lunedì 13 gennaio 2014

A cosa servono i garanti regionali dei detenuti: un articolo di Stefano Anastasia a proposito del caso umbro

Ieri, 12 gennaio 2014 il Corriere dell'Umbria ha pubblicato questo bell'articolo di Stefano Anastasia, ricercatore nell’Università di Perugia, Presidente onorario dell’associazione Antigone con il titolo "I detenuti hanno diritto ad un garante". Radicaliperugia.org che sta organizzando un'audizione autogestita dei candidati a garante dell'Umbria, lo ripubblica volentieri.
a.m. 

Se avessi qualche responsabilità nelle istituzioni della Regione Umbria, tra i propositi per il nuovo anno metterei anche la nomina del Garante dei diritti dei detenuti, previsto da una legge del 2006 e ancora in attesa di individuazione e di nomina. E’ passato più di un anno da quando chi scrive - come altre qualificate e stimabili persone - ha risposto al bando pubblico con cui si chiedeva di manifestare il proprio interesse ad assolvere a una simile responsabilità. E sono passati sette anni ormai da quando la Regione Umbria, tra le prima in Italia, approvò una apposita legge istitutiva di questa figura di promozione e di tutela dei diritti dei detenuti. Una procedura forse troppo garantista e un quorum troppo alto hanno finora impedito che l’Umbria avesse il suo Garante, come ce l’hanno il Lazio, la Toscana, l’Emilia, la Campania, la Puglia, la Sicilia, ma anche i Comuni di Roma, Firenze, Torino, Milano, Bologna, Ferrara, Rovigo, Nuoro, Sassari, solo per citarne qualcuno.

Nel frattempo, all’ultima curva, il Governo ha sorpassato il Parlamento (e la stessa Regione Umbria) e ha istituito per decreto il Garante nazionale dei detenuti: la migliore risposta possibile alle recenti polemiche sui detenuti di serie A e i detenuti di serie B, su chi ha il numero di cellulare del Ministro per far valere i propri diritti e chi deve affidarsi al volontariato o alla generosità degli operatori. Qualcuno potrebbe pensare: “allora è fatta, del Garante regionale non ce n’è più bisogno”. E invece no. Non solo il decreto-legge governativo prevede espressamente forme di raccordo tra il Garante nazionale e i Garanti regionali e locali, in modo che questi possano seguire con più incisività “sul territorio” i casi e i problemi che dovessero essere posti a quello, ma le rilevanti competenze in materia di carcere che ormai hanno le regioni fanno del Garante regionale un’autorità veramente rilevante: non solo dalle regioni dipende l’assistenza sanitaria dei detenuti, di cui tanto si discute dal caso Cucchi in qua, ma dalle regioni dipendono tutte quelle politiche attive per il sostegno e il reinserimento sociale che sono evocate dalla “finalità rieducativa” della pena prevista dalla Costituzione. Insomma, nessuna esenzione: il decreto governativo rende ancora più urgente la nomina di un Garante dei detenuti per la Regione Umbria.
Infine, ma non per ultime, vanno ricordate le peculiarità del sistema penitenziario umbro. Circa 200 detenuti oltre la capienza regolamentare in un sistema con un tasso di detenzione tra i più alti in Italia (176 detenuti ogni 100mila abitanti contro una media nazionale di 107) e con molti detenuti che vengono da fuori regione. Nella esperienza di “sportello per i diritti” che da qualche anno stiamo portando avanti con gli studenti di giurisprudenza nel carcere di Capanne insieme con il collega Carlo Fiorio – anch’egli candidato alla carica di Garante – molti sono i casi e i problemi derivanti dalla lontananza da casa dei detenuti e dalla conseguente difficoltà di mantenere contatti familiari e di coltivare opportunità di reinserimento. Non solo: in Umbria affrontiamo anche il rischio che un provveditorato piccolo sia accorpato con un altro molto più grande, perdendo la possibilità di un’autonoma capacità di programmazione di azioni e iniziative sul territorio. E la spending review potrebbe destinare all’accorpamento dirigenziale anche alcuni dei quattro istituti penitenziari, con un prevedibile scadimento della loro gestione effettiva. Insomma, una situazione non facile che merita la necessaria attenzione da parte delle istituzioni regionali e locali.

Tutto ciò per dire che è davvero auspicabile che il Consiglio regionale decida e decida presto. Se ci sono state logiche di schieramento (tra maggioranza e opposizione, dentro la maggioranza e tra le opposizioni) sarebbe il momento di metterle da parte e procedere a una libera e responsabile scelta da parte dei singoli consiglieri regionali. Noi, i candidati, abbiamo presentato dei curricula: li si valuti per quello che dicono. Se non sono sufficienti, si facciano delle audizioni, per verificare le nostre competenze e le nostre motivazioni. Ma si decida al più presto, nell’esclusivo interesse di quelle migliaia di detenuti la cui giusta pena non può confondersi con la negazione della dignità umana e di una speranza di reinserimento.

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