lunedì 6 agosto 2007

Essere gay conviene (ma de che stamo a pparlà?)

di Roberto Mauri, dal blog mondaccio.co.nr

Cito dal blog del circolo La Pira di Perugia

“E’ proprio così, la cronaca degli ultimi giorni è inequivocabile: essere gay conviene. Conviene agli studenti scarsi a rischio bocciatura, e presidi e professori dovranno guardarsi bene dall’accusa di omofobia che aleggia su di loro, conviene agli immigrati clandestini che per non rischiare il rimpatrio non dovranno più fare lunghe file di fronte alle questure italiane, basterà loro una semplice iscrizione all’Arcigay, conviene ad amanti della fellatio compulsiva all’aperto, che se praticata da eterosessuali è un’infrazione del codice penale ma se fatta da due gay è un atto che va tutelato e protetto, poverini i carabinieri evidentemente non erano stati messi al corrente che due zozzoni (se gay) vanno trattati come i panda in via di estinzione(...)

Lo sanno tutti che essere gay conviene, e lo sanno meglio e prima di tutti i bravi ragazzi del circolo La Pira che dedicano una delle “categorie” del loro blog all’omosessualità. Sono bravi ragazzi, si impegnano, anche se con scarsi risultati. Hanno dell’omosessualità un’immagine idilliaca, da paradiso terrestre, da eterno regno della felicità bucolica. Beati loro che riescono a vivere in questo modo la propria omosessualità, peccato però che proiettino le proprie fortune anche sul prossimo, ottenendo un’immagine deforme del reale. Provo a spiegarmi.

Essere gay conviene agli studenti svogliati. Sarà, ma le scuole non sono esattamente il regno del trionfo dell’accettazione gay. La breve memoria che il nostro tempo ci impone ha forse permesso ai cari ragazzi del circolo La Pira di dimenticare che il 6 aprile scorso – vigilia della Pasqua del Signore 2007 – un ragazzo di Torino ha aperto la finestra della sua camera e invece di respirare l’aria fresca della sua inquinata città, ha preferito buttarsi di sotto. Quattro piani, un suono sordo e la morte di Matteo. Il sedicenne frequentava un liceo torinese dove i suoi ingenui – e ovviamente innocui – compagnucci gli davano del frocio. E dagli oggi e dagli domani, Matteo non ce l’ha fatta più. La preside è stata informata due volte dalla mamma di Matteo, il corpo docente sapeva per forza ma ben lungi dal temere di essere accusati di omofobia, quei professori hanno fatto spallucce e Matteo si è spalmato su un marciapiede.

Qualche settimana più tardi a un ragazzino che in classe dava del frocio ad un compagno, l’insegnante ha intimato di scrivere per cento volte nel quaderno: “sono un deficiente”. E come darle torto? Essere deficienti significa mancare di qualche cosa e a questo ragazzino certamente mancava il buon senso che dovrebbe spingerti a non insultare chi incontri sul tuo cammino. Quindi i ragazzi del circolo La Pira di Perugia saranno d’accordo con me che quel ragazzo era veramente deficiente. Però la famiglia si indigna e la professoressa passa un guaio. Conviene davvero essere gay nelle scuole?
Essere gay conviene agli immigrati clandestini. Ottenere lo status di rifugiato politico è infinitamente complesso. Chi scrive si è occupato della questione in prima persona due anni fa, ha accompagnato oltre sessanta immigrati a Roma all’appuntamento con la Commissione Centrale per il riconoscimento dello status di Rifugiato e sa bene che se non conosci la distanza fra il villaggio dal quale dici di provenire e un certo fiume o un confine, vieni rispedito a casa. Chi scrive, e anche i ragazzi del circolo La Pira, sa benissimo che farsi rispedire a casa dopo aver richiesto (ma non ottenuto) lo status di rifugiato è infinitamente pericoloso perché si rischia di essere considerati traditori da parte dello Stato, oppure da parte delle milizie irregolari a seconda del motivo per cui si è fuggiti. E la morte è dietro l’angolo. A maggior ragione è pericoloso tornare a casa - in Nigeria, in Ciad, in Sierra Leone, in Liberia, in Congo, a Cuba, in Albania e in molti altri paesi - dopo aver detto di essere gay. Perché sappiamo tutti che quasi tutti i paesi da cui provengono gli immigrati richiedenti asilo politico hanno un atteggiamento piuttosto violento verso l’omosessualità. In molti esiste ancora la pena di morte, in altri la detenzione, in tutti lo stigma sociale che diventa anche stigma familiare. Ai bravi ragazzi del circolo La Pira, campioni evangelici di amore e compartecipazione, auguro di rischiare la propria vita per un aspetto – quale che sia – della loro personalità. Che è poi quello che capita a chi alla Commissione Centrale per il riconoscimento dello status di Rifugiato dice di essere gay ottenendo in cambio un diniego sulla pratica. Un ragazzo senegalese ha ottenuto lo status? Un ragazzo albanese è stato riconosciuto rifugiato? Bene, sono due! Abbiamo un’idea di quante persone chiedano asilo al nostro paese?

Essere gay conviene agli amanti della fellatio compulsiva. Bisogna sapere ed ammettere che l’informazione è una cosa seria e che diffondere notizie false e tendenziose è nella migliore delle ipotesi un’azione sconcia perché violenta e ingiusta. Nei boschi d’Italia e dell’Umbria si appartano migliaia di coppiette, qualche volta eterosessuali, altre volte no. Tutti loro, se finiscono a fare sesso, commettono atti osceni in luogo pubblico, gesto che la legge punisce. Molti e molti signori in queste circostanze sono stati raggiunti dalle Forze dell’Ordine, condotti in caserma e identificati. Ovvio. Normale. Ed è capitato tanto agli amanti eterosessuali, quanto alle coppie gay. Se il bacio di Roma invece di essere un bacio fosse “fellatio” - come suggeriscono dal circolo La Pira – certamente i carabinieri avrebbero fatto bene ad intervenire. Non serve che a dirlo sia io e nemmeno serve che lo sostengano dal circolo La Pira! Peccato però che le sicurezze che ostentano dal circolo perugino non sono supportate da alcun dato oggettivo. Oggi, mentre scrivo, la denuncia dei carabinieri accorsi sul posto, non è ancora pubblica, pertanto non possiamo sapere se di un bacio, di un pompino o si sano sesso anale si trattava quella sera davanti al Colosseo. Ovvio che nel rapporto dei carabinieri non ci sarà scritto che si trattava solo di un bacio… ovvio! Ciò non toglie che oggi non lo sappiamo e che per gente per bene come i frequentatori del circolo La Pira la presunzione di innocenza dovrebbe essere un caposaldo del proprio pensare, quasi come un dogma di fede.

Conviene quindi essere gay? Sì, certo che conviene. Conviene a chi non vuole vivere una vita da frustrato. Conviene a chi si è liberato dal senso di colpa tutto cattolico che ci vuole tutti peccatori. Conviene a chi crede che la natura dell’uomo si declina unicamente nella natura di ogni singolo uomo, e che la propria non è eterosessuale. Conviene a chi guardandosi allo specchio non ha paura di sé. Conviene a chi crede che dio non ha altro interesse che amare le proprie creature. Ma forse quel dio non è lo stesso di chi frequenta il circolo La Pira. Alleluja!

Roberto Mauri

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