giovedì 25 giugno 2020

Radicali italiani il 2 giugno partecipa al presidio di fronte ad AIFA per Aborto sicuro e contraccezione gratuita per tutti.


Dichiarazione di Alessandro Massari- Radicali Italiani e membro di radicaliperugia: In Umbria come in Toscana, e poi in tutta Italia si garantisca la somministrazione della RU 486

La giunta Tesei-Pillon ha ridotto con un colpo di spugna la possibilità pur minima di utilizzare una metodica alternativa alla pratica chirurgica. Si tratta di un passo indietro molto grave che renderà ancora più difficile la pratica dell’Interruzione volontaria di gravidanza perché costringerà le donne al solito iter burocratico umiliante tra obiettori di coscienza e difficoltà di ogni genere.
Per questo motivo, alle 10, Radicali Italiani a Perugia promuove il presidio “Nessun passo indietro sui diritti delle donne” di fronte al Consiglio regionale dell’Umbria per chiedere libero accesso all’IVG senza obbligo di ricovero, il potenziamento dei servizi pubblici per l’IVG al sicuro e per gli altri servizi di assistenza sui metodi contraccettivi.
L’Umbria prenda ad esempio quanto accaduto ieri in Toscana, Regione che ieri ha fatto una scelta politica ben precisa in questo senso: garantire la somministrazione della Ru486 in ambulatorio, senza alcun bisogno di ricovero

Radicali Italiani prosegue l’iniziativa politica per la legalizzazione effettiva della IVG, per questo motivo proseguiremo il 2 giugno partecipa al presidio Aborto sicuro e contraccezione gratuita per tutti.

Sarà l’ennesimo tentativo di sostegno al Ministro Speranza che ha ben presente la necessità di riformare gliatti amministrativi che oggi impediscono la piena libertà di autodeterminazione delle donne
Ci saremo perché Ministero della salute, aggiorni le linee di indirizzo, datate 2010. 
Ci saremo perché il Consiglio superiore di sanitàelimini l’obbligo di ricovero ospedaliero obbligatorio di tre giorni per la somministrazione dei farmaci
Ci saremo perchè  l’Agenzia italiana del farmaco, Aifa, garantisca la somministrazione per 9 settimane e non solo 7, come accade ora
Ci saremo perché tutte le regioni facilitino  la procedura come in Toscana e si evitino gli ostacoli, come sta accadendo in Umbria

mercoledì 24 giugno 2020

No al ricovero forzato. Libere di scegliere!


La giunta Tesei-Pillon ha abrogato la delibera della passata giunta regionale (DGR1417 del 4 dicembre 2018)  che prevedeva la metodica farmacologica per l’interruzione volontaria di gravidanza in regime domiciliare-assistenziale.  La giunta Tesei-Pillon ha ridotto con un colpo di spugna la possibilità pur minima di utilizzare una metodica alternativa alla pratica chirurgica. Si tratta di un passo indietro molto grave che renderà ancora più difficile la pratica dell’Interruzione volontaria di gravidanza perché costringerà le donne al solito iter burocratico umiliante tra obiettori di coscienza e difficoltà di ogni genere.
La SIGO (Società Italiana Ginecologi ed Ostetrici) ha affermato l’8 aprile 2020 che «si dichiara favorevole a una maggiore diffusione dell’aborto farmacologico, a tutela della salute e dei diritti delle donne, che rischiano di essere negati a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Un impiego maggiormente estensivo dell’aborto farmacologico, finora relegato ad un ruolo marginale, permetterebbe di decongestionare gli ospedali, alleggerire l’impegno degli anestesisti e l’occupazione delle sale operatorie.» 
La delibera della giunta Tesei-Pillon ha cancellato quindi il piccolo spiraglio che si era aperto nel 2018 con la citata - timidissima - delibera della precedente giunta Marini dopo 8 anni di silenzio sulle linee guida nazionali senza però adeguare i servizi pubblici lasciando ancora una volta le donne sole perché l’IVG medica in Umbria è ancora una corsa ad ostacoli. Infatti solo nel 2019 è stato ottenuto che almeno un ospedale nella provincia di Perugia (Pantalla e poi dopo il COVID ad Umbertide), e 2 nella provincia di Terni (Orvieto e Narni) mettessero in atto la procedura di IVG farmacologica lasciando fuori gli ospedali di Perugia e Terni. I consultori nella regione sono ridotti al lumicino e la contraccezione è tutta a pagamento mentre, con i soldi di 3 giorni di ricovero, si spende 5 volte di più che con il day hospital. Questa è la misera eredità della giunta Marini che la giunta Tesei/Pillon vuole ridimensionare sulla pelle delle donne.





Fotocopiato in proprio
23 giugno 2020
Radicaliperugia.org – Giovanni Nuvoli


martedì 23 giugno 2020

Radicaliperugia tra i promotori del presidio del 25 giugno «Nessun passo indietro sui diritti delle donne» di fronte al Consiglio regionale dell’Umbria



Subito il ritiro della delibera Tesei-Pillon e potenziamento dei servizi pubblici per l’IVG al sicuro e per gli altri servizi di assistenza sui metodi contraccettivi

La giunta Tesei-Pillon ha abrogato la delibera della passata giunta regionale (DGR1417 del 4 dicembre 2018) che prevedeva la metodica farmacologica per l’interruzione volontaria di gravidanza in regime domiciliare-assistenziale.  La giunta Tesei-Pillon ha ridotto con un colpo di spugna la possibilità pur minima di utilizzare una metodica alternativa alla pratica chirurgica. Si tratta di un passo indietro molto grave che renderà ancora più difficile la pratica dell’Interruzione volontaria di gravidanza perché costringerà le donne al solito iter burocratico umiliante tra obiettori di coscienza e difficoltà di ogni genere.
La delibera della giunta Tesei-Pillon ha cancellato il piccolo spiraglio che si era aperto nel 2018 con una timidissima delibera della precedente giunta Marini dopo 8 anni di silenzio sulle linee guida nazionali senza però adeguare i servizi pubblici  lasciando ancora una volta le donne sole. Perché l’IVG medica in Umbria è ancora una corsa ad ostacoli. Solo nel 2019 è stato ottenuto che almeno un ospedale nella provincia di Perugia (Pantalla e poi dopo il COVID ad Umbertide) e 2 nella provincia di Terni (Orvieto e Narni) che mettessero in atto la procedura di IVG farmacologica lasciando fuori Perugia e Terni. I consultori nella regione sono ridotti al lumicino e la contraccezione è tutta a pagamento mentre, con i soldi di 3 giorni di ricovero si spende 5 volte di più che con il day hospital. Questa è la misera eredità della giunta Marini che la giunta Tesei/Pillon vuole ridimensionare sulla pelle delle donne.

Per radicaliperugia.org

Annarita Fiorini Granieri
Andrea Maori



sabato 13 giugno 2020

Radicaliperugia su interruzione gravidanza Giunta Tesei. Appello ai parlamentari umbri

LA GIUNTA TESEI RIDUCE LA METODICA FARMACOLOGICA PER L’INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA IN COERENZA CON LE MISOGENE MISURE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITA’. UN APPELLO AI PARLAMENTARI UMBRI PER CAMBIARE LE LINEE GUIDA
La giunta Tesei ha abrogato la delibera della passata giunta regionale (DGR1417 del 4 dicembre 2018)  che prevedeva la metodica farmacologica per l’interruzione volontaria di gravidanza in regime domiciliare-assistenziale.  Coerente con una interpretazione restrittiva delle linee guida nazionale, la giunta Tesei a guida Pillon, ha ridotto con un colpo di spugna la possibilità pur minima di utilizzare una metodica alternativa alla pratica chirurgica.
Si tratta di un passo indietro molto grave che renderà ancora più difficile la pratica dell’Interruzione volontaria di gravidanza perché costringerà le donne al solito iter burocratico umiliante tra obiettori di coscienza e difficoltà di ogni genere.
I Radicali a Perugia , fin dagli anni Ottanta, hanno periodicamente organizzato iniziative per introdurre queste nuove metodiche, approfondendo la questione con convegni e iniziative politiche.
E’ ora di spostare l’attenzione verso le linee guida nazionali, che pur lasciando margine di autonomia alle Regioni, è comunque fortemente restrittiva perché costringe comunque la donna ad un’ospedalizzazione. Infatti il farmaco è stato introdotto in Italia con il limite di utilizzo delle 7 settimane e con l’assurda imposizione del ricovero ospedaliero dal momento della somministrazione del farmaco fino all’espulsione della gravidanza, cioè con un ricovero della durata di almeno 3 giorni.
Chiediamo a tutti i parlamentari umbri di farsi promotori di iniziative per la modifica e l’aggiornamento delle linee guida emanate dal Ministero della Salute.