martedì 10 novembre 2015

Morte di Bianzino, la Cassazione: inaudita gravità


Articolo da Globalist.it

Rese note le motivazioni con le quali l'alta Corte ha confermato la condanna per l'agente della polizia penitenziaria che non soccorse il falegname.

Giustizia è fatta. Niente attenuanti all'agente della polizia penitenziaria Gianluca Cantoro che non soccorse Aldo Bianzino, il falegname detenuto nel carcere di Perugia, morto in cella nell'ottobre 2007 per non aver ricevuto assistenza dopo aver lamentato un forte mal di testa dovuto alla rottura di un aneurisma. Lo ha stabilito la Cassazione - nelle motivazioni di conferma della condanna dell'agente, depositate oggi - rilevando che è una vicenda di "ritenuta gravita'". Il caso Bianzino è uno dei casi più eclatanti di morte in carcere.
Nel verdetto, inoltre, la Cassazione mette in luce l'attendibilità delle testimonianze di altri due detenuti - stranieri - che, dopo una iniziale "titubanza", accusarono Cantoro di essersi disinteressato dalla sorte di Bianzino che aveva chiesto all'agente di chiamare un medico. I supremi giudici osservano che questa esitazione dei due detenuti era dovuta "alla consapevolezza dei rischi cui andavano incontro nel denunciare un agente penitenziario, rischi in seguito verificatisi dal momento che, come sottolineato dalla sentenza di merito, i due sono stati trasferiti in altri istituti di pena".

La Suprema Corte, inoltre, respingendo la tesi difensiva dell'agente, osserva che non sono "emersi intenti vendicativi da parte dei due accusatori nei confronti del Cantoro". Ad avviso degli 'ermellini, la sentenza con la quale la Corte di Appello di Perugia, il sedici aprile 2014, ha accertato come e perché Bianzino è morto mentre era affidato dalla sorveglianza dello Stato, ha una "motivazione logica e coerente" e "non merita censure". In proposito, la Cassazione afferma che i giudici dell'appello "hanno anche giustificato la compatibilità della ricostruzione dei fatti operata" dai due detenuti stranieri, accusatori di Cantoro, "con gli accertamenti medici legali sull'ora del decesso del Bianzino, precisando che la morte e' stata causata da una emorragia sub aracnoidea provocata dalla rottura di un aneurisma che non ha provocato l'immediato decesso". "Il Bianzino - prosegue la sentenza della Cassazione - si sarebbe sentito male poco dopo la mezzanotte e avrebbe suonato il campanello per attirare l'attenzione del Cantoro, che però non ha avvertito il medico; e la malattia sarebbe progredita nella notte, manifestandosi con un forte mal di testa che avrebbe portato Bianzino ad aprire al finestra per tentare di alleviare il dolore e prendere aria; il decesso sarebbe avvenuto poche ore dopo". Dopo aver inizialmente chiesto aiuto suonando il campanello per farsi aiutare dal Cantoro, Bianzino potrebbe non essere stato in grado di reiterare ad altri agenti la richiesta di aiuto in quanto "come sostenuto anche dai consulenti medici, non può escludersi che abbia perso i sensi o che si sia assopito a causa del progredire della malattia". Per quanto riguarda il 'no' alla concessione delle attenuanti, i supremi giudici la ritengono una scelta "coerente" con "riferimento alla ritenuta gravita' del fatto, in rapporto al ruolo svolto dall'imputato e al contesto in cui si e' verificata al vicenda, sottolineando la reiterazione delle condotte omissive che hanno portato l'imputato a disinteressarsi delle richieste di aiuto di un detenuto".
Cantoro è stato condannato definitivamente a un anno di reclusione per omissione di atti di ufficio a conclusione dell'udienza svoltasi in Cassazione lo scorso quattro giugno. Per quanto riguarda la condanna del Ministero della giustizia, in quanto 'datore' di lavoro di Cantoro, a risarcire i figli e della moglie di Bianzino, per la morte del loro congiunto, la Cassazione ha stabilito che l'entità della cifra deve essere stabilita in una apposita causa civile in grado di appello. I familiari di Bianzino sono stati difesi da Massimo Zaganelli e Fabio Anselmo il legale che si occupa anche della morte di Giuseppe Uva e di quella di Stefano Cucchi.

Nessun commento:

Posta un commento