martedì 16 febbraio 2016

Foto, audio e appunti dall''Assemblea con i candidati Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personali della Regione dell'Umbria

Da sinistra: Anastasia, Materia, Solinas, Maori, Massarella, Khraisat, Nataloni
Cliccando qui si può accedere alla registrazione di Radio Radicale.
Qui sotto appunti introduttivi di Andrea Maori che ha utilizzato per il suo intervento una sintesi della relazione dell'ex Garante dei detenuti della Regione Umbria, Prof. Carlo Fiorio.

 «L'Associazione “Radicaliperugia.org - Giovanni Nuvoli" per molti anni è stata impegnata per l’applicazione delle leggi regionali istitutive del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale detto brevemente Garante dei Detenuti.

Per noi, l’attuazione degli strumenti normativi previsti da queste leggi è stata innanzitutto una battaglia di civiltà giuridica per l’affermazione dello stato di Diritto che assicura la salvaguardia ed il rispetto dei diritti e delle libertà dell’Uomo.


È anche una battaglia politica per il rispetto della stessa dignità dell’Assemblea legislativa che emana leggi che a volte rimangono inattuate o vengono applicate in ritardo.


Presa d’atto che finalmente giovedì scorso si è avviata una discussione nella commissione regionale competente sui nominativi da proporre all’approvazione dell’Assemblea.

Il ritardo nell’approvazione della nomina del nuovo Garante sta creando un vuoto di attività nella continuità delle iniziative avviate dal professor Fiorio che inevitabilmente si sono interrotte a settembre.

In passato, come gruppo politico avevamo cercato di supplire con una serie di iniziative pubbliche tra cui quella di un incontro pubblico con i candidati dopo che la legge rimase inattuata per circa otto anni.

Pensiamo che anche questa volta possa essere utile e necessaria un’assemblea di confronto pubblico di conoscenza del mondo carcerario con i candidati Garante dei Detenuti della Regione Umbria.

Brevemente vorrei citare alcune attività del Garante dei detenuti che danno il senso dell’importanza sull’istituzione di questa figura così come tratti dalla relazione del professor Fiorio.
Da un lato:
1)    l’attività si è svolta con i colloqui con i detenuti presso i quattro istituti penitenziari umbri, la corrispondenza epistolare con i medesimi e i rapporti con le istituzioni territoriali
Dall’altro:
2)    Raccolta, sistematizzazione e segnalazione dei dati ricevuti.
Importante è stato il rapporto con lo “sportello Diritti” operativo presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia e con il terzo settore rappresentato dal volontariato individuale ed associato, dalle cooperative che  - a vario titolo – operano in ambito penitenziario. I volontari garantiscono sostegno materiale e morale, con l’organizzazione di attività ricreative, colloqui e centri di ascolto.

Interessante notare che la corrispondenza epistolare rappresenta fonte di informazione privilegiata per l’attività del Garante. In un anno all’ufficio del Garante sono pervenute 283 missive ed istanze debitamente protocollate, in gran parte da Spoleto.
Corrispondenza in uscita che è servita a meglio indirizzare le istanze dei detenuti.
Il Garante può visitare senza necessità di autorizzazione gli istituti penitenziari.
Nel corso del suo primo anno di attività il Garante si è avvalso di quattro collaboratori. Ha effettuato 31 visite presso gli istituti umbri e sono stati effettuati 222 colloqui.
I colloqui sono stati essenziali per l’espletamento della attività del Garante perché attraverso di essi si sono avute le principali richieste o segnalazioni riguardo la condizione di vita all’interno degli istituti e l’accesso ai benefici penitenziari.
Le conversazioni costituiscono quasi il fulcro dell’attività del Garante.
Sui colloqui con i detenuti c’è stata una grossa polemica anche pubblica che si è risolta con la nota ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Perugia che fa chiarezza sulle norme da applicare in merito alla regolamentazione dei colloqui.
La questione è molto importante e vorrei spendere alcune parole.
In poche parole la questione era nata in merito alla gestione dei colloqui presso la casa circondariale di Spoleto con un detenuto. Fino al 5 gennaio 2015 i colloqui si svolgevano presso la sala Biblioteca ed avevano luogo con la dovuta riservatezza e il rispetto della privacy sull’argomento trattato.
Da quella data in poi ci fu una ristrettezza, per cui il Garante doveva essere itinerante all’interno della sezione e non più in biblioteca. Al colloquio erano sempre presente il vicecomandante e l’ispettore di sezione. Al garante non era consentito prendere appunti. Infine erano del tutto venute a mancare privacy e riservatezza inizialmente sussistenti.
Il detenuto chiese al magistrato di sorveglianza di disapplicare la circolare che aveva cambiato lo svolgimento dei colloqui con il garante.
L’ordinanza del Tribunale di sorveglianza riafferma il principio secondo il quale il Garante non puo’ essere considerato come un visitatore esterno qualsiasi e chiarisce, in base alla normativa vigente come si devono svolgere i colloqui riaffermando il principio che la conversazione deve vertere sulle condizioni di vita del detenuto, sulla conformità del trattamento ad umanità, sul rispetto della dignità della persona, senza alcun riferimento al processo o ai processi in corso.
Il Tribunale di sorveglianza quindi annullando l’ordinanza del magistrato di sorveglianza di Spoleto, disapplica la circolare n. 3651/6101 del 7 novembre 2013, disapplica l’ordine di servizio n. 7 del 16 giugno 2014 della direzione della Casa di reclusione di Spoleto e infine prevede che i colloqui tra il detenuto ricorrente e il Garante siano disciplinati dall’art. 41 bis dell’Ordinamento penitenziario con richiesta alla Autorità Giudiziaria competente di autorizzare se del caso il controllo auditivo e la registrazione.
I colloqui e la corrispondenza, quindi, come nucleo dell’attività del Garante. Va detto che nella sua relazione, il Garante riporta che i detenuti lamentano generalmente lo stato delle camere di pernottamento (ridotte dimensioni e bassa temperatura), la scarsa qualità del cibo, la mancanza di attività trattamentale e viene denunciato l’uso eccessivo del potere disciplinare.
Tutta questa attività ci fa venire in mente quanto sia stato ridicolo il dibattito svolto da alcuni consiglieri regionali nella passata legislatura che sostenevano l’inutilità della figura del Garante, pensando addirittura che loro stessi potevano sostituirlo semplicemente facendo riferimento alla possibilità che la legge assegna ai consiglieri regionali e ai parlamentari nazionali ed europei di visita ispettiva.
Infine uno sguardo alla situazione  generale:
Sempre di più si parla di un superamento dell’emergenza sovraffollamento che sarebbe “del tutto superata”. Anche l’ANSA il 10 febbraio scorso ha rilanciato questa notizia a proposito di recenti dichiarazioni del DAP.
Secondo una elaborazione effettuata da Rita Bernardini ci sono 20 istituti penitenziari che hanno un sovraffollamento fra il 150% e il 192%; e altri 30 fra il 130% e il 150%. E questo, solo per parlare di sovraffollamento.
C’è da prendere in considerazione anche i risarcimenti che decine di migliaia di detenuti avrebbero dovuto ottenere in base alla sentenza Torreggiani e che solo in 126 hanno ottenuto.
Scrive Bernardini «O i detenuti che sono privati delle cure sanitarie necessarie? O quelli che vivono lontani dalla famiglia e che non vedono più figli o mogli o mariti o genitori? O i detenuti ai quali non viene data la possibilità di lavorare e/o di studiare?
O vogliamo invece parlare di quelli che l'educatore, o lo psicologo o il magistrato di sorveglianza non lo vedono manco in fotografia? Si tratta (purtroppo) solo di alcune delle violazioni di legge».
Ecco, credo che l’assemblea di oggi possa anche partire da questi dati nazionali per aprire una discussione sulla situazione umbra.

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