A Perugia è un continuo fiorire di comitati di cittadini che con esposti, appelli, petizioni, denunciano lo stato di degrado o di insicurezza esistenti praticamente in tutti i quartieri della Città.
Di fronte al moltiplicarsi delle denunzie dei
cittadini, alla loro richiesta di interventi risolutivi, gran parte della
classe politica perugina, si preoccupa, più che di dare risposte credibili, di
coltivare il proprio consenso, agendo semplicemente da megafono dei comitati,
strumentalizzando quanto da loro richiesto, prospettando soluzioni demagogiche,
quasi tutte di tipo securitario.
La politica sembra, così, avere abdicato al
proprio ruolo, che dovrebbe essere quello di interloquire con i cittadini a
partire da elementi fattuali, anche quando questi risultassero scomodi.
Occorrerebbe innanzitutto un po’ di umiltà,
ricordando ai cittadini che la politica, anche la migliore politica, non potrà
risolvere tutti i problemi posti: alcuni sì, alcuni in solo in parte, alcuni
subito, altri dopo un congruo periodo di tempo, altri mai.
I problemi della Città vengono da lontano, in
primo luogo da un piano regolatore sbagliato, dalle troppe varianti
urbanistiche, dalla bulimia edilizia che, se ha garantito per qualche decennio
sviluppo e benessere, ha comportato un rilevantissimo consumo di suolo di
pregio, la crescita abnorme dell’edificato e ha lasciato, come ingombrante
eredità, migliaia di immobili invenduti, migliaia di appartamenti sfitti,
distese di capannoni vuoti.
Le famiglie, le attività economiche, data la
grande disponibilità di nuovi immobili, si sono spostate verso le migliori
condizioni offerte dai quartieri e dalle zone periferiche, con la conseguente
desertificazione di zone centrali e semi periferiche di Perugia.
Le statistiche ci dicono che circa l'80% degli
italiani è proprietario della casa in cui vive, che il mercato immobiliare,
malgrado i prezzi in picchiata, nella nostra città è fermo. Chi li dovrebbe
acquistare le migliaia di appartamenti vuoti, in presenza per di più di una popolazione
cittadina stabile, anzi in leggera diminuzione, e sempre più anziana? Chi li
dovrebbe affittare, con una popolazione studentesca universitaria fortemente
ridotta, anche se in lieve ripresa?
A Perugia e dintorni sono stati aperti numerosi
ipermercati, alcuni anche di recente, dotati di ampi parcheggi gratuiti e ciò,
se da un lato ha rappresentato un vantaggio per i consumatori, dall’altro ha
portato, come conseguenza negativa, alla chiusura dei negozi tradizionali.
Dovremmo essere tutti coscienti del fatto che la regola prima dell’economia di
mercato é fare profitto, e che il profitto una attività commerciale lo realizza
se c’è domanda adeguata. Le pur giuste iniziative in materia di sicurezza non
saranno di per sé sufficienti per convincere commercianti, artigiani ad
intraprendere nuove attività o conservare quelle esistenti in zone nelle quali
non ci sono prospettive di ritorno economico. La zona dell’Ottagono a
Fontivegge, ne è un esempio.
Su altre questioni specifiche.
Sicurezza. La politica dovrebbe dire ai cittadini
che le istituzioni devono agire in base alle legge, che alcune delle loro
richieste non possono essere accolte, perché le soluzioni da loro prospettate
confliggono con diritti individuali incomprimibili, tutelati dalla Costituzione
e dalle convenzioni internazionali cui l’Italia ha aderito.
Il malfunzionamento della giustizia e
dell’apparato amministrativo rendono spesso impossibile prendere provvedimenti
risolutivi in tempi ragionevoli. Non basteranno gli interventi legislativi per
risolvere rapidamente problemi che afferiscono a profonde inefficienze del
sistema, a comportamenti collettivi e individuali inadeguati, vuoi per ragioni
di tipo culturale, vuoi per ragioni di tipo corporativo.
Da più parti, demagoghi e populisti di ogni
sorta, continuano a proclamare la necessità che contro il crimine (sopratutto
quello piccolo...) si adotti la strategia della "tolleranza zero",
con richieste di "pene esemplari”. Peccato che si dimentichino di dire che
in Italia oltre il 70% delle denunzie di reato vanno in prescrizione nella fase
delle indagini preliminari, cioè prima del processo di primo grado.
Droga. Lo spaccio di stupefacenti muove somme di
denaro enormi, quel denaro finisce non solo nelle tasche dei pusher, ma
consente alla criminalità organizzata di infiltrarsi nell'economia legale,
attraverso acquisti di complessi immobiliari, di attività commerciali, come
documentato da più inchieste, sopratutto in un periodo di crisi come quello che
stiamo attraversando. Se non si mutano le leggi in materia, in primis
depenalizzando l’uso della cannabis e dei suoi derivati, e se non si adotta la
strategia della riduzione del danno per le droghe pesanti, non se ne verrà mai
fuori. Con la sola repressione il fenomeno in città può essere contenuto, ma
non risolto.
Prostituzione. La prostituzione di per sé non è
reato, lo sono lo sfruttamento, l’adescamento, il favoreggiamento. Finché ci
saranno clienti la prostituzione ci sarà. Se si vuole togliere la prostituzione
dalle strade occorre renderla possibile in luoghi chiusi, autogestiti dalle
prostitute stesse, senza papponi, senza mafie, ma per far questo occorre
modificare la legislazione nazionale.
Paura degli immigrati. A Perugia risiedono
(iscritti all'anagrafe) circa 21.000 stranieri, su una popolazione totale di
circa 166.000 abitanti, provenienti da quasi 130 Paesi. Dati non recentissimi
(2009) ci dicono che ci sono oltre 9.000 famiglie con un capofamiglia
straniero, i minorenni superano le 4.000 unità, i nati in Italia i 2.600.
Sono persone che con la loro presenza e attività,
contribuiscono al gettito fiscale e previdenziale, con i loro consumi
sostengono il commercio; le imprese e le attività commerciali gestite da
immigrati sono una realtà crescente. I loro figli rendono possibile la
sopravvivenza di molte classi scolastiche e quindi il lavoro degli insegnanti
italiani.
E' del tutto inutile, anzi controproducente
alimentare la paura, invocare soluzioni xenofobe; servirebbero piuttosto
politiche di integrazione adeguate, lungimiranti, che consentano il proficuo
inserimento dei cittadini stranieri nel nostro tessuto sociale, favorendo la
rapida acquisizione dei principi costituzionali che stanno alla base del nostro
vivere civile.
Bisognerebbe in sostanza che la politica, la
buona politica, si misurasse con la complessità, che si ricordasse che non
esistono soluzioni semplici, o peggio semplicistiche, quali quelle propugnate
dai populisti.
Il populismo purtroppo sembra essere il “core
business” della nostra politica, dimentica del fatto che il consenso così
facilmente acquisito con altrettanta facilità si perde. Si sono indotti i
cittadini a credere a promesse che non potevano essere mantenute e la crescente
disaffezione verso la politica ne è stato il risultato. Sarebbe ora, anche a
Perugia, di cambiare strada.
Mario Albi - radicaliperugia.org
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