domenica 8 novembre 2015

Intervento di Bruno Maurizi alla presentazione perugina di «Vietato Pregare»

Da sinistra Bruno Maurizi. Accando Pawel Gajeskwi
Cliccando qui si può accedere alla registrazione del dibattito effettuata da Radio Radicale. Qui sotto inseriamo l'intervento scritto di Bruno Maurizi, di radicaliperugia.org.

«Non è certo difficile documentare, nel corso della bimillenaria storia della Chiesa, i comportamenti che il suo sistema di potere ha messo in atto per far prevalere e poi difendere il predominio spirituale e temporale sulle masse e sul controllo di regni e governi. Metodi che nulla hanno a che vedere con gli insegnamenti evangelici e che spesso sono passati dalla violenza alla diffusa prepotenza, dai roghi alle stragi, dalla lussuria alla simonia, dallo sfruttamento alla circonvenzione e alla pedofilia, ecc.. Da perseguitati, prima di Costantino, a persecutori, dopo Teodosio che per primo impose all’inter
Da sinistra: Fiorini Granieri, Maurizi, Gajeskwi, Sacconi, Baglioni, Maori
o Impero Romano la religione cristiana come religione di Stato. Ne seguirono assalti, distruzioni e saccheggi ai danni principalmente dei “pagani” di ogni tipo e degli ebrei, della loro cultura e della loro arte ad opera di bande tra cui i parabolani i cui caporioni divennero anche vescovi e a volte santi (Cirillo). Al suo interno numerosi episodi di violenza, anche durante i Concili non sempre
Pubblico
frequentati e riconosciuti da tutti, e sistematici annientamenti degli avversari “eretici” (le eresie furono centinaia) sono serviti a regolare contese teologiche ed evitare pericoli per il  proprio potere (tra i tanti gli ariani, agli gnostici, dai templari ai giansenisti e ai millenaristi e poi, gli albigesi, i catari e gli ugonotti, i valdesi, ecc.). Il tutto avendo a disposizione polizia e tribunali civili e religiosi, compresa l’Inquisizione, carceri e torture. Le stesse Crociate, nei loro viaggi in Terrasanta, regolavano lungo il percorso, i conflitti con le altre Chiese Cristiane (tra cui il saccheggio di S.Sofia a Costantinopoli nel 1198).
La storia della Chiesa è purtroppo intrisa anche di corruzione (anche oggi), di intolleranza e di persecuzioni. Questo mentre molti credenti in buona fede, prelati e laici, si adoperavano e si adoperano fino al sacrificio anche estremo ad esercitare carità ed amore cristiano. Nel Medio Evo potenza e prepotenza hanno raggiunto e mantenuto per secoli il loro culmine.

Dovettero passare quasi altre centinaia di anni affinché, col riemergere di uno spirito critico e il diffondersi delle idee illuministe, in Europa si potesse tornare ad avere idee diverse o dubitare pubblicamente dell’esistenza di Dio senza rischiare processi per empietà.
Con lo Stato della Chiesa o Pontificio, nato nel 752 a seguito di una donazione di Pipino il Breve, re di Francia, nacque stabilmente quello Stato teocratico cattolico a monarchia assoluta elettiva che durò fino al 1870, quando fu conquistato dai Savoia e annesso allo Stato Italiano. Perso il potere temporale, Pio IX allargò quello spirituale proclamando, nello stesso anno, il dogma dell’infallibilità del papa in materia religiosa.
Fino a quel momento aveva esercitato nel corso dei secoli grande influenza sullo scacchiere politico europeo. Nelle conquiste coloniali spagnole e portoghesi la croce accompagnava sempre la spada anche durante i genocidi). Le vite dei Papi e dei Cardinali e i metodi delle loro elezioni sono state spesso altri disdicevoli esempi del degrado dei vertici ecclesiastici.
Alla evangelizzazione ed al controllo capillare delle masse si aggiunse la frode della famosa Donazione di Costantino del 315 (smascherata dal filologo Lorenzo Valla nel 1440)  con cui la Chiesa ha giustificato e imposto il suo potere per secoli e creduta valida anche dai suoi oppositori

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Essa avrebbe previsto:
il primato del vescovo di Roma sulle chiese patriarcali orientali: Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme;
la sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo;
la sovranità della Basilica del Laterano su tutte le chiese;
la superiorità del potere papale su quello imperiale.
Inoltre, secondo il documento, ai Pontefici della Chiesa di Roma spettava gli onori, le insegne e il diadema imperiale nonché la giurisdizione civile su Roma e sull'Impero Romano d'Occidente.
L'editto confermerebbe inoltre la donazione alla Chiesa di Roma di proprietà immobiliari estese fino in Oriente. Alessandro VI Borgia utilizzò l’editto per pretendere il dominio della Chiesa nella disputa tra Spagna e Portogallo sul Nuovo Mondo.
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Successivamente alla perdita del potere temporale (lo Stato Pontificio e molti dei suoi enormi possedimenti accumulati nei secoli) nacque la “questione romana”.  
Era il tempo di Libera Chiesa in libero Stato, slogan di indubbio successo per la sua chiarezza ed efficacia, definisce la concezione separatista in tema di rapporti tra Chiesa e Stato e fissa il principio di laicità adottato da quasi tutti i paesi occidentali, ma non applicato, come il libro dimostra, in Italia.
L’espressione nata in Francia in latino (Ecclesia libera in libera Patria) venne ripresa da Camillo Cavour nel 1861 in occasione del suo primo intervento in Parlamento dopo la proclamazione del Regno d’Italia. Com’è a tutti noto Roma ne sarebbe divenuta capitale nel 1870 dopo la presa di Porta Pia e
i rapporti tra Stato e Chiesa saranno disciplinati dalla  cosiddetta «legge delle Guarentigie», approvata dal Parlamento italiano dopo la presa di Roma e mai riconosciuta dai Pontefici, da Pio IX in poi.
Da allora i rapporti tra Stato e Chiesa sono stati almeno tempestosi. Il fascismo, inizialmente aggressivamente anticlericale (gli squadristi uccisero a bastonate anche Don Giovanni Minzoni), andando al potere e rendendosi conto dell’importanza politica dell’appoggio dei cattolici cambiò atteggiamento e, con grande soddisfazione della Santa Sede, nel 1923 ordinò di reintrodurre i crocefissi negli ospedali (da dove, invece, il laico stato liberale li aveva rimossi) e stanziò tre milioni di lire per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate durante la guerra.
L’11 febbraio 1929 (in coincidenza con l’anniversario dell’apparizione della Madonna di Lourdes), fino a pochi anni fa festa nazionale, furono firmati i Patti Lateranensi, accordi di mutuo riconoscimento tra il Regno d'Italia e la neonata Città del Vaticano, sede della Santa Sede e stato estero sovrano riconosciuto dalla Comunità Internazionale, grazie ai quali per la prima volta dall’Unità d’Italia furono approvati accordi bilaterali come soluzione della citata “questione romana”.
La Convenzione finanziaria fu una specie di corollario economico del Trattato (che si limitava alle sole questioni politiche e territoriali); l'Italia si impegnò a versare alla Santa Sede una cospicua somma ( 750 milioni di lire in contanti, più una rendita perpetua di 50 milioni annui da interessi su un miliardo in titoli di stato ) in qualità di indennizzo per la perdita dei proventi dell'antico Stato della Chiesa, subita dal papato nel 1870. In questo caso non si può parlare di una rottura con il passato, visto che lo stato liberale, con la Legge delle guarentigie del 1871, si era offerto di versare al papa una rendita annua, in modo che egli potesse provvedere alle proprie necessità dopo aver perduto gli introiti provenienti dai territori di cui era stato in passato il signore temporale.
Una vera svolta rispetto allo stato laico uscito dal Risorgimento fu rappresentata invece dal terzo documento firmato il 1 febbraio 1929: il Concordato; . Sulla base di esso, infatti. lo stato cessava di essere neutrale in campo religioso, e accettava di privilegiare una confessione sopra tutte le altre. Alla Chiesa cattolica fu concesso che la sua dottrina religiosa fosse oggetto di insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado; l'articolo36 del Concordato affermava categoricamente che «l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta nella tradizione cattolica» veniva considerato dall'Italia a fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica». Analogamente, alla Chiesa venne concesso che il matrimonio celebrato secondo il rito cattolico avesse piena validità civile che ai sacerdoti scomunicati fosse impedito di esercitare attività di insegnamento nelle scuole e nelle università dello stato. Veniva così distrutta la laicità e l’autonomia dello Stato.
Mussolini, novello Teodosio,  prima disprezzato come violento anticlericale, verrà definito da Papa Pio XI “uomo della provvidenza”. Poi verranno anche le leggi razziali.
Gli accordi alla cui applicazione e tutela furono chiamati tutti gli organi dello Stato, dalla pubblica sicurezza alla magistratura al sistema carcerario in applicazione del fascista Codice Rocco rimasto, come correttamente afferma il libro, sostanzialmente in vigore per molti reati e per anni anche durante la Repubblica è la causa e lo strumento degli ostacoli, delle persecuzioni e delle discriminazioni successive di cui tratta il libro di Andrea.
Gli aspetti della Convenzione finanziaria dei Patti sono meno noti, ma altrettanto rilevanti e molti pesano ancora oggi in modo gravoso sul bilancio dello Stato. Oltre al consistente rimborso una tantum all’epoca, secondo le stime dell’UAAR oggi il costo annuo di tutte le varie forme di sovvenzionamento della Chiesa da parte dello Stato e di esenzioni da tasse e imposte ammonterebbe oggi a ben € 6.424.807.772 annui di cui, sembra, una minima parte riservata ai poveri. Le proprietà immobiliari della Chiesa e degli enti collegati, il più grande patrimonio del mondo (Il Giornale.it)  sono innumerevoli in ogni parte del globo e sono di un valore non stimabile (solo a Roma gli immobili della Chiesa rappresentano ¼ della città). Poi ci sono le numerose e lucrose attività (ospedali, università, banche, turismo, ecc.) e l’enorme tesoro in oro ed azioni. E’ di oggi lo scandalo delle tangenti per le canonizzazioni. Altro che Spending Review!
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I Patti Lateranensi clerico-fascisti (perché di questo si tratta), sono stati poi inseriti, dopo un lungo e acceso dibattito, con il voto favorevole del PCI marxista e poi scomunicato di Togliatti e quello contrario del PSI di Nenni e Pertini, nella Costituzione repubblicana attraverso l’art. 7 (che confligge con gli artt. 8, 19, 20 e 21 sulla laicità). Si è riconfermato così che la religione cattolica è la sola religione di Stato, e relative conseguenze, e si realizza contemporaneamente, di fatto, la prima fase del compromesso storico tra PCI e DC che, pur con sigle diverse, ancora influenza le scelte di questo paese.
L’Assemblea Costituente ha perso un’occasione storica per renderlo laico e moderno commettendo errori formali e politici. Questo perché in un’Italia già pervasa di cattolicesimo ad ogni livello anche e soprattutto culturale e non solo popolare, la classe politica, condizionata da opportunismi e pressioni, non ha voluto adeguare in tempi accettabili il quadro ordinamentale con il principio fondante di laicità e pari dignità delle scelte individuali (comprese quelle tese al richiamato “sviluppo insindacabile della personalità”). Ancora oggi ne subiamo le conseguenze sui diritti civili e le libertà di coscienza.

Nessun cenno al riconoscimento ed alla tutela di altre forme di realizzazione individuale diverse da quelle religiose (ateismo, razionalismo, ecc.) e coloro che le hanno praticate sono stati spesso perseguitati ed emarginati e nonostante che tra essi, allora come oggi, ci siano menti illustri e italiani esemplari anche come condotta morale (Garibaldi, Pascoli e Leopardi, Pertini, Margherita Hawk, Umberto Veronesi, Piero Angela, Giorgio Amendola, Giorgio Bocca, Calvino, Montanelli, Scalfari e molti altri.
Se la libertà di religione è ormai pacificamente da intendersi anche come libertà dalla religione, tante, troppe restano le discriminazioni e i pregiudizi che il pensiero ateo e le centinaia di milioni di individui che lo condividono subiscono in tutto il mondo. E’ necessario ottenere i medesimi diritti umani fondamentali eliminando gli ormai ingiustificabili privilegi riservati al fenomeno religioso in quanto tale.
Quindi, a conferma dell’assunto del libro,  l’Italia repubblicana, nonostante la riaffermazione della laicità dello Stato, ci ha consegnato una teocrazia di fatto che ha avuto come compito primario, con mille trucchi e strategie, nelle scuole come nei tribunali, nell’esercito come negli ospedali, quello della tutela della religione maggiormente praticata dai cittadini e un elevato livello di intolleranza nei confronti delle “minoranze” religiose e non.
Quasi sempre, nel corso della storia, le minoranze religiose perseguitate sono state quelle che volevano attuare i vangeli attraverso la povertà, l’umiltà, la rinuncia al potere ed alla ricchezza. Pietro Valdo ha anticipato Francesco d’Assisi di quasi un secolo.

Quindi l’intento del libro di indagare i rapporti tra Stato e culti non cattolici raggiunto attraverso un eccellente lavoro d’archivio, secondo me, avrebbe dovuto evidenziare maggiormente gli effetti sulla politica dello Stato della presenza sempre pressante e interessata della Chiesa e dei suoi rappresentanti, per decenni in maggioranza, nelle istituzioni pubbliche al punto che gli interessi reciproci sono risultati troppo spesso coincidenti.

Quindi il titolo “Vietato pregare” non si riferisce certo alla religione cattolica che anzi quando ha potuto ha imposto di farlo spesso con “le cattive”, ma a tutte le altre minoranze religiose. Si tratta di una descrizione coerente e collegata alle vicende storiche necessariamente temporalmente limitate ad un periodo preciso, l’Italia repubblicana le cui radici, su questo ed altri argomenti, sono però più lontane e vanno cercate ed evidenziate. Gli eventi e gli episodi descritti sono solo quelli in qualche modo documentabili e quindi la punta dell’iceberg di una realtà più ampia e culturalmente più diffusa.

Indigna, nel libro, la descrizione del trattamento “poliziesco” riservato alle minoranze religiose “ammesse” ad esistere i cui ministri dovevano essere, tra l’altro, graditi al governo e limitati e controllati, spesso impediti, nell’esercizio delle loro funzioni. E’ chiaro che tali comportamenti e le relative norme erano sempre concordati con le autorità cattoliche che per molto tempo hanno beneficiato di una sostanziale impunità e di molti privilegi anche nel caso si commissione di reati. A nulla sono valse le denunce di parlamentari laici e di associazioni diversamente religiose tese alla parità di trattamento.

Efficace inoltre la similitudine, attribuita a Valdo Spini, dell’edificio a tre piani al cui piano nobile è collocata la Chiesa Cattolica con i suoi privilegi, ricchezze e potere, al secondo piano le Chiese che hanno attivato intese con lo Stato e, in ultimo, al pianterreno, quelle che “non possono, non vogliono o non sono riuscite ad averle”.

Infatti il condizionamento sociale della Chiesa Cattolica e le sue organizzazioni è stato profondo e pervasivo. Oltre ai matrimoni, annullamenti, funerali, istruzione, censura su film e libri, canzoni e trasmissioni televisive e radiofoniche, ecc. ricordiamo tutti, perché c’eravamo, come per decenni referenti circa i comportamenti individuali, richiesti per assunzioni o progressioni di carriera, fossero preti e carabinieri. Gran parte dei paesi, delle vie, degli ospedali in Italia ha nomi riferiti alla religione così come molti termini del nostro linguaggio. Da sempre, con il servilismo politico e l’asservimento culturale la Chiesa invade e condiziona molti aspetti della nostra vita civile.
Per rimuovere l’ormai anacronistico concetto della “religione di Stato” e relativo obbligo di frequenza scolastica, il Concordato fu revisionato nel 1984 (Craxi-Casaroli) e la Chiesa fu compensata, tra l’altro, con il raddoppio delle ore di religione nelle scuole (sempre pagate dallo Stato), la sua introduzione anche nella materna e un lauto introito annuale dalle tasse garantito dall’ 8 per mille.
Alcune confessioni più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite dei cittadini a loro favore: cosa che NON fa la Chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti. Lo Stato all’attribuzione è formalmente presente, ma inerme per non disturbare.
Nel 1989 la Corte Costituzionale, chiamata in passato più volte in causa, ribadisce la laicità come principio supremo dello Stato.
Gli atei continuano a non esistere per la legge, ma esistono nella cultura popolare come amorali senza-dio, credenti che negano di esserlo, potenziali pericoli per l’assetto sociale. Fino a ieri, nelle scuole i bambini che non frequentavano le lezioni di religione cattolica venivano guardati con curioso sospetto o con paternalistica pietà, comunque lasciati ai bidelli senza attività alternative. Oggi, con la globalizzazione, la società è diventata multiculturale e multireligiosa ma restano i crocefissi negli spazi pubblici voluti da Mussolini così come l’insegnamento e l’assistenza nelle strutture pubbliche, civili (assistenti spirituali) e militari (cappellani), ancora riservate solo alla Chiesa Cattolica e pagate dallo Stato. Oggi la laicità resta la sola scelta possibile.
Nel 1979 con una storica sentenza la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo il giuramento su Dio, riconoscendo una più ampia tutela dell’ateismo confermata dalla sentenza n. 203/89, che ribadiva il divieto a che «il pluralismo religioso limiti la libertà di non professare alcuna religione».
Il documento finale di Madrid del 2001 della Conferenza Internazionale sull’educazione scolastica e sulla libertà di religione organizzata dall’ONU, precisa che il documento finale è stato redatto «con l’intesa che la libertà di religione o credenza include convinzioni teiste, non teiste e atee, così come il diritto di non professare alcun credo o religione».
Dati i precedenti storici, il comportamento della Chiesa Romana nei confronti delle minoranze religiose è inaccettabile, ma meno male che venga loro solo reso difficile pregare. Ad altre, in passato, è andata molto peggio».



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