domenica 29 luglio 2007

L'altra campana è rotta

Domenico Delle Foglie, sull'editoriale di Avvenire del 28/7/2007, dal titolo "Media, quando vince la faziosità", lamenta la mancanza di contraddittorio del servizio pubblico radio televisivo citando due casi a suo giudizio "estemporanei e gratuiti";
La trasmissione "Italian Express" su Radio 1 dove Giulia Fossà, in riferimento alla morte di Giovanni Nuvoli, ha osato dichiarare:

«L'ex arbitro ammalato di sclerosi laterale amiotrofica, 53 anni, innamorato dello sport, era stato inchiodato cinque anni fa a letto dalla malattia che ha finito per ingoiarlo. Riusciva a comunicare attraverso apparecchi sofisticatissimi, con battiti di ciglia. La sua vita era attaccata ad un respiratore. Come già per Piergiorgio Welby si pone il problema costituzionale del cittadino malato terminale di non essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario. Una battaglia di cambiamento etico in salita. I due morti sollecitano una maggior presa di coscienza della società nell'attuazione del testamento biologico».

che se allo stato attuale delle cose ci sembra il minimo sindacale, per l'editorialista che punta il dito sulla fascia oraria di trasmissione "seguitissima",  valgono tre avemaria e due pater noster di penitenza.
Evidente che per Avvenire anche sostenere che il cielo a volte è azzurro (senza contraddittorio) è un "abuso di posizione dominante".

Colpevole anche la rubrica del tg3 "Primo Piano", che termina la puntata del 25/7/2007 con un intervento di Marco Cappato (anche se la trasmissione ha chiuso parlando del il libro "Perchè mi torturate?" di Baravaglio-Vidano-Moizzi, edizioni Tea) perchè "parole conclusive sono state generosamente regalate all'europarlamentare radicale Marco Cappato, l'esponente dei radicali che più di ogni altro si batte con l'Associazione Luca Coscioni in favore dell'eutanasia legale"

L'articolo prosegue con un "Ci aspettano tempi duri se, in piena estate, giornalisti e conduttori sono già all'opera per sostenere acriticamente il testamento biologico come strumento - l'abbiamo ascoltato con le nostre orecchie - «per limitare il dolore dei malati terminali». Ma questo non dovrebbe essere il compito delle cure palliative?".

Curioso parlare di tempi duri, quando in piena estate un uomo è costretto a lasciarsi morire d'inedia con un respiratore artificiale che per tre ore continua a pompare aria nei suoi polmoni sotto gli occhi dei suoi cari.
Interessante sentir parlare di contenzioso dal quotidiano della Cei, che non ci pare di ritrovare ogni sabato pomeriggio e domenica mattina, nella trasmissione su Rai 1, "A sua immagine", dove invece di vangelo abbiamo spesso ascoltato giudizi ed esortazioni su proposte di legge.
Stupefacente leggere "Grande confusione regna sotto il cielo del servizio pubblico", quando invece questo tipo notizie vengono dosate con il contagocce, spesso distorte e mai, dico mai, approfondite nei loro aspetti più incontendibili, appunto.

Curioso, interessante, stupefacente, troppi aggettivi per descrivere il silenzio sotto il quale la Cei vorrebbe seppellire le domande che  provengono in prima istanza dai cittadini, e che putroppono trovano sede solo nell'Associazione Luca Coscioni e nei Radicali Italiani.
Il vaticano non vuole una legge sul testamento biologico, l'abbiamo capito. Sostenendo che un provvedimento in tal senso potrebbe condurre a derive eutanasiche, meglio nulla, in fondo anche la sentenza di proscioglimento del dottor Mario Riccio, l'anestesista che ha aiutato Piero Welby, dimostra che una legge non serve, scrive Eugenia Roccella sul Il Giornale, che la "battaglia radicale o era perfettamente superflua, o tragicamente ambigua".

Confortatevi, Domenico, Eugenia e tutti gli altri pubblici sostenitori dell'accidia. Le cose stanno già così.
Per la maggior parte dei casi si muore in silenzio, nella camera di un ospedale o nelle stanze adibite delle abitazioni private, con qualche grammo di morfina in più, nella solitudine e nella disperazione, senza i clamori mediatici che tanto temete e senza il rischio di vedersi negato il funerale religioso.
A decidere se il paziente era stato informato o consenziente ci penseremo dopo, ma sempre in silenzio e sottovoce, nell'oscurità delle camere mortuarie, nel buio ignavo delle coscienze che vorreste contribuire a formare nella società.

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