giovedì 24 settembre 2015

Perugia: scomode verità


A Perugia è un continuo fiorire di comitati di cittadini che con esposti, appelli, petizioni, denunciano lo stato di degrado o di insicurezza esistenti praticamente in tutti i quartieri della Città.

Di fronte al moltiplicarsi delle denunzie dei cittadini, alla loro richiesta di interventi risolutivi, gran parte della classe politica perugina, si preoccupa, più che di dare risposte credibili, di coltivare il proprio consenso, agendo semplicemente da megafono dei comitati, strumentalizzando quanto da loro richiesto, prospettando soluzioni demagogiche, quasi tutte di tipo securitario.

La politica sembra, così, avere abdicato al proprio ruolo, che dovrebbe essere quello di interloquire con i cittadini a partire da elementi fattuali, anche quando questi risultassero scomodi.

Occorrerebbe innanzitutto un po’ di umiltà, ricordando ai cittadini che la politica, anche la migliore politica, non potrà risolvere tutti i problemi posti: alcuni sì, alcuni in solo in parte, alcuni subito, altri dopo un congruo periodo di tempo, altri mai.

I problemi della Città vengono da lontano, in primo luogo da un piano regolatore sbagliato, dalle troppe varianti urbanistiche, dalla bulimia edilizia che, se ha garantito per qualche decennio sviluppo e benessere, ha comportato un rilevantissimo consumo di suolo di pregio, la crescita abnorme dell’edificato e ha lasciato, come ingombrante eredità, migliaia di immobili invenduti, migliaia di appartamenti sfitti, distese di capannoni vuoti.

Le famiglie, le attività economiche, data la grande disponibilità di nuovi immobili, si sono spostate verso le migliori condizioni offerte dai quartieri e dalle zone periferiche, con la conseguente desertificazione di zone centrali e semi periferiche di Perugia.

Le statistiche ci dicono che circa l'80% degli italiani è proprietario della casa in cui vive, che il mercato immobiliare, malgrado i prezzi in picchiata, nella nostra città è fermo. Chi li dovrebbe acquistare le migliaia di appartamenti vuoti, in presenza per di più di una popolazione cittadina stabile, anzi in leggera diminuzione, e sempre più anziana? Chi li dovrebbe affittare, con una popolazione studentesca universitaria fortemente ridotta, anche se in lieve ripresa?

A Perugia e dintorni sono stati aperti numerosi ipermercati, alcuni anche di recente, dotati di ampi parcheggi gratuiti e ciò, se da un lato ha rappresentato un vantaggio per i consumatori, dall’altro ha portato, come conseguenza negativa, alla chiusura dei negozi tradizionali. Dovremmo essere tutti coscienti del fatto che la regola prima dell’economia di mercato é fare profitto, e che il profitto una attività commerciale lo realizza se c’è domanda adeguata. Le pur giuste iniziative in materia di sicurezza non saranno di per sé sufficienti per convincere commercianti, artigiani ad intraprendere nuove attività o conservare quelle esistenti in zone nelle quali non ci sono prospettive di ritorno economico. La zona dell’Ottagono a Fontivegge, ne è un esempio.

Su altre questioni specifiche.
Sicurezza. La politica dovrebbe dire ai cittadini che le istituzioni devono agire in base alle legge, che alcune delle loro richieste non possono essere accolte, perché le soluzioni da loro prospettate confliggono con diritti individuali incomprimibili, tutelati dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali cui l’Italia ha aderito.
Il malfunzionamento della giustizia e dell’apparato amministrativo rendono spesso impossibile prendere provvedimenti risolutivi in tempi ragionevoli. Non basteranno gli interventi legislativi per risolvere rapidamente problemi che afferiscono a profonde inefficienze del sistema, a comportamenti collettivi e individuali inadeguati, vuoi per ragioni di tipo culturale, vuoi per ragioni di tipo corporativo.
Da più parti, demagoghi e populisti di ogni sorta, continuano a proclamare la necessità che contro il crimine (sopratutto quello piccolo...) si adotti la strategia della "tolleranza zero", con richieste di "pene esemplari”. Peccato che si dimentichino di dire che in Italia oltre il 70% delle denunzie di reato vanno in prescrizione nella fase delle indagini preliminari, cioè prima del processo di primo grado.

Droga. Lo spaccio di stupefacenti muove somme di denaro enormi, quel denaro finisce non solo nelle tasche dei pusher, ma consente alla criminalità organizzata di infiltrarsi nell'economia legale, attraverso acquisti di complessi immobiliari, di attività commerciali, come documentato da più inchieste, sopratutto in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando. Se non si mutano le leggi in materia, in primis depenalizzando l’uso della cannabis e dei suoi derivati, e se non si adotta la strategia della riduzione del danno per le droghe pesanti, non se ne verrà mai fuori. Con la sola repressione il fenomeno in città può essere contenuto, ma non risolto.

Prostituzione. La prostituzione di per sé non è reato, lo sono lo sfruttamento, l’adescamento, il favoreggiamento. Finché ci saranno clienti la prostituzione ci sarà. Se si vuole togliere la prostituzione dalle strade occorre renderla possibile in luoghi chiusi, autogestiti dalle prostitute stesse, senza papponi, senza mafie, ma per far questo occorre modificare la legislazione nazionale.

Paura degli immigrati. A Perugia risiedono (iscritti all'anagrafe) circa 21.000 stranieri, su una popolazione totale di circa 166.000 abitanti, provenienti da quasi 130 Paesi. Dati non recentissimi (2009) ci dicono che ci sono oltre 9.000 famiglie con un capofamiglia straniero, i minorenni superano le 4.000 unità, i nati in Italia i 2.600.
Sono persone che con la loro presenza e attività, contribuiscono al gettito fiscale e previdenziale, con i loro consumi sostengono il commercio; le imprese e le attività commerciali gestite da immigrati sono una realtà crescente. I loro figli rendono possibile la sopravvivenza di molte classi scolastiche e quindi il lavoro degli insegnanti italiani.
E' del tutto inutile, anzi controproducente alimentare la paura, invocare soluzioni xenofobe; servirebbero piuttosto politiche di integrazione adeguate, lungimiranti, che consentano il proficuo inserimento dei cittadini stranieri nel nostro tessuto sociale, favorendo la rapida acquisizione dei principi costituzionali che stanno alla base del nostro vivere civile.

Bisognerebbe in sostanza che la politica, la buona politica, si misurasse con la complessità, che si ricordasse che non esistono soluzioni semplici, o peggio semplicistiche, quali quelle propugnate dai populisti.
Il populismo purtroppo sembra essere il “core business” della nostra politica, dimentica del fatto che il consenso così facilmente acquisito con altrettanta facilità si perde. Si sono indotti i cittadini a credere a promesse che non potevano essere mantenute e la crescente disaffezione verso la politica ne è stato il risultato. Sarebbe ora, anche a Perugia, di cambiare strada.



Mario Albi - radicaliperugia.org

Nessun commento:

Posta un commento