lunedì 29 luglio 2013

Prostituzione, dopo la recente sentenza della Cassazione, il comune di Perugia riveda la sua politica repressiva, inutile e dannosa.

Dichiarazione di Andrea Maori, segretario di radicaliperugia.org

Niente più multe a chi si accosta in auto ad una prostituta. La sesta sezione civile della Cassazione ha annullato, con rinvio, una sentenza con cui il giudice di pace di Pescara aveva respinto il ricorso di un uomo sanzionato per aver violato l’ordinanza del sindaco di Montesilvano che proibiva di “fermarsi con autoveicolo in prossimità di esercente il  meretricio sulla via pubblica. Nel dare ragione all’uomo, la Cassazione ha richiamato la giurisprudenza della Corte costituzionale che nel 2011 aveva dichiarato illegittima la norma contenuta nel pacchetto sicurezza del 2008 con cui si assegnavano poteri straordinari ai sindaci per l’adozione di provvedimenti al fine di prevenire pericoli anche al di fuori dai casi di “contingibilità ed urgenza”.
I giudici di Cassazione e quelli costituzionali stanno quindi smantellando una delle normative su cui, nel corso degli anni si è basata la politica sicuritaria promossa a livello nazionale e da molti sindaci, di vari schieramenti. La sentenza della Corte costituzionale, poi, lo fa richiamando anche i principi di libertà e di libera scelta. Alla luce di questa nuova sentenza della Cassazione, è bene che anche il comune di Perugia ritiri l’ordinanza sindacalela n. 436 del 30 aprile 2013 che vieta ai clienti delle prostitute di intrattenersi in alcune vie della città e di fatto vieta, nelle stesse, l’attività di meretricio. Intrisa di moralismo insopportabile l’ordinanza è una scorciatoia proibizionista che mira ad eliminare la prostituzione per strada: obiettivo impossibile da raggiungere che avrà la conseguenza di spostare il problema da una zona ad un’altra e di non risolvere il problema della criminalità, laddove esiste. E’ ovvio che la prostituzione va regolarizzata ma l’esperienza di questi anni dimostra che i risultati – di fronte alle aspettative – non si sono ancora visti, pur avendo investito soldi dello stato nelle retate, con mezzi e uomini della polizia e dei carabinieri.

Va invece tenuto presente che dal 2000 si è creata una grossa rete di associazioni di volontariato ma anche di enti locali che hanno avviato tutta una serie di interventi di strada, di contatto con le donne e di sostegno e accoglienza delle vittime. Un lavoro molto utile, di riduzione del danno e di sostegno alle donne più sfortunate. Noi riteniamo che quella sia la strada maestra da seguire in sede locale.

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