PERUGIA – Si è svolta questo pomeriggio l'audizione convocata dalla Commissione per le riforme statutarie e regolamentari dell'Assemblea legislativa dell'Umbria. Al centro dell'incontro i contenuti della nuova legge elettorale regionale in discussione nell'organismo di Palazzo Cesaroni. Vi hanno partecipato i rappresentanti di partiti e movimenti politici non presenti nell'Assemblea legislativa dell'Umbria: “Comitato per la democrazia”, “Altra Europa con Tsipras e “Alternative riformiste” (mentre il Movimento 5 stelle ha fatto pervenire una lettera).
Gli interventi e le osservazioni degli intervenuti si sono incentrate sul testo proposto dal gruppo regionale del PD. In particolare si è rilevato che il numero delle firme necessarie per poter presentare proprie liste alle lezioni (3000 nella proposta del PD, 3.200 nella legge vigente) viene ritenuta troppo elevata e “strumento di esclusione verso i movimenti attualmente non presenti in Consiglio”; il premio di maggioranza (da definire in modo preciso e possibilmente da eliminare per evitare “squilibri democratici”); il rispetto di tempi certi e celeri per l'approvazione del nuovo testo onde evitare che la nuova legge entri in vigore a pochi giorni dal voto, a danno delle liste che devono raccogliere le firme per partecipare alle elezioni.
GLI INTERVENTI
ANDREA MAORI (Comitato per la democrazia – Radicali): “Molto negativo che questa audizione sia stata convocata su una bozza di proposta e non su un atto ufficiale, dobbiamo quindi basarci su quanto emerso dalla conferenza stampa del Pd. Il percorso seguito fino ad ora su una scelta fondamentale per la democrazia, come quella della legge elettorale, va dunque stigmatizzato. Si sta ripetendo quanto avvenuto 5 anni fa, quando la legge elettorale venne approvata 35 giorni prima del voto, a tutto danno delle liste non presenti in Consiglio e che dovevano quindi raccogliere le firme. La soglia ipotizzata, 3200 firme, è esagerata e sembra pensata per ostacolare i movimenti che vogliono partecipare alle elezioni: andrebbe ridotta del 50 percento”.
LUIGINO CIOTTI (Comitato per la democrazia – Sinistra anticapitalista): “Le forze politiche presenti in Consiglio regionale cercano di ostacolare i movimenti che vogliono partecipare alle elezioni. Il dibattito sulla legge elettorale sembra mirato ad avvantaggiare una coalizione o un partito, non a individuare il sistema migliore e più democratico. L'approvazione della legge all'ultimo minuto e l'elevato numero di firme servono a creare un ostacolo ad una reale partecipazione”.
MAURO VOLPI (L'altra Europa con Tsipras): “Il problema della mancanza di una bozza di legge su cui ragionare è reale. Positiva l'abolizione del listino, che contribuiva a mantenere l'Assemblea in una situazione di soggezione verso la Giunta. Positive anche le preferenze di genere e il collegio unico regionale. Bisogna invece ridurre le firme richieste a 1000, concedendo anche un tempo adeguato per la raccolta. Si può pensare di tornare ad un sistema proporzionale, dato che la riduzione a 20 consiglieri crea già una certa soglia di sbarramento. Naturalmente andrà poi scelto un sistema di ripartizione dei seggi che non avvantaggi le liste più forti. I premi di maggioranza vanno eliminati, dato che servono a far nascere coalizioni buone per vincere ma non per governare. Di sicuro non possono esserci premi di maggioranza variabili, devono essere definite delle soglie precise e che superino i 'residui maggioritaristi'. Il voto per il Consiglio regionale va sganciato il più possibile da quello per il presidente, altrimenti il ruolo dell'Assemblea viene sminuito”.
MICHELE GUAITINI (Comitato per la democrazia – Radicali): “La mancanza di una bozza formale rende la discussione complessa. Come 5 anni fa viene cambiata la legge elettorale a favore delle liste che già siedono in Consiglio. La soglia di sbarramento che scaturirà dalla riduzione a 20 consiglieri e dal sistema di assegnazione sarà piuttosto alta. Solo l'Umbria ha aumentato il numero delle firme necessarie per partecipare alle elezioni regionali, mentre andrebbero riprese le indicazioni della legge nazionale (tra 1700 e 2500 firme) con una riduzione del 50 per cento in prima applicazione. Andrebbero poi previste ulteriori agevolazioni per semplificare i meccanismi di raccolta delle firme. Dovrà essere rispettata la sentenza della Corte costituzionale in merito al rapporto tra voti presi da una lista e seggi attribuiti, quindi se nessuno raggiunge il 50 per cento dovrebbe attivarsi il secondo turno. Se la legge sarà quella attualmente ipotizzata faremo ricorso al Tar e alla Consulta. È necessario che la Regione rispetti le norme sulla partecipazione: la legge sui referendum regionali è stata dichiarata a fine marzo non conforme allo Statuto, eppure ancora non è stata modificata”.
AMATO DE PAULIS (Alternative riformiste): “Va ristabilita la parità di trattamento tra tutte le liste che parteciperanno alle elezioni regionali. Deve essere ripensato il sistema dei premi di maggioranza, che creano solo disparità. Andrebbe usata una legge simile a quella in uso per i Comuni e se una lista o coalizione non raggiunge il 40 per cento dovrebbe scattare il secondo turno. Andrebbero ridotte a 500 le firme richieste per la presentazione delle liste”.