sabato 27 ottobre 2007

Morire in carcere

Due settimane dopo la morte di Aldo, ancora nessun chiarimento sulla vicenda.
Molti dubbi, incongruenze, silenzi, questa al momento, l'unica verità sul caso.
Ora se ne parla anche a Strasburgo, con un dossier del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura, presentato dall'associazione Antigone.
Giovedì 25 novembre 2007, il segretario alla presidenza della Camera dei Deputati, Sergio D'Elia (RnP) ha presentato interrogazione orale al ministro delle giustizia, tutt'ora in corso.

Lunedì mattina (15/10/2007) Aldo viene trovato esamine nella sua cella, dove presumibilmente è solo, perché attende d'incontrarsi con il magistrato che dovrà decidere se confermare o meno il suo fermo.
I risultati degli esami autoptici sembrano indicare lesioni al fegato (?) e un modesto distacco dell'organo, la rottura delle costole (una, due?) come conseguenza del massaggio cardiaco. Quasi a confermare la notizia data alla stampa in prima battuta, morte naturale per arresto cardiaco.
Oggi invece s'indaga su un trauma cranico, sulla mancata corrispondenza tra lesioni interne e assenza di ematomi, sull'omissione di sorveglianza da parte del personale della struttura detentiva.
Siamo tristemente consapevoli della frattura insanabile tra legge e giustizia, indolenziti, abituati ai tempi estenuanti delle indagini, dei protocolli, della burocrazia.
Non vorremmo dimenticarci di Aldo, non vorremmo leggere in un trafiletto anonimo a pagina 24 di responsabilità evitate, di cordoglio d'ufficio, di assicurazioni alla popolazione.
Perché anche se qualcuno pensa che un carcere sia solo un luogo dove dimenticare chi ci entra, colpevole o innocente che sia, dove qualunque barbarie sia ben meritata, noi crediamo che sia giunto il tempo che le parole della costituzione vengano finalmente applicate, trovando sintonia con un comune e civile, umano sentire.
Oggi per Aldo, Roberta e Rudra.

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