Bruno Maurizi accanto ad una copia del Grifo simbolo di libertà della città di Perugia |
Destano seria preoccupazione le recenti scelte dell’amministrazione comunale di Perugia in tema di democrazia, di laicità, di rispetto della Costituzione: dopo aver esaltato, con la delibera sul cippo di Ponte San Giovanni, la Marcia fascista su Roma, dopo aver cambiato l’intestazione di alcune vie del Comune in favore dell’Opus Dei (Josemaria Escriva de Balaguer) e di Comunione e Liberazione (Don Giussani) entrambi fondatori di due potenti enti finanziari della Chiesa che condizionano pesantemente anche la politica di questo paese, adesso hanno deciso di rimettere il crocefisso nella Sala del Consiglio Comunale violando la laicità dello Stato, sancita dalla revisione concordataria del 1984 (Craxi- Casaroli) per cui la religione cattolica non è più la religione di Stato e tutti gli articoli della Costituzione che sanciscono la laicità dello Stato e la pari dignità di tutte le religioni.
Fu l’ateo Mussolini, nel 1923, per ingraziarsi il sostegno politico dei cattolici, a far reintrodurre il crocefisso nei locali pubblici dopo il cavouriano “Libera Chiesa in Libero Stato” del 1861 e sei anni prima dei Patti Lateranensi (1929) che diedero alla Chiesa, come risarcimento della “questione romana”, capitolo finale del nostro risorgimento, denaro, privilegi (cattolicesimo come religione di Stato) ed impegni economici che ancora pesano sul nostro bilancio nazionale. Da allora Mussolini è stato definito da Pio XI “uomo della provvidenza”.
In un mondo globalizzato, multiculturale e multi religioso, la laicità garantisce la sfera civile da interferenze e conflitti religiosi per cui tutti i simboli riferiti a qualsiasi fede devono essere banditi da tutti gli spazi pubblici. E’ falso che le nostre radici siano giudaico – cristiane. Se lo sono per i credenti, non lo sono per gli atei, gli agnostici, i razionalisti e i credenti di altre religioni. Le nostre radici sono nella cultura classica greca e romana a cui appartengono il nostro diritto, i nostri monumenti, la nostra storia anche prima di Cristo.
Nel 1979, la nostra Corte Costituzionale dichiarò illegittimo il giuramento su Dio ribadendo, con la sentenza 203/89, il divieto che “il pluralismo religioso limiti la libertà di non professare alcuna religione”. È alla Costituzione che l'amministrazione deve rispondere, non all'arcivescovo o all'imam.
Il crocefisso nella Sala del Consiglio Comunale di Perugia non rappresenta questi cittadini e non rappresenta la moderna società laicizzata così come non rappresenterà eventuali consiglieri futuri atei o di fede ebraica, islamica o altro.
Questi episodi sono il segno di una pericolosa deriva clerico - fascista e di una fede usata “contro” le altre facendo il gioco di chi vuole attirarci in una guerra di religione in nome della quale gruppi di fondamentalisti giustificano le stragi, vogliono vendicarsi dei Crociati e minano la nostra sicurezza.
Tanto numerosi quanto seri sono i problemi di Perugia, non credo che la presenza del crocefisso medievale e della Madonna del Pinturicchio, oltre a trasformare il Comune in una sacrestia, aiuti a risolverli o a sostituirli. A meno che non si confidi in qualche miracolo.
Nessun commento:
Posta un commento