di
Andrea Maori
Tanti piccoli Porcellum crescono. È
quello che sta avvenendo in molte regioni italiane dove, nel corso degli ultimi
mesi, sono state approvate leggi elettorali regionali che riprendono in varia
misura alcuni principi base di quella legge bocciata dalla Corte costituzionale
con la nota sentenza del 13 gennaio 2014.
Le leggi in salsa regionale cominciano
ad avere vari nomi tipici: quella approvata recentemente dall’Assemblea
legislativa regionale umbra viene ormai ricordata come l’Umbricellum, in
ricordo dei grossi spaghetti fatti a mani, tipici della zona del lago
Trasimeno.
La vicenda di questa legge regionale
sarebbe passata in sordina se non fosse stata la cocciutaggine di un gruppo di
radicali perugini che hanno organizzato una decina di presidi di fronte al
Consiglio regionale, si sono fatti audire dalle commissioni consiliari e si
sono sgolati durante diverse conferenze stampa per aggiornare tempestivamente i
cittadini delle novità in corso.
Questo impegno – che poi si è rafforzato
con la costituzione di un “Comitato per la democrazia in Umbria” nel quale
convivono insieme ai Radicali anche Sinistra Anticapitalista, Scelta Civica
umbra, Alternativa Riformista Umbria, e collabora con i parlamentari locali di Scelta
Civica e del Movimento 5 stelle e l’Altra sinistra con Tsipras – ha ottenuto un risultato significativo: l’abbassamento
significativo del numero delle firme per presentare una lista.
Successo non da poco considerato che
l’Umbria aveva un numero di firme tra i più alti in Italia, non solo in termini
relativi in rapporto al numero degli abitanti ma anche in termini assoluti in
rapporto alle leggi elettorali di altre regioni. Ma rimangono molti nodi
rispetto ai quali stanno già partendo una serie di ricorsi ai tribunali
ordinari e sono già in vista ricorsi al Tar, mentre della questione è stato
investita la Camera dei Deputati con interrogazioni urgenti.
Il vero nodo della legge è il premio di
maggioranza che così come è costituisce un duro colpo al principio di
uguaglianza tra i cittadini.
In pratica alla coalizione vincente – a
prescindere dal risultato ottenuto – viene assegnato un numero fisso di
consiglieri fissato in 12 sui 20 previsti e viene attribuito un premio di
minoranza per la miglior coalizione perdente. Insomma, un capolavoro di
potenziale disuguaglianza sostanziale rispetto agli effetti prodotti dal voto
dei singoli elettori. Infatti il voto espresso da ogni singolo cittadino peserà in maniera significativamente diversa a
seconda della coalizione o partito cui fosse diretto. Una distorsione tesa a confermare i due blocchi
di centro-destra e centro-sinistra a danno di tutte quei gruppi non coalizzati
che stanno emergendo dal punto di vista elettorale anche nella (ex) rossa
Umbria. Non è stato infatti un caso che appena la maggioranza di
centro-sinistra ha votato per il premio di minoranza l’opposizione ha fatto
finta di spaccarsi e un esponente per gruppo del centro-destra ha dichiarato di
votare a favore della legge.
Cosa si fa per un piatto di lenticchie,
anzi no, per un piatto di umbricelli!
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