domenica 15 luglio 2007

Ma Giovanni Nuvoli di cosa è colpevole?

Tommaso Ciacca, tommaso.ciacca@libero.it

Un uomo di 54 anni, nelle peggiori condizioni che si possano immaginare, chiede con l’ultimo movimento che ancora possiede, quello degli occhi, che venga interrotta quella terapia respiratoria artificiale che da quattro anni lo affigge ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
Quest’uomo dalla sua casa di Alghero, contornata di orti profumati, olivi e piante selvatiche, si rivolge ad un medico che lo ha preso anche lui in cura da alcuni mesi, chiedendogli di porre un termine a quelle “indicibili sofferenze” che sta vivendo evitandogli l’ultimo drammatico dolore.
Giovanni è un uomo semplice, che ha svolto lavori comuni e con passioni comuni.
Laborioso e allegro, è stato un rappresentante di commercio, ha lavorato nella mensa dell’ospedale, faceva l’arbitro sportivo e si impegnava nel teatro dialettale di Alghero.
Alto e robusto un tempo, ha perso oggi tutti i suoi connotati fisici . La malattia che lo ha colpito lo ha reso quasi irriconoscibile nel corpo logorato in ogni suo angolo da quella che per lui è una tortura infinita, scandita dal ritmico e sempre uguale rumore del ventilatore meccanico.
La sua mente però e il suo cuore grande sono intatti.
E lo hanno spinto a fare una battaglia durissima, con le poche armi di cui dispone, una battaglia non solo per sé ma per gli altri “poveri cristi” del nostro Paese.
La sua volontà è chiara, cristallina. Non una persona che lo abbia conosciuto e che abbia posto attenzione al suo comunicare ne dubita. Ha fatto pubblici appelli, conferenze stampa, chiedendo che il suo grido venisse ascoltato, ma un muro di ipocrisia misto a fastidio e non verità lo ha circondato così come al di fuori della Sardegna la sua storia non è conosciuta quasi a testimoniare ancora altri profondi steccati.
Giovanni scrive ai medici: “fate presto” “è tanto tempo che aspetto” “staccate le macchine”. Giovanni ringrazia il personale sanitario che con tanta cura lo assiste ogni giorno. Giovanni dichiara il suo amore per la compagna, moglie e oggi sua prima infermiera. Giovanni quando era in Rianimazione a Sassari dove ha passato infinite giornate infinite, ha chiesto il computer che oggi aiuta i suoi occhi a scrivere non solo per se ma anche per il vicino di letto, così come oggi lo vuole donare ad un ragazzo ammalato di cui ha sentito notizia. Giovanni ha lottato in ogni modo per tornare a casa. Ha in più occasioni, in segno di protesta rifiutato terapie.
Il 4 Luglio Giovanni ha iniziato uno sciopero della fame. Il medico a cui si era rivolto per interrompere la terapia respiratoria ed essere sedato, dopo aver studiato la documentazione sanitaria, coordinato un collegio medico interdisciplinare ad hoc, aver effettuato visite, aver raccolto consulenze specialistiche, ha ritenuto di dover procedere comunicando alla procura di Sassari e ai Carbinieri di Alghero la sua volontà allegando una documentazione chiara e concreta.
Quel medico è oggi potuto entrare nella stanza del paziente solo con un capitano dei carabinieri al suo fianco. Alla volontà di un uomo si è risposto imponendo la tortura con i carabinieri.
Ma lo stesso capitano, un uomo giovane e gentile, all'uscita dalla casa di Giovanni ha affermato: “quest'uomo è di una lucidità sconvolgente”.
La famiglia è distrutta. Sono 400, gli euro al mese di pensione.
Maddalena, la moglie, piange. I suoi figli, Giampiero e Silvana, che hanno in Giovanni un secondo papà e che hanno già vissuto un dolore straziante, ascoltano in silenzio questo pianto. Tutti in questa casa sono con Giovanni, rispettano le sue decisioni, che però non possono attuarsi.
In questa casa c'è una famiglia, un nucleo di affetti forti. C'è amore
Questo amore non può avere voce così come la voce di Giovanni è soffocata da un Paese crudele che permette il lento scorrere delle ore nella tortura. Ma chi pagherà per questo?
Di cosa è colpevole Giovanni Nuvoli?

Nessun commento:

Posta un commento