Riceviamo dal dott. Dell'Aira il seguente intervento che volentieri pubblichiamo
Emergenza
giustizia. Una svolta di
qualità: Istituzione del “Garante delle persone sottoposte a
misure restrittive o limitative della libertà personale
di Francesco Dell'Aira (già direttore
della Casa Circondariale di Terni).
Il Comitato dei ministri – organo
decisionale del Consiglio d’Europa, nato
nel 1949 e formato dai ministri degli
Esteri dei 47 Paesi membri, sta valutando quanto messo in atto dal Governo
italiano in merito all’emergenza giustizia.
L’Italia è lo Stato europeo con il maggior
numero di condanne per violazione della Convenzione europea dei diritti
dell’uomo (istituita nel 1959, con sede a Strasburgo): oltre 2 mila sentenze
della Cedu, soprattutto per irragionevole durata dei processi e per le
condizioni delle nostre carceri.
Dietro, c’è solo la Turchia.
Il Piano del Governo prevede la costruzione
di 11 nuove carceri (poi ridotte a 5) e 20 padiglioni (ridotti a 17) per un
totale di 11.573 posti. I lavori dovrebbero iniziare entro l’autunno del 2012,
per un costo complessivo di 661 milioni di euro.
Allo stato risulta che non sono stati
avviati i lavori di nessun nuovo istituto né della costruzione di nuovi padiglioni e tutti i progetti non sono stati
ancora appaltati. Gli stanziamenti attuali si limitano a 40 milioni di euro.
Per quanto riguarda le misure alternative
(argomento che procede lentamente in Commissione Giustizia alla Camera), nella
pratica le scelte del Governo hanno portato a risultati minimi: flessione dal
2010 pari a sole 1.987 unità.
Ci si aspetta quindi una ulteriore condanna
(si ricorda che la massima pena potrebbe essere l’espulsione di uno Stato
membro dal Consiglio).
La questione non è solo di capacità di
governo, per la gestione degli adempimenti e per il rispetto degli impegni, ma
una questione ben più ampia di affievolimento dei diritti costituzionali cui
assistiamo quotidianamente.
Le scelte (non) mediate dalla politica e
quindi con una ipotesi, almeno teorica, di soddisfazione delle richieste dei cittadini sono oggi di
natura esclusivamente tecnica e dettate prevalentemente dall’interesse di
pareggio contabile e di riduzione delle spese.
Il cittadino è esautorato di ogni
possibilità di interagire con un sistema che sempre di più lo allontana
dall’essere il centro di attenzione, come lo aveva collocato il legislatore
costituzionale, per trasformarlo in fonte di prelievo fiscale.
E questo in una pressoché totale assenza
dei doverosi controlli sugli enormi flussi di denaro pubblico dei quali, ormai
è palese, sfugge la gestione.
Il tema dell’esecuzione della pena entro i
confini del rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione e
dalle norme internazionali ha visto recenti interventi normativi i e più attuali quali l’introduzione dell’esecuzione
presso il domicilio delle pene detentive
non superiori a 18 mesi (per ultimo Legge 17.2.2012, n. 9) ed il DDL 5913 che
prevede l’introduzione della “messa alla prova”. Strumenti per affrontare più
rapidamente l’emergenza penitenziaria.
L’Amministrazione penitenziaria si dibatte
tuttavia in una situazione di grave insufficienza di risorse. Ne è esempio il
trasferimento al servizio sanitario nazionale delle sanità penitenziaria. Ed ancora si sta
ipotizzando di ulteriori deleghe di altri importanti settori oggi di esclusiva
competenza del Ministero della Giustizia.
E’ di tutta evidenza il ruolo che avranno le
Regioni in virtù delle competenze istituzionali soprattutto nei settori della
tutela sociale.
In questo panorama sono quindi
indispensabili figure di collegamento che facciano da catalizzatori e da
facilitatori nei rapporti sempre più complessi che si andranno a delineare nel
prossimo futuro e che vedranno l’ambito locale sempre più protagonista della
politica di cambiamento e di reingegnerizzazione.
Si inserisce così il prossimo dibattito,
organizzato a Perugia il prossimo 3 ottobre presso palazzo Donini, sul tema
della nomina del garante dei detenuti e che riguarda il più complesso panorama
della situazione detentiva in Umbria.
In Umbria abbiamo due punti fermi ed estremamente significativi che
consentono di mettere concretamente in sinergia tutte le risorse disponibili
veicolando nel modo più efficace le azioni:
1)
il protocollo di intesa tra la Regione Umbria ed il
Ministero della Giustizia, siglato a Perugia il 7 marzo 2001.
2)
la legge regionale 18 Ottobre 2006, n. 13, recante
“Istituzione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o
limitative della libertà personale”. La Regione Umbria istituisce un apposito
organismo per tutelare i diritti dei soggetti sottoposti a misure limitative
della libertà personale. La legge stabilisce, nel testo aggiornato, funzioni e
modalità di nomina del Garante.
Tale condizione consente di affrontare in modo organico il fenomeno
del continuo abbassamento del livello di
intervento in termini di risocializzazione e di trattamento nonostante
l’imperativo costituzionale che prevede nel lavoro, nello studio, nei rapporti
con le famiglie e di un utilizzo produttivo del tempo, i cardini dei principi
costituzionali della rieducazione.
In questo contesto si inserisce appropriatamente la figura del Garante che nasce dalla necessità di garantire un rapporto di
trasparenza e correttezza tra tutte le pubbliche amministrazioni e/o soggetti
concessionari di pubblici servizi o convenzionati con enti pubblici e che può
essere strumento di richiamo o di facilitazione in una azione di attrazione
delle forze del volontariato e del privato sociale che, a vario titolo,
interagiscono con l’amministrazione penitenziaria e i detenuti e gli internati
o chi si trova comunque in condizioni, anche provvisorie, di restrizione della
libertà personale.
E’ previsto in quasi tutti i paesi europei e, nell’esperienza italiana,
pur in dimensioni regionali o comunali,
si è dimostrato perfettamente in linea con gli obiettivi ed in alcuni casi si è
spinto a promuovere una legislazione regionale che recepisca le specifiche
difficoltà insite nell’esecuzione penale.
Occorre dunque lavorare in questa direzione realizzando una maggiore
integrazione tra le strutture di dentro e quelle di fuori. Il lavoro di rete costituisce una risorsa in
più anche per le positive collaborazioni che ne possono nascere, soprattutto in
tempi di crisi e di mancanza di fondi e di personale. Il collegamento tra
servizi interni al penitenziario e
servizi territoriali è il primo modo per
sviluppare maggiore progettualità, finalizzata al raggiungimento di un positivo
reinserimento.
Auspico quindi che si dia esecuzione alla
legge nominando quella figura che deve avere, a mio parere, soprattutto capacità manageriali per tracciare l’analisi
delle questioni e le proposte operative di soluzione, che sia equidistante dai soggetti assumendo una
posizione di equilibrio, che possieda le caratteristiche previste dalla legge e
quindi di conoscenza profonda
dell’ambiente nel quale si muove. Che abbia autorevolezza istituzionale e
credibilità personale, che abbia stimoli sufficienti ad affrontare in un
contesto programmatico organico tutte le questioni indicate nel protocollo del
21 marzo 2001 e che vanno dalle ragioni del reato, all’esecuzione penale, al
personale, al volontariato, fino alle vittime del delitto.
Dott. Francesco
Dell’Aira
(già direttore
della Casa Circondariale di Terni).
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