A seguito della polemica suscitata dalla mancata iscrizione di Pietro Pinna nell'albo d'oro del Comune di Perugia, segnaliamo questo bell'articolo di commento di Jacopo Manna pubblicato sul numero di Micropolis - supplemento de Il Manifesto di sabato 27 giugno.
Una personalità così di spicco non ha mai
chiesto onori, ma i rappresentanti perugini del Partito Radicale hanno
giustamente ritenuto che il suo nome andasse almeno iscritto nell’Albo d’Oro
dei benemeriti della nostra città e, dopo un primo positivo sondaggio fra le
istituzioni comunali, hanno affidato l’incarico di presentarne la candidatura
al consigliere di maggioranza Franco Ivan Nucciarelli che si è gentilmente
offerto di fare da tramite. E qui accade l’imprevisto: la richiesta viene
respinta, nonostante all’inizio nessuno avesse fatto difficoltà, con la
motivazione che Pinna non è nato né attualmente residente a Perugia. C’è di che
farsi cadere le braccia: la questione della residenza o nascita non è affatto
determinante (su questo requisito il regolamento comunale è molto ambiguo),
tanto è vero che la benemerenza in passato è stata concessa ad altre
personalità non nate o non residenti nel capoluogo: e allora perché fare
difficoltà? Viene la tentazione di sfoderare una certa e ben nota retorica,
sostenendo che Capitini ed il suo insegnamento fanno ancora paura ai poteri
costituiti e che si vuole condannare la dottrina nonviolenta ed il pacifismo
alla damnatio memoriae, ma sarebbe un
discorso poco convincente; da tempo sappiamo che i poteri, ufficiali e non,
possono impunemente ignorare qualunque forma di protesta faccia appello
esclusivamente ad istanze morali e non è certo delle idee sovversive, finché restano
idee, che hanno paura.
Nel 2003 la più grande ondata di sdegno antimilitarista
mai apparsa al mondo non riuscì ad impedire la guerra contro l’Iraq; oggi neppure
il ricordo dell’esito sciagurato di quell’impresa può far demordere le maggiori
potenze dal ricorso alle armi; e non c’è un solo politico, per quanto guerrafondaio
negli atti, che non dichiari di stare lavorando per la pace. Che fastidio può
mai dare l’iscrizione di un pacifista autentico, coerente e schivo in una
rassegna di cittadini meritevoli? Se tutto ciò è vero, allora forse la
spiegazione di questo inaccettabile rifiuto è più modesta e, verrebbe da dire,
anche più triste. I nostri amministratori sono in crisi di motivazione: sanno
di essere stati nominati da una minoranza di cittadini e, se sono intelligenti, si rendono conto di contare poco o niente perché le
decisioni davvero importanti ormai si
prendono altrove. In una simile fase storica le energie languono e anche il
minimo inciampo diventa un invito a chiudere la questione e passare ad altro.
In effetti, perché stare a complicarsi la vita? E poi, chi era ‘sto Pinna?
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