Andrea Maori durante l'intervento |
Qui sotto l'intervento letto durante la cerimonia di apertura dell'anno giudiziario 2016 presso la Corte d'Appello di Perugia. Al termine, il Presidente Giancarlo Massei ha voluto rispondere alle considerazioni illustrate punto per punto. In particolare ha sottolineato che il Presidente della Repubblica Mattarella è particolarmente sensibile alle tematiche della giustizia e che le riforme realizzate finora hanno creato ampie modifiche positive nel mondo carcerario. Nelle prossime ore l'audio dei due interventi.
Intervengo in
rappresentanza del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e di
Radicali Italiani, come altri attivisti in tutte le Corti di Appello, secondo
una consuetudine radicale.
Intendiamo, ancora una
volta, porre l’accento sul rispetto, da parte della Repubblica Italiana, di due
principi consacrati nella Convenzione europea per i diritti dell’ uomo.
Alludiamo per un verso all’
art. 3 della Convenzione, che proibendo l’ inflizione della tortura, e di pene
o trattamenti inumani o degradanti, risultava e risulta violato dalle condizioni
di degrado vissute dalla stragrande maggioranza dei detenuti ristretti nelle
carceri italiane; per altro verso all’ art. 6 della Convenzione, che nella
previsione del diritto ad un processo che si svolga in tempi ragionevoli, risultava
e risulta violato dalla sistematica mancanza di rispetto degli standard
temporali individuati in sede europea come congrui per lo svolgimento dei tre gradi
possibili di giudizio.
Di fronte all’ enorme mole
di condanne inflitte a riguardo all’ Italia, il Presidente emerito della
Repubblica Giorgio Napolitano, nel messaggio al Parlamento dell’ 8 Ottobre 2013
si esprimeva nei seguenti termini: “l'Italia
viene […] a porsi in una condizione […]
umiliante sul piano internazionale per le tantissime violazioni di quel divieto
di trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti che la
Convenzione europea colloca accanto allo stesso diritto alla vita. E tale
violazione dei diritti umani va ad aggiungersi, nella sua estrema gravità, a
quelle, anche esse numerose, concernenti la durata non ragionevole dei
processi”.
Una tale situazione si è
potuta produrre solo attraverso l’ azione “associata” dei tre poteri dello
Stato. L’inefficienza del potere esecutivo sul terreno dell’organizzazione
civile della vita in carcere e dell’ implementazione di un sistema efficiente
di gestione dei Tribunali ha dovuto trovare la necessaria complicità di un
legislatore incapace di approntare strumenti correttivi di natura preventiva e
riparatoria, e l’avallo decisivo della Magistratura. Non è possibile negare
come quest’ ultima sia stata da un lato corresponsabile su entrambi i fronti
attraverso l’ inefficace sorveglianza sulle condizioni carcerarie e l’ inefficienza
nella conduzione rapida dei processi, dall’ altro lato sostanzialmente indisponibile a sancire adeguati
risarcimenti per i danni prodotti ai cittadini.
Dunque i ceti dirigenti
italiani a vario titolo coinvolti nell’ amministrazione della giustizia non soltanto manifestano un’incapacità
culturale di cogliere l’ importanza della tutela dei diritti umani, ma rivelano
altresì una pervicace resistenza a rispettare le regole dello Stato di Diritto.
Nel 2015 il copione è lo
stesso: da un lato la legge di stabilità per il 2016 pone ostacoli alle azioni
risarcitorie per la durata dei processi: stabilendo nuove condizioni di
procedibilità, nuovi casi di irrisarcibilità del danno, abbattimenti ulteriori
del quantum risarcitorio medio previsto
per ogni anno di ritardo…
Per altro verso, circa le
“riparazioni” previste dall’ art. 35 ter dell’ ordinamento penitenziario in
favore dei detenuti vittime di trattamenti inumani, la sventagliata di rigetti
e declaratorie di inammissibilità, sul versante civile come su quello penale,
confermano come quella stessa Magistratura italiana ha mostrato lo stesso
profilo al cospetto di decisioni che avrebbero dovuto essere scritte sotto la
dettatura della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’ uomo, e
che invece non hanno mai visto la luce.
Dunque a fronte di un
“problema giustizia” che sul piano civile produce giganteschi danni erariali
che abbiamo denunciato alla Corte dei Conti (750 milioni di euro annui stimati
per i risarcimenti, con un incremento di 8 milioni di euro al mese), sul piano
penitenziario decine di “morti per pena” all’ anno con la piaga dei suicidi
dovuti ad illegali condizioni carcerarie… si continua con controriforme tese ad
aggirare i problemi piuttosto che mettere mano ad interventi strutturali in
grado di risolverli: a partire da quei provvedimenti di amnistia ed indulto
invocati dallo stesso Presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.
E mentre si “consuma” l’
ennesimo delitto italiano, il Presidente Mattarella non trova il modo di
menzionare i problemi della giustizia nel suo discorso di fine anno.
Dopo
trent’anni di violazioni, con il leader radicale Marco Pannella impegnato anche
questa volta in prima persona, chiediamo alle massime autorità istituzionali
italiane di riconoscere le profonde ferite inferte allo Stato di diritto costituite
dall’amministrazione ritardata della giustizia e dalla violazione dei diritti
umani universalmente riconosciuti, e l’impegno forte, efficace, calendarizzato
per il rientro rapido nella legalità costituzionale italiana ed europea.
Grazie
per l’attenzione
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