martedì 30 luglio 2013

OPG: questione ancora irrisolta

di Eleonora Favaroni


E’ stato prorogato al 1 Aprile 2014 con Decreto del Governo , il disegno di Legge  presentato dalla Commissione d’inchiesta  sul Servizio Sanitario  che avrebbe dovuto sancire  la definitiva chiusura  degli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani  il 31 Marzo 2013.
Tra le cause additate di tale molto discussa proroga : la mancanza ancora di strutture  adatte per accogliere i detenuti; l’assenza di programmi organizzativi  regionali e di iter burocratici; in Italia ne esistono ancora sei  di cui uno, Castiglione delle Stiviere comprende la sezione femminile.
Il problema non  riguarda solo un problema di locazione  ma ricopre anche  un significato etico e culturale. 
Gli OPG sono istituzioni “totali” , collocate sul doppio binario  tra  carcere e ospedale psichiatrico, rispecchiano quell’ambiguità   che nemmeno la Legge Basaglia  è riuscita  a superare; un’ambiguità che genera altra ambiguità e spinge a delle riflessioni : carcere o manicomio  ?
Si è già caduti in questo modo in una nuova  reistituzionalizzazione.
Esiste una cultura che legittima il manicomio e ruota intorno al concetto e preconcetto di “pericolosità sociale” . Esiste ancora oggi e rafforzata una massiccia intromissione psichiatrica  in molti ambiti sociali.
La nostra società “disciplinare” , tramite una serie di strumenti preposti : Codice Penale, istituzioni , Magistratura, Psichiatria, definisce il confine tra il bene e male, tra legalità e illegalità,  indica ciò che è folle, anormale, pericoloso.
Se inizialmente la società delineava  il ruolo sociale  del delinquente, a partire dall’Età Moderna , la prigione è divenuta il contesto di una nuova figura: il deviante.
In entrambi i casi , il punto in comune è la reclusione, l’internamento, l’isolamento.
Si persegue il diverso , mediante  il controllo,la sorveglianza, la repressione  di esistenze marginali, che spesso  non sono  né criminali né patologiche .
Il folle e il criminale  rappresentano la trasgressione di quella normalità  da cui devono essere normativizzati perché stabilito da un potere decisionale assoluto e intoccabile quale è oggi quello del Giudice  e dello Psichiatra.
Eppure nella nostra società  ci sono persone che uccidono per un niente; ci sono persone che dietro un’apparente  rispettabilità, commettono violenze e crimini tutti i giorni; ci sono logiche di potere   totalitarie e coercitive, ci sono sistemi  legislativi e giudiziari  obsoleti e lenti, sistemi amministrativi e burocratici chiusi e opachi.
Per ogni “criminale “ o folle internato ci sono altrettanti criminali insani in libera circolazione.
La prigione è la vita sotterranea della società esterna. “ Il controllo della devianza  rappresenta così  uno dei meccanismi più efficaci  tramite cui l’ordine sociale può esercitare  il suo potere e costruire la sua facciata di credibilità. L ‘individuo è posto così al centro  di una continuità di istituzioni collegate tra loro : il penitenziario, l’ospedale,la prigione che non fanno altro che alimentare  illegalità e devianza
In realtà si è sempre all’interno. Non bisogna dimenticare che per quanti muri o prigioni si possono erigere, il deviante  o il criminale nascono e  sono figli della società stessa; appartengono a essa e a tutti i suoi  meccanismi di potere.





Eleonora Favaroni  Perugia 

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