sabato 3 dicembre 2011

"Aspettando materiali segreti" - Intervista di Lanfranco Palazzolo ad Andrea Maori, La Voce Repubblicana

Intervista di Lanfranco Palazzolo ad Andrea Maori, La Voce Repubblicana, 29 novembre 2011, pag. 2

<<Andrea Maori, archivista, ha svolto uno studio minuzioso sui rapporti delle prefetture che riguardavano anche i radicali.

Tutti i partiti della Prima Repubblica sono stati controllati minuziosamente dal Ministero dell’Interno. Lo ha detto alla “Voce” Andrea Maori, autore di “Attenta vigilanza. I Radicali nelle carte di Polizia (1953-1986)” (Stampa Alternativa).In questo libro, l’archivista ha svolto un minuzioso studio sui rapporti delle prefetture e delle questure sulle iniziative politiche dei radicali.



Andrea Maori, come è nata l’idea di questo libro sulla storia “spiata” del Partito radicale? “Questo libro nasce da una ricerca minuziosa negli archivi della polizia dal fascismo in poi. Mentre svolgevo questa ricerca mi sono imbattuto in serie archivistiche particolari come quella del Dipartimento della sicurezza e quella relativa al gabinetto del ministero dell’Interno. Per cui, ho trovato molto materiale sul Partito radicale tra il 1953 e il 1986, con relazioni particolarmente minute di questo ministero relative al Partito radicale, ai suoi congressi e alle iniziative locali. Visto che quel materiale aveva una sua continuità, ho assemblato questi documenti in un saggio. La caratteristica di questo materiale è che si parte dalla relazione dei congressi e delle iniziative politiche per arrivare alle conclusioni su quello che potrebbe accadere dal punto di vista dell’ordine pubblico e per evitare che vengano commessi alcuni reati”.Le forze di polizia svolgevano anche delle annotazioni di tipo politico sulle iniziative dei partiti?

“Sì. Le forze di polizia hanno svolto controlli su tutte le forze politiche italiane. Anche sulla sinistra Democristiana. Per quanto riguarda il Partito radicale il materiale che abbiamo trovato è piuttosto interessante. Tra le forze di polizia e questo partito c’è un rapporto fiduciario nel senso che non viene avvertita una pericolosità sociale dei radicali. Ecco perché la polizia non era preoccupata dei radicali come poteva esserlo per il Partito comunista italiano. Il lavoro della polizia è molto interessante perché ha permesso di ricostruire la storia del Partito radicale in periferia. Ricordo che il Partito radicale, in sede locale, non dispone di fonti archivistiche proprie. I controlli della polizia hanno permesso di riportare alla luce queste iniziative”.

Ci sono dei vuoti storici e documenti spariti sulla storia dei partiti?

“Sì, ci sono dei vuoti impressionanti. I senatori e deputati radicali hanno presentato un’interrogazione parlamentare sul mancato versamento delle carte di polizia dal ministero dell’Interno all’archivio di Stato. Si tratta di fonti archivistiche molto importanti anche per la trasparenza della cosa pubblica. E’ assurdo che il materiale relativo alla Divisione affari riservati del Viminale, che ha operato fino all’inizio degli anni ‘80, oppure quelli del Sifar, non siano stati versati all’Archivio centrale dello Stato”.

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