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Da sinistra: Anastasia, Materia, Solinas, Maori, Massarella, Khraisat, Nataloni |
Qui sotto appunti introduttivi di Andrea Maori che ha utilizzato per il suo intervento una sintesi della relazione dell'ex Garante dei detenuti della Regione Umbria, Prof. Carlo Fiorio.
«L'Associazione “Radicaliperugia.org - Giovanni
Nuvoli" per molti anni è stata impegnata per l’applicazione delle
leggi regionali istitutive del Garante delle persone sottoposte a misure
restrittive o limitative della libertà personale detto brevemente Garante dei
Detenuti.
Per noi, l’attuazione degli strumenti normativi previsti da queste leggi è stata innanzitutto una battaglia di civiltà giuridica per l’affermazione dello stato di Diritto che assicura la salvaguardia ed il rispetto dei diritti e delle libertà dell’Uomo.
È anche una battaglia politica per il rispetto della stessa dignità dell’Assemblea legislativa che emana leggi che a volte rimangono inattuate o vengono applicate in ritardo.
Presa d’atto che finalmente giovedì scorso si è avviata una discussione
nella commissione regionale competente sui nominativi da proporre
all’approvazione dell’Assemblea.
Il ritardo nell’approvazione della nomina del nuovo Garante sta creando un
vuoto di attività nella continuità delle iniziative avviate dal professor Fiorio
che inevitabilmente si sono interrotte a settembre.
In passato, come gruppo politico avevamo cercato di supplire con una serie
di iniziative pubbliche tra cui quella di un incontro pubblico con i candidati
dopo che la legge rimase inattuata per circa otto anni.
Pensiamo che anche questa volta possa essere utile e necessaria un’assemblea di confronto pubblico di conoscenza del mondo carcerario con i candidati Garante dei Detenuti della Regione Umbria.
Brevemente vorrei citare alcune attività del Garante
dei detenuti che danno il senso dell’importanza sull’istituzione di questa
figura così come tratti dalla relazione del professor Fiorio.
Da un lato:
1)
l’attività si è svolta con i colloqui
con i detenuti presso i quattro istituti penitenziari umbri, la corrispondenza
epistolare con i medesimi e i rapporti con le istituzioni territoriali
Dall’altro:
2)
Raccolta, sistematizzazione e
segnalazione dei dati ricevuti.
Importante è stato il rapporto con lo “sportello
Diritti” operativo presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di
Perugia e con il terzo settore rappresentato dal volontariato individuale ed
associato, dalle cooperative che - a
vario titolo – operano in ambito penitenziario. I volontari garantiscono
sostegno materiale e morale, con l’organizzazione di attività ricreative,
colloqui e centri di ascolto.
Interessante notare che la corrispondenza epistolare
rappresenta fonte di informazione privilegiata per l’attività del Garante. In
un anno all’ufficio del Garante sono pervenute 283 missive ed istanze
debitamente protocollate, in gran parte da Spoleto.
Corrispondenza in uscita che è servita a meglio
indirizzare le istanze dei detenuti.
Il Garante può visitare senza necessità di
autorizzazione gli istituti penitenziari.
Nel corso del suo primo anno di attività il Garante si
è avvalso di quattro collaboratori. Ha effettuato 31 visite presso gli istituti
umbri e sono stati effettuati 222 colloqui.
I colloqui sono stati essenziali per l’espletamento
della attività del Garante perché attraverso di essi si sono avute le
principali richieste o segnalazioni riguardo la condizione di vita all’interno
degli istituti e l’accesso ai benefici penitenziari.
Le conversazioni costituiscono quasi il fulcro dell’attività
del Garante.
Sui colloqui con i detenuti c’è stata una grossa polemica
anche pubblica che si è risolta con la nota ordinanza del Tribunale di
sorveglianza di Perugia che fa chiarezza sulle norme da applicare in merito
alla regolamentazione dei colloqui.
La questione è molto importante e vorrei spendere
alcune parole.
In poche parole la questione era nata in merito alla
gestione dei colloqui presso la casa circondariale di Spoleto con un detenuto.
Fino al 5 gennaio 2015 i colloqui si svolgevano presso la sala Biblioteca ed
avevano luogo con la dovuta riservatezza e il rispetto della privacy
sull’argomento trattato.
Da quella data in poi ci fu una ristrettezza, per cui
il Garante doveva essere itinerante all’interno della sezione e non più in
biblioteca. Al colloquio erano sempre presente il vicecomandante e l’ispettore
di sezione. Al garante non era consentito prendere appunti. Infine erano del
tutto venute a mancare privacy e riservatezza inizialmente sussistenti.
Il detenuto chiese al magistrato di sorveglianza di
disapplicare la circolare che aveva cambiato lo svolgimento dei colloqui con il
garante.
L’ordinanza del Tribunale di sorveglianza riafferma il
principio secondo il quale il Garante non puo’ essere considerato come un
visitatore esterno qualsiasi e chiarisce, in base alla normativa vigente come
si devono svolgere i colloqui riaffermando il principio che la conversazione
deve vertere sulle condizioni di vita del detenuto, sulla conformità del
trattamento ad umanità, sul rispetto della dignità della persona, senza alcun
riferimento al processo o ai processi in corso.
Il Tribunale di sorveglianza quindi annullando
l’ordinanza del magistrato di sorveglianza di Spoleto, disapplica la circolare
n. 3651/6101 del 7 novembre 2013, disapplica l’ordine di servizio n. 7 del 16
giugno 2014 della direzione della Casa di reclusione di Spoleto e infine
prevede che i colloqui tra il detenuto ricorrente e il Garante siano
disciplinati dall’art. 41 bis dell’Ordinamento penitenziario con richiesta alla
Autorità Giudiziaria competente di autorizzare se del caso il controllo
auditivo e la registrazione.
I colloqui e la corrispondenza, quindi, come nucleo
dell’attività del Garante. Va detto che nella sua relazione, il Garante riporta
che i detenuti lamentano generalmente lo stato delle camere di pernottamento (ridotte
dimensioni e bassa temperatura), la scarsa qualità del cibo, la mancanza di
attività trattamentale e viene denunciato l’uso eccessivo del potere
disciplinare.
Tutta questa attività ci fa venire in mente quanto sia
stato ridicolo il dibattito svolto da alcuni consiglieri regionali nella
passata legislatura che sostenevano l’inutilità della figura del Garante,
pensando addirittura che loro stessi potevano sostituirlo semplicemente facendo
riferimento alla possibilità che la legge assegna ai consiglieri regionali e ai
parlamentari nazionali ed europei di visita ispettiva.
Infine uno sguardo alla situazione generale:
Sempre di più si parla di un superamento
dell’emergenza sovraffollamento che sarebbe “del tutto superata”. Anche l’ANSA
il 10 febbraio scorso ha rilanciato questa notizia a proposito di recenti
dichiarazioni del DAP.
Secondo una elaborazione effettuata da Rita
Bernardini ci sono 20 istituti
penitenziari che hanno un sovraffollamento fra il 150% e il 192%; e
altri 30 fra il 130% e il 150%. E questo, solo per parlare di sovraffollamento.
C’è da prendere in considerazione anche i risarcimenti che decine di
migliaia di detenuti avrebbero dovuto ottenere in base alla sentenza
Torreggiani e che solo in 126 hanno ottenuto.
Scrive Bernardini «O i detenuti che sono privati delle cure sanitarie
necessarie? O quelli che vivono lontani dalla famiglia e che non vedono più
figli o mogli o mariti o genitori? O i detenuti ai quali non viene data la
possibilità di lavorare e/o di studiare?
O vogliamo invece parlare di quelli che l'educatore, o lo psicologo o il
magistrato di sorveglianza non lo vedono manco in fotografia? Si tratta
(purtroppo) solo di alcune delle violazioni di legge».
Ecco, credo che l’assemblea di oggi possa anche
partire da questi dati nazionali per aprire una discussione sulla situazione
umbra.
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