venerdì 25 gennaio 2013

Terni, un altro suicidio in carcere: dichiarazione del consigliere regionale umbro Orfeo Goracci

Il carcere di vocabolo Sabbioni, Terni
Orfeo Goracci, consigliere regionale del gruppo "comunista umbro" ci ha mandato un comunicato sul caso dell'ennesimo suicidio in carcere, che volentieri radicaliperugia.org pubblica.

E' morto ieri mattina, impiccato alle sbarre dell'istituto di pena di vocabolo Sabbione (Terni), il detenuto Mohamed Najar. Notizia sconvolgente che porta a riflettere sul perché anche mediaticamente la notizia non ha il clamore che magari ha un avviso di garanzia.
Forse tutto questo è dovuto al fatto che la persona morta suicida era di orgine marocchina, ma va ricordato con fermezza che il valore della vita non ha né colori, né differenze di razza, ... la vita di ogni essere umano deve avere uguale "peso": non c'è una vita più importante di un' altra!
L'uomo si trovava in prigione in custodia cautelare e senza nemmeno essere stato condannato dalla legge ha deciso di togliersi la vita all'età di 56 anni.
In prigione la persona non è tale, è poco più di un numero, tutto contribuisce a calpestarne la dignità, può succedere anche che nella stessa cella convivano il pluriomicida (reo confesso, che va "recuperato"
in base alla nostra Costituzione) e il detenuto in custodia cautelare che magari risulterà innocente dopo le varie fasi processuali.
Ciò fa pensare e, in sostanza conferma, le condizioni critiche in cui si trovano le carceri italiane, non meno gravi sono i tempi dei processi che in Italia sono talmente lunghi da rischiare di invecchiarsi e non essere
stati ancora processati!
Uno degli aspetti più negativi delle carceri è senza dubbio il sovraffollame nto, che in Italia riesce a toccare "cifre" tra le più alteal mondo. Infatti, l' incivile situazione (richiamata anche dal  Presidente della Repubblica Napolitano) del sovraffolamento, vede la presenza di 67.000 detenuti a fronte di una capienza massima prevista di
circa 45.000 e fra questi il 40% sono detenuti in attesa di giudizio. Il carcere di vocabolo Sabbione a Terni, presso il quale circa due mesi fa abbiamo fatto visita, rientra purtroppo in questa negativissima media di
sovraffolamento al quale corrisponde una totale insufficienza di personale e agenti di sorveglianza.
Come può il sistema italiano "abusare" così della custodia cautelare? Chi ha provato l'esperienza del carcere è ben consapevole che quel luogo non è adibito alla rieducazione dell'individuo nel corretto reinserimento
sociale, anzi devasta l'essenza dell'uomo e ne condiziona in modo negativo il rapportarsi con gli altri. Tali strutture dovrebbero operare per un giusto fine mirato al detenuto e alla collettività, oltre a far scontare la pena quando si è giudicati colpevoli. Nella maggior parte dei casi è possibile individuare forme di pena alternative al carcere.
L'esigenza di "aprire" il carcere alla società nasce anzitutto per il detenuto, ma anche per il territorio di riferimento.
Fino a che il carcere sarà sinonimo di "discarica sociale", il tasso di suicidi e di maltrattamento alla propria persona sarà sempre e sempre più a livelli spevantosi, disumani e "deterioranti" per la condizione umana.



Orfeo Goracci
Consigliere Regionale Comunista Umbro

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