mercoledì 29 ottobre 2008

Non sciopero. Lettera aperta di Elisabetta Chiacchella sulla riforma Gelmini

Elisabetta ChiacchellaPerché sono contraria alla riforma Gelmini, ma non faccio sciopero

di Elisabetta Chiacchella, iscritta a radicaliperugia.org

Gentile direttore, sollecitata  dai miei studenti dell’Università per stranieri di Perugia a dichiarare se aderisco allo sciopero del 30 ottobre, mi sento di dover articolare in maniera più diffusa rispetto ad un secco sì o no la mia posizione, eterodossa, come spesso mi capita, rispetto alla sensibilità generale, vera o presunta. Pertanto, chiedo ospitalità al Suo giornale, sperando che la mia opinione risulti utile in qualche modo al dialogo aperto nel Paese.(...)


Sono certa, infatti, che la riforma che propone il ministro Gelmini sia davvero un attacco frontale alla scuola e alla università pubblica in Italia, e come tale vada avversata, così come sono contenta che molte voci, diffuse sul territorio, si levino con argomenti solidi per contrastarla.


Tagli di spesa, classi cosiddette ponte (che soddisfano la pigrizia di chi vuole che si continui a fare scuola come è sempre stata fatta, senza modificare nulla della metodologia di insegnamento, in un quadro d’insieme della società italiana che è completamente mutato. Ne parlo con cognizione di causa, dato che da anni mi occupo dell’aggiornamento di insegnanti di scuola elementare, media e superiore, per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua ad alunni stranieri), sono segnali evidenti di una politica di fondo che mira a svuotare di iscrizioni la scuola pubblica in favore di quella privata  - in Italia, a stragrande maggioranza, cattolica- , e che fa del censo il motore del diritto alla cittadinanza.


Nei miei rilievi, non v’è alcuna dietrologia, visto che il disegno è tutto esposto, basta solo unire i puntini per farlo emergere con chiarezza.


Perché non sciopero, allora? Perché gli studenti hanno diritto ad avere le loro lezioni, che si spera siano puntuali, documentate, efficaci. Su questo bisognerebbe portare l’attenzione della discussione pubblica, in vista di una reale riforma, in meglio, di scuola e università. Sulla qualità della docenza, sulla rinuncia alla proliferazione di insegnamenti (cioè di cattedre), che solo un pugno di studenti seguono, sulla centralità degli studenti nella vita scolastica e accademica, su come e quanto ci curiamo di loro: su questo vorrei segnali da più parti per una decisione, per una riforma-autoriforma ampia e in comune.


Così, non sciopero, ma firmerò senz’altro la richiesta di referendum abrogativo della legge Gelmini.


Un sentito grazie per l’ospitalità datami dal Suo giornale,


Elisabetta Chiacchella

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