite di 5 km/h potrebbe in ipotesi essere ammesso per brevissimi tratti critici quali la presenza di un solco longitudinale (“effetto rotaia”), uno smottamento sul lato stradale o altro, di certo non per chilometri e chilometri di strada extraurbana.

Ma soprattutto è un provvedimento estremamente pericoloso per i ciclisti che, se costretti a viaggiare a un’andatura così ridotta (ammesso che ci si riesca...), oltre che incappare nel comportamento sanzionato dal Codice della Strada di intralcio alla circolazione, vedono incrementare in modo esponenziale il rischio di essere tamponati da un veicolo che segue con effetti gravi. L’elevato differenziale di velocità tra vettura e bicicletta riduce infatti considerevolmente i tempi di reazione e di frenata per il veicolo che si trova improvvisamente davanti un ostacolo poco più che fermo (immaginare cosa potrebbe accadere percorrendo una curva) e aumenta la forza d’impatto di un eventuale urto. Non a caso il pedone (tale può essere considerato un ciclista che procede “a passo d’uomo”) è obbligato a circolare nel senso opposto a quello di marcia, proprio per meglio percepire ed evitare questo tipo di pericolo.

In pratica il ciclista viene messo difronte a dover scegliere il male minore tra rischiare una multa per eccesso di velocità o diventare carne da macello in balia del traffico stradale.

Chiediamo dunque al Presidente della Provincia Luciano Bacchetta l’immediata revoca dell’ordinanza che impone questi assurdi limiti di velocità.

Su un aspetto però possiamo congratularci con la Provincia di Perugia: sono dei grandi preveggenti!

I cartelli con questi limiti infatti sono stati acquistati e collocati sulle strade non solo prima che l’Ordinanza fosse emessa ma prima ancora che tale esigenza fosse emersa dai sopralluoghi dell’ufficio Manutenzione Strade. Complimenti!


Michele Guaitini - segretario Radicali Perugia

Andrea Maori - tesoriere Radicali Perugia

mercoledì 10 febbraio 2021

La Giunta Regionale è in grado di gestire la grave situazione sanitaria legata alla pandemia da Covid-19?

La Giunta Regionale è in grado di gestire la grave situazione sanitaria legata alla pandemia da Covid-19?

Sono ormai molteplici i punti critici ancora irrisolti nonostante i proclami e le promesse annunciate da quasi un anno dalla Presidente Tesei e dall’Assessore Coletto.

Mentre il resto d’Italia sta ragionando su riaperture sempre più ampie, gran parte della nostra Regione si trova in “zona rossa” senza che si possa intravedere una reale via d’uscita.

Pur comprendendo le difficoltà del momento e nella consapevolezza che forse nessuno può vantare di avere una soluzione in tasca immediatamente efficace, se certe criticità potevano essere preventivabili in un primo momento, ora non sono più tollerabili ed è lecito porsi la domanda se questa Giunta sia in grado di gestire l’emergenza oltre la navigazione a vista e l’incrociare le dita sperando nel calo dei contagi.

Chiediamo come prima cosa maggiore trasparenza nella comunicazione dei dati e di come vengono utilizzati per prendere certe decisioni. Perché chiudere le scuole di ogni ordine e grado (infanzia compresa, un unicum nazionale) se i dati forniti dalla stessa regione non evidenziano particolari picchi di contagio in quelle fasce d’età? Perché limitare la zona rossa solamente alla provincia di Perugia se i dati forniti raccontano di un rapporto tra positivi e numero di test effettuati analogo per entrambe le province? E con quale criterio ad esempio è zona rossa anche il comune di Lugnano in Teverina che ha zero contagi?

Come è possibile che nonostante da novembre, cioè dalla cosiddetta “seconda ondata”, la Regione Umbria abbia sempre adottato ordinanze più restrittive rispetto alle disposizioni nazionali, ci ritroviamo in questa situazione?

Abbiamo assistito nel corso dei mesi al trasferimento dei malati in altre regioni, all’ingaggio di “salvatori della patria” che in un battibaleno avrebbero dovuto risolvere ogni problema, ad un estenuante e sconfortante balletto su un ospedale da campo finanziato da Banca d’Italia fin da aprile, più volte “inaugurato” e non ancora pienamente operativo.