Intervento di Andrea Maori al convegno "Terza missione ieri e oggi, Un ricordo di Giancarla Cicoletti", organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche dell'Università di Perugia
Questo ricordo di Carla Cicoletti è il frutto di una conversazione tra un gruppo di attivisti radicali “storici” presenti a Perugia. Elisabetta Chiacchella, Mario Albi, Pierfrancesco Pellegrino, oltre a chi vi parla.
Una conversazione che è stata anche l’occasione per rivivere alcuni
momenti di quell’esperienza politica che a Perugia è viva, anche se
minoritaria, fin dai primi anni Settanta del Novecento.
Lei, insieme al professor Giovanni Moretti, linguista e dialettologo, alla professoressa Monique Streiff (ha insegnato francese per un periodo anche qui, a Scienze Politiche), al professor Stefano Guazzone, docente alla facoltà di matematica, a Paolo Egidi, al giovane medico Luca Aglietti, al futuro avvocato Fabrizio Leonelli, è stata tra i fondatori del nucleo radicale in questa città fin dal 1972.
Un gruppo, per i ricordi che ci vengono tramandati, che svolgeva
attività politica anche in modo ironico e irriverente. Un gruppo che si riuniva
generosamente a casa sua. Purtroppo di quelle attività, in quel periodo, non è
praticamente rimasta traccia scritta. Un nucleo documentario piuttosto ricco si
è venuto a creare dal 1975, ora riordinato e depositato all’Archivio di Stato
di Perugia.
I Radicali di Perugia erano, in quel periodo, in stretto contatto con il
Movimento Nonviolento di Pietro Pinna, un contatto che segnò una feconda
collaborazione per l’elaborazione teorica, ma anche pratica, di iniziative per
il disarmo, per il pieno riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio
militare, per il superamento delle servitù militari anche in Umbria.
Collaborazione che ha portato poi, tra l’altro, alla organizzazione
delle marce della pace del 1978 e del 1981, promosse dal Movimento Nonviolento
a cui i Radicali diedero un contributo organizzativo grazie all’impegno di
alcuni dirigenti, anche locali.
Carla l’ho conosciuta nei primi anni Ottanta, durante le attività di quel
gruppo che intanto si era allargato, con alcuni che se ne erano andati ed altri
che intanto si avvicinavano.
Era un gruppo che aveva un accelerato turn over di militanza, per la presenza di giovani studenti e per
la partecipazione politica per obiettivi mirati (campagne referendarie, iniziative
per i diritti civili ecc…).
Carla è sempre rimasta: anche se lei non era una attivista nel senso
della militanza, partecipava alle riunioni, dava il suo contributo, con
continuità e interesse. Ogni volta che uscivo da quegli incontri, anche grazie
alle sue analisi, ero arricchito nelle idee e nelle elaborazioni politiche.
Io la ricordo anche come una donna che aveva una capacità notevole di
empatia, di sapersi calare nei sentimenti e nelle emozioni dell’interlocutore,
senza però concedere facili condivisioni.
Una donna che sapeva ascoltare e che stava allo scherzo. Sapevamo anche
che radicale lo era convintamente: nel suo lavoro di ricerca sociale, negli
articolati discorsi che faceva pubblicamente oppure nelle nostre riunioni
interne, l’impatto negativo del proibizionismo, ad esempio, sulla vita delle
persone era documentato e spiegato diffusamente, e la rispettavamo come esperta
di fenomeni sociali.
Dei radicali però non aveva la veemenza, la puntigliosità o le asprezze.
Aveva invece una forma di saggio distacco, evidentemente dovuto al nostro
essere sempre in forte minoranza ovunque ci troviamo. Dei radicali aveva invece
senz’altro il vizio del fumo e il gusto di fare notte a parlare di diritti.
Oltre all’informalità del contatto e dell’approccio.
Sapevamo che era legatissima alla sorella Franca, professoressa di liceo
e poi preside molto apprezzata qui in città, perciò insieme erano sia
conosciute che benvolute. Una sua caratteristica evidente era poi la
generosità, vuoi nella raccolta fondi per alcune battaglie, vuoi nella
disponibilità ad aprirci casa. Abitando praticamente in via Ulisse Rocchi,
anche nei primi anni Novanta ci mise a disposizione un locale, per le nostre
riunioni organizzative, per un certo periodo. E la casa di Carla era perfetta
per l’aggregazione.
Ma il mio ricordo di Carla è legato anche ad alcuni pomeriggi passati
insieme a casa sua a commentare non solo l’attualità politica ma anche i fatti
di cronaca, o a parlare di gatti.
In particolare, su questo punto, ricordo che un giorno passammo
un’oretta a fare una ricerca puntigliosa in internet su gatti norvegesi delle
foreste, quei gatti pelosissimi che lei amava molto.
Ho ancora vivissimo il ricordo di alcune considerazioni sul crimine di
Via della Pergola: l’uccisione della studentessa inglese Meredith Kercher.
Insieme, abbiamo commentato l’atteggiamento colpevolista e sensazionalista
della stampa, il sessismo mostrato dai media nei confronti di Amanda Knox,
personaggio sicuramente controverso, e l’impatto che tutta la vicenda ha avuto
su Perugia. Quel pomeriggio per me è stata una lezione importante per cercare
di analizzare quel fatto di cronaca un po’ più in profondità, almeno nel campo
dell’informazione e della formazione dell’opinione pubblica.
Insomma ci ha lasciato un’amica, una compagna e una maestra il cui
ricordo ci riempie di tenerezza.
Ora se n’è andata in punta di piedi e tutti noi radicali perugini ci siamo accorti di volerle un gran bene.