domenica 15 luglio 2007

Lettera aperta su Giovanni Nuvoli

Paolo Ruggiu, paruggiu@tiscali.it

Anche la vicenda drammatica di Giovanni Nuvoli sta mettendo a nudo, nel nostro paese, l’assenza di uno stato di diritto, per un verso, e la mancata assunzione di responsabilità da parte, soprattutto, delle istituzioni politiche e giudiziarie, deputate a dare risposte ai cittadini, per altro verso. Il gioco allo “scarica barile” sulla pelle di una persona che è anche cittadino, si sta rivelando di una violenza inaudita e non più sopportabile, da alcuno. La prima violenza è stata quella tracheostomia fatta a Giovanni Nuvoli, circa quattro anni fa. Lui l'aveva rifiutata più volte, era determinato in questo, ma un bel giorno l'intervento è stato fatto. Il suo consenso c'era allora? Come è stato acquisito in quell'occasione? Interrogativi che sulla base di tanti elementi è giusto porsi. Continue violenze, sia fisiche che psicologiche gli vengono inferte, quando viene messa in discussione oggi continuamente la sua volontà di non volere più avvalersi del respiratore automatico, diventato insopportabile. Questa
volontà è cristallina. Tutti gli esprimono solidarietà, ma nessuno si muove per esaudire la sua richiesta, posto che egli è impossibilitato (volendo) a farlo direttamente. La sua malattia, la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) glielo impedisce. Non sono ritenute sufficienti le sofferenze che Giovanni sta sopportando, ma lo si condanna a “vivere” una condizione per lui inaccettabile. Del resto, se la tracheostomia quattro anni fa non fosse stata praticata egli sarebbe morto naturalmente a causa della malattia, così come accaduto, ad esempio, a Luca Coscioni. Il suo coraggio di chiedere “pubblicamente” ciò che “sicuramente” avrebbe potuto ottenere “privatamente” e nel “silenzio”, come molti fanno con l’aiuto ed il conforto medico, paradossalmente, ha ostacolato l’adempiersi della sua richiesta. In questo senso, consapevolmente, ha portato avanti da solo, almeno all’inizio, una vera e propria lotta politica perché gli venisse riconosciuto un suo diritto fondamentale: decidere di morire naturalmente non costretto da una macchina. Anche le altre sue iniziative, quelle attuali di sospensione di certe cure, dell’assunzione di farmaci e del cibo, fanno parte di una “azione nonviolenta” che, di volta in volta, egli sperimenta con lucidità, in risposta alle offese ed alla violenza che riceve quotidianamente. Giovanni Nuvoli ed anche sua moglie Maddalena stanno scrivendo una grande pagina di lotta e impegno civile, ancora diversa da quella scritta da Luca Coscioni e da Piergiorgio Welby, a cui il Paese (cieco) e tutti noi dobbiamo essere grati. Viviamo, quindi, in un Paese che, oltre a non rispettare le proprie leggi supreme(vedi art. 32 della Costituzione), è inerte, preda di uno stato di ignavia e ipocrisia, in una parola “incivile”. L’ultimo fatto, in ordine di tempo, si è verificato martedì 10 luglio quando, la procura di Sassari ha notificato al medico che si è assunto la responsabilità di soddisfare la richiesta di Giovanni Nuvoli della sospensione della ventilazione meccanica (previo preavviso alla stessa, avvenuto in data 7 luglio c.m.), di non procedere pena l’imputazione di reato. E, come se non bastasse, ha mandato i carabinieri, presso l’abitazione di Giovanni Nuvoli a sorvegliare ed “impedire” di fatto, ciò che si era preparato con cura da tempo. Si era predisposto, infatti, in data 23 maggio 2007, dietro mandato di Giovanni Nuvoli, un collegio medico, volto ad assisterlo in scienza e coscienza, in tutti gli aspetti inerenti la sua condizione di salute. Questo percorso, costituito da visite specialistiche, colloqui con il paziente e con il suo medico curante, dichiarazioni firmate da testimoni (circa la sua volontà della sospensione della ventilazione meccanica) sfociato martedì 11 luglio, previa ennesima dichiarazione di accettazione (anche filmata) del protocollo medico propostogli, è stato impedito nel suo svolgersi, nelle modalità sopra descritte.
La procura di Sassari, quindi, ha proseguito nella sua azione, in parte “pilatesca”, ritenendo non legittimo che a Giovanni Nuvoli venga interrotto il trattamento medico della ventilazione meccanica e la contestuale sedazione, accampando la motivazione secondo la quale non vi sarebbe disposizione normativa che lo preveda e che in termini “astratti”, così come si legge nella notifica pervenuta al medico, si intravvederebbe una fattispecie di reato. Insomma una sorta di “minaccia” intimata nei confronti del medico, però non suffragata da disposizioni inequivoche. Il magistrato, sembrerebbe condizionato, più che da convincimenti basati su art. di legge, (visto che non considera ad. es. la disposizione dell’art. 32 della Costituzione) da dubbi di carattere filosofico e morale circa la liceità di quanto Giovanni Nuvoli chiede.
Ciò che risulta chiara ed inequivocabile, però, a questo punto, è solo la prolungata sofferenza di Giovanni Nuvoli e dei suoi familiari, che vengono umiliati nei loro intimi convincimenti, così come, è chiara la responsabilità diffusa delle istituzioni che non tutelano il diritto di Giovanni e quindi di tutti noi.

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