sabato 30 agosto 2014

Nuova legge elettorale regionale umbra: da tempo Radicaliperugia ha formalizzato la richiesta di audizione in Consiglio regionale per difendere il diritto delle minoranze

Dichiarazione di Andrea Maori e Michele Guaitini, rispettivamente segretario e tesoriere di radicaliperugia.org

Sono mesi che denunciamo il rischio che il procedimento elettorale per la presentazione delle liste alle prossime elezioni regionali avvenga attraverso la violazione dei più elementari diritti delle minoranze a seguito delle modifiche della legge elettorale.
La normativa europea parla chiaro: in particolare il Consiglio d’Europa denuncia come l’approvazione di una nuova legge elettorale regionale a ridosso (meno di un anno) della consultazione va contro il “Codice di buona condotta in materia elettorale”. La denuncia è precisa – ricordano Maori e Guaitini: la revisione ripetuta o a ridosso dello scrutinio può ingenerare anche solo il sospetto di una manipolazione in favore del partito al potere.
In Umbria si è già incappati nell’errore di approvare la legge elettorale attualmente in vigore a meno di 3 mesi dallo svolgimento delle elezioni regionali. E oggi, a distanza di 5 anni, si sta verificando la stessa situazione nonostante già nell’ottobre 2012 chiedemmo invano al Consiglio una particolare attenzione sui tempi dell’approvazione.
Per questo da più di un mese abbiamo formalizzato la richiesta di audizione alla commissione regionale competente per essere auditi e avanzare le nostre proposte, in particolare sul procedimento elettorale.

Apprezziamo la richiesta del Movimento 5 Stelle di rendere tutti gli incontri disponibili online ─ noi radicali da sempre registriamo tutto e mettiamo tutto in rete ─ ma riteniamo che i tavoli separati di discussione delle forze politiche ─ concludono Maori e Guaitini ─ sono l’antitesi dell’elaborazione di processi di formazione democratica delle leggi che debbono avvenire nelle sedi di rappresentanza con la più ampia partecipazione dei soggetti interessati.

mercoledì 20 agosto 2014

Fecondazione eterologa: dopo la sentenza della Corte costituzionale: l’Umbria segua la Toscana

Dichiarazione di Andrea Maori e Antonio Ventura di Radicaliperugia.org
Cliccando qui si può accedere all'intervista di Radio Radicale.
Il 9 Aprile 2014 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta, in seguito ai ricorsi presentati dai tribunali di Milano, Firenze e Catania.
Il presidente della Corte Costituzionale Tesauro ha dichiarato che non esiste vuoto normativo e quindi le coppie sterili hanno il diritto di poter accedere a questo servizio fin da subito dopo la sentenza;  in questo modo le numerose coppie italiane che chiedono l’accesso all’eterologa non saranno più costrette ad usufruirne all’estero. Di conseguenza un centro ospedaliero pubblico non può rifiutarsi di eseguire l’eterologa, non essendo più vietata. Lo stesso vale per gli ospedali umbri - hanno dichiarato Maori e Ventura: se un centro si rifiutasse di praticare l’ eterologa potrebbe esser portato in tribunale per interruzione di pubblico servizio.
L’unico aggiornamento a livello nazionale che si deve fare sono le nuove linee guida della legge 40, che sarebbero già dovute esser aggiornate 3 anni fa. In mancanza di queste la regione Toscana ha fatto bene nel deliberare a favore della fecondazione eterologa, sottolineando che non esiste vuoto normativo e che si può già praticare la fecondazione eterologa,in tutte le regione, compresa l’ Umbria.
Piuttosto che aspettare direttive nazionali e per rispetto verso i cittadini tutti, occorre sbloccare in fretta, a partire dal livello regionale, una vicenda che di fatto è stata decisa dalla storica sentenza della Corte Costituzionale.
Pertanto la nostra proposta per la Presidente Catiuscia Marini e la sua Giunta - concludono Maori e Ventura - è di seguire legislativamente ciò che sta facendo il Presidente Rossi in Toscana.

E’ una mossa doverosa nei confronti di quelle coppie che sono dovute andare all’estero, di quelle che stanno lottando per vie legali e di tutti i cittadini, che sono spaesati di fronte a tante incertezze istituzionali sul tema.  In questo modo si potrebbe aprire una strada per dare finalmente libero accesso a tutte le coppie richiedenti la fecondazione eterologa.

venerdì 1 agosto 2014

«Cultura, cambiare rotta ascoltando i bisogni» di Elisabetta Chiacchella,di Radicaliperugia.org


Elisabetta Chiacchella, la prima a sinistra nella foto
Il Messaggero - Umbria
ha pubblicato l'articolo di Elisabetta Chiacchella -  presentata come 
«docente universitaria e radicale transnazionale» -  che qui sotto riproduciamo. L'articolo si inserisce all'interno di un dibattito che si è sviluppato nella stampa locale umbra dopo il cambio della guardia alla guida di Perugia con l'elezione al ballottaggio del sindaco Andrea Romizi.

«Davvero vale la pena seguire il dibattito che Il Messaggero Umbria sta ospitando nelle sue pagine per mettere a fuoco il tracciato che occorrerebbe seguire da qui in avanti per dare alla nostra città una impostazione sostanzialmente diversa rispetto alle politiche culturali precedenti. Lorena Rosi Bonci ha accennato, fra le tante urgenze (turismo, spazi storici degradati o non visitabili nell’acropoli e così via) anche alla tematica dell’inclusione femminile a partire dal lessico degli amministratori, auspicando a breve un circolo dei lettori e delle lettrici a Perugia, cosa che mi ha fatto molto piacere: sarebbe il segno, se attuato, che altri provvedimenti del genere e di genere possano ricevere attenzione  da parte dell’assessore Teresa Severini.
Occorre infatti che le differenti anime della città, quelle delle cittadine e dei cittadini che risiedono lungo il Tevere oppure nelle periferie, come quelle della cittadinanza stabile o degli studenti che vivono nell’acropoli ─ oltre che  nei quartieri quasi dismessi del centro ─, trovino risposte adeguate al bisogno essenziale di attenzione verso la propria misura, rispettose del loro sentimento di essere parte significativa dello spirito della città, non confinati solamente nel proprio microcosmo (un esempio solo per intenderci: non possiamo dare il dialetto ai ponti per rafforzare le buone vecchie tradizioni, ché a loro piace così, magari riproponendo un macchiettismo tardo maschilista nelle poesie, facendo finta che lì non abitino tantissimi migranti e che l’inclusione non sia indolore... Per creare convivenza possibile, bisogna lavorarci culturalmente! Sia con gli italiani che con gli stranieri.)
Infatti come tutti ormai sanno, una città è l’incarnazione visibile e sensibile delle generazioni che vi hanno dimorato, vi dimorano, l’attraversano. I rapporti umani che si stabiliscono negli spazi pubblici, al chiuso e all’aperto, in mezzo alla straordinaria nonché significativa bellezza in cui ci muoviamo -spesso senza percepirla- dipendono in larga misura dalla visione che la classe politica, vale a dire le donne e gli uomini investiti del mandato dell’azione concreta per conto dei cittadini, porta alla luce e mette in essere.
Nella nostra città, quindi, la vocazione del luogo ha bisogno di essere ascoltata. Sostenere o finanziare progetti culturali senza avere una visione lungimirante della strada da imboccare non aiuta a uscire dall’inerzia. Anzi, rischia di far rimanere i rapporti umani - che si sviluppano all’ombra delle decisioni assunte a Palazzo dei Priori - fermi in una collocazione gerarchica, passatista e nostalgica: slegata fra le classi e i quartieri, una specie di pelle di serpente abbandonata.

Alla luce di tutto questo invitiamo chi ha la responsabilità del governo culturale della città ad ascoltare le voci che pubblicamente si stanno levando affinché Perugia si possa aprire a una consapevole discontinuità culturale nei prossimi anni, fino a diventare più inclusiva, laica (ne avremmo tanto bisogno, per non soffocare nel moderatismo o nel francescanesimo di maniera!), internazionalmente connessa, rispettosa dei rapporti fra i generi, alla ricerca di capacità che, pur esistendo, ancora non hanno trovato la strada per farsi ascoltare.»