giovedì 12 marzo 2015

Dal Porcellum all’Umbricellum

di Andrea Maori

Tanti piccoli Porcellum crescono. È quello che sta avvenendo in molte regioni italiane dove, nel corso degli ultimi mesi, sono state approvate leggi elettorali regionali che riprendono in varia misura alcuni principi base di quella legge bocciata dalla Corte costituzionale con la nota sentenza del 13 gennaio 2014.
Le leggi in salsa regionale cominciano ad avere vari nomi tipici: quella approvata recentemente dall’Assemblea legislativa regionale umbra viene ormai ricordata come l’Umbricellum, in ricordo dei grossi spaghetti fatti a mani, tipici della zona del lago Trasimeno.
La vicenda di questa legge regionale sarebbe passata in sordina se non fosse stata la cocciutaggine di un gruppo di radicali perugini che hanno organizzato una decina di presidi di fronte al Consiglio regionale, si sono fatti audire dalle commissioni consiliari e si sono sgolati durante diverse conferenze stampa per aggiornare tempestivamente i cittadini delle novità in corso.
Questo impegno – che poi si è rafforzato con la costituzione di un “Comitato per la democrazia in Umbria” nel quale convivono insieme ai Radicali anche Sinistra Anticapitalista, Scelta Civica umbra, Alternativa Riformista Umbria, e collabora con i parlamentari locali di Scelta Civica e del Movimento 5 stelle e l’Altra sinistra con Tsipras  – ha ottenuto un risultato significativo: l’abbassamento significativo del numero delle firme per presentare una lista.

Successo non da poco considerato che l’Umbria aveva un numero di firme tra i più alti in Italia, non solo in termini relativi in rapporto al numero degli abitanti ma anche in termini assoluti in rapporto alle leggi elettorali di altre regioni. Ma rimangono molti nodi rispetto ai quali stanno già partendo una serie di ricorsi ai tribunali ordinari e sono già in vista ricorsi al Tar, mentre della questione è stato investita la Camera dei Deputati con interrogazioni urgenti.
Il vero nodo della legge è il premio di maggioranza che così come è costituisce un duro colpo al principio di uguaglianza tra i cittadini.
In pratica alla coalizione vincente – a prescindere dal risultato ottenuto – viene assegnato un numero fisso di consiglieri fissato in 12 sui 20 previsti e viene attribuito un premio di minoranza per la miglior coalizione perdente. Insomma, un capolavoro di potenziale disuguaglianza sostanziale rispetto agli effetti prodotti dal voto dei singoli elettori.  Infatti  il voto espresso da ogni singolo cittadino  peserà in maniera significativamente diversa a seconda della coalizione o partito cui fosse diretto. Una  distorsione tesa a confermare i due blocchi di centro-destra e centro-sinistra a danno di tutte quei gruppi non coalizzati che stanno emergendo dal punto di vista elettorale anche nella (ex) rossa Umbria. Non è stato infatti un caso che appena la maggioranza di centro-sinistra ha votato per il premio di minoranza l’opposizione ha fatto finta di spaccarsi e un esponente per gruppo del centro-destra ha dichiarato di votare a favore della legge.
Cosa si fa per un piatto di lenticchie, anzi no, per un piatto di umbricelli!


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