venerdì 16 novembre 2012

Per contribuire al dibattito tra Radicali: intervento di "Parte in causa, associazione radicale antispecista"



Dall'ultimo congresso di Radicali Italiani, il dibattito interno sulla sperimentazione animale si è animato notevolmente. Pubblichiamo questo intervento di Maria Giovanna Devetag e Francesco Pullia rispettivamente  segretario e presidente di “Parte in causa, associazione radicale antispecista”

Radicali per una ricerca scientifica alternativa alla sperimentazione animale



Martedì 20 novembre si svolgerà in Senato un convegno, sponsorizzato dall’Istituto Mario Negri di Milano, finalizzato a fare accreditare come necessaria la sperimentazione animale cui parteciperanno, tra gli altri, i radicali on. Maria Antonietta Farina Coscioni e Gianni Betto, direttore del Centro di ascolto dell’informazione radiotelevisiva. Ognuno è libero, per carità, di perorare le cause che vuole e con i compagni di strada ritenuti migliori. Riteniamo, tuttavia, che per certi radicali dovrebbe essere quantomeno imbarazzante o, comunque, motivo di attenta e serena riflessione, trovarsi accanto, nel nome di una visione scientifica quantomeno controversa e messa in discussione da un numero consistente di medici e ricercatori, ad un alfiere del proibizionismo su tutti i fronti come il sen. Carlo Giovanardi. Rattrista che esponenti radicali si ritrovino alla corte di un istituto, come appunto il Mario Negri, che fu duramente contestato, nel nome della nonviolenza e dell’antidogmatismo, da una fulgida figura del mondo radicale come la fin troppo dimenticata Adele Faccio. Ci pare significativo valutare la presenza all’iniziativa dell’istituto Mario Negri, anche sullo sfondo di quanto accaduto all'ultimo congresso di Radicali Italiani, in cui non è stata approvata una mozione che chiedeva l’impegno da parte dei parlamentari radicali a indirizzare gli investimenti pubblici a favore dello sviluppo di metodi sostitutivi a quelli sugli animali. E questo nonostante l’associazione Coscioni abbia approvato a un proprio congresso, senza darne poi alcun seguito, una mozione molto simile negli intendimenti. Stando alla volontà di chi, al congresso radicale, ha votato contro la nostra proposta, non si deve destinare neanche un centesimo in più allo sviluppo di metodi scientificamente avanzati che consentano di cancellare per sempre la vergogna della sperimentazione animale fornendo anche, molto probabilmente, risultati più attendibili. Si è reso proprio un bel servizio alla libertà di ricerca scientifica e alla nonviolenza, non c’è che dire! Metodi coscioniani a parte, è notizia di questi giorni che il Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering di Harvard ha sviluppato un modello di polmone su micro-chip che riproduce le funzioni respiratorie permettendo di studiare la tossicità di alcuni farmaci chemioterapici e mostrandosi estremamente promettente, nelle parole degli ideatori, per i test farmacologici del futuro. Evidentemente, per qualche radicale un nuovo modello di ricerca scientifica non merita di essere finanziato: meglio chiudersi a riccio nella strenua difesa di uno status quo moralmente indifendibile e continuare a ribadire che la sperimentazione animale è “purtroppo” (ma pensa un po’) ancora necessaria (quanta ipocrisia si nasconde in un avverbio!). Come radicali, nel pieno rispetto delle singole convinzioni, ci teniamo a sottolineare che le posizioni assunte da qualche esponente non possono essere e non sono rappresentative né della storia di un partito né del sentire di gran parte idei militanti. Anche per questo abbiamo deciso di costituirci come “Parte in Causa”, associazione radicale antispecista, auspicando, tra l’altro, che la sperimentazione animale e, più in generale, la violenza dello specismo e dell’antropocentrismo possano essere finalmente oggetto di discussione aperta senza l’imposizione di vincoli dogmatici e di un pensiero unico nettamente antitetico ad una concezione nonviolenta della società.

Nessun commento:

Posta un commento