giovedì 27 settembre 2012

Istituzione del Garante dei detenuti: intervento di Francesco Dell'Aira, già direttore della Casa Circondariale di Terni


Riceviamo dal dott. Dell'Aira il seguente intervento che volentieri pubblichiamo
Emergenza giustizia. Una svolta di qualità: Istituzione del “Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale 
di Francesco Dell'Aira (già direttore della Casa Circondariale di Terni).



Il Comitato dei ministri – organo decisionale del  Consiglio d’Europa, nato nel 1949 e  formato dai ministri degli Esteri dei 47 Paesi membri, sta valutando quanto messo in atto dal Governo italiano in merito all’emergenza giustizia.
L’Italia è lo Stato europeo con il maggior numero di condanne per violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (istituita nel 1959, con sede a Strasburgo): oltre 2 mila sentenze della Cedu, soprattutto per irragionevole durata dei processi e per le condizioni delle nostre carceri.
Dietro, c’è solo la Turchia.
Il Piano del Governo prevede la costruzione di 11 nuove carceri (poi ridotte a 5) e 20 padiglioni (ridotti a 17) per un totale di 11.573 posti. I lavori dovrebbero iniziare entro l’autunno del 2012, per un costo complessivo di 661 milioni di euro.
Allo stato risulta che non sono stati avviati i lavori di nessun nuovo istituto né della costruzione di nuovi  padiglioni e tutti i progetti non sono stati ancora appaltati. Gli stanziamenti attuali si limitano a 40 milioni di euro.
Per quanto riguarda le misure alternative (argomento che procede lentamente in Commissione Giustizia alla Camera), nella pratica le scelte del Governo hanno portato a risultati minimi: flessione dal 2010 pari a sole 1.987 unità.
Ci si aspetta quindi una ulteriore condanna (si ricorda che la massima pena potrebbe essere l’espulsione di uno Stato membro dal Consiglio).
La questione non è solo di capacità di governo, per la gestione degli adempimenti e per il rispetto degli impegni, ma una questione ben più ampia di affievolimento dei diritti costituzionali cui assistiamo quotidianamente.
Le scelte (non) mediate dalla politica e quindi con una ipotesi, almeno teorica, di soddisfazione  delle richieste dei cittadini sono oggi di natura esclusivamente tecnica e dettate prevalentemente dall’interesse di pareggio contabile e di riduzione delle spese.
Il cittadino è esautorato di ogni possibilità di interagire con un sistema che sempre di più lo allontana dall’essere il centro di attenzione, come lo aveva collocato il legislatore costituzionale, per trasformarlo in fonte di prelievo fiscale.
E questo in una pressoché totale assenza dei doverosi controlli sugli enormi flussi di denaro pubblico dei quali, ormai è palese, sfugge la gestione.
Il tema dell’esecuzione della pena entro i confini del rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione e dalle norme internazionali ha visto recenti interventi normativi i e più  attuali quali l’introduzione dell’esecuzione presso il domicilio delle  pene detentive non superiori a 18 mesi (per ultimo Legge 17.2.2012, n. 9) ed il DDL 5913 che prevede l’introduzione della “messa alla prova”. Strumenti per affrontare più rapidamente l’emergenza penitenziaria.
L’Amministrazione penitenziaria si dibatte tuttavia in una situazione di grave insufficienza di risorse. Ne è esempio il trasferimento al servizio sanitario nazionale delle  sanità penitenziaria. Ed ancora si sta ipotizzando di ulteriori deleghe di altri importanti settori oggi di esclusiva competenza del Ministero della Giustizia.
E’ di tutta evidenza il ruolo che avranno le Regioni in virtù delle competenze istituzionali soprattutto nei settori della tutela sociale.
In questo panorama sono quindi indispensabili figure di collegamento che facciano da catalizzatori e da facilitatori nei rapporti sempre più complessi che si andranno a delineare nel prossimo futuro e che vedranno l’ambito locale sempre più protagonista della politica di cambiamento e di reingegnerizzazione.
Si inserisce così il prossimo dibattito, organizzato a Perugia il prossimo 3 ottobre presso palazzo Donini, sul tema della nomina del garante dei detenuti e che riguarda il più complesso panorama della situazione detentiva in Umbria.
In Umbria abbiamo due punti fermi ed estremamente significativi che consentono di mettere concretamente in sinergia tutte le risorse disponibili veicolando nel modo più efficace le azioni:
1)   il protocollo di intesa tra la Regione Umbria ed il Ministero della Giustizia, siglato a Perugia il 7 marzo 2001.
2)   la legge regionale 18 Ottobre 2006, n. 13, recante “Istituzione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale”. La Regione Umbria istituisce un apposito organismo per tutelare i diritti dei soggetti sottoposti a misure limitative della libertà personale. La legge stabilisce, nel testo aggiornato, funzioni e modalità di nomina del Garante.
Tale condizione consente di affrontare in modo organico il fenomeno del  continuo abbassamento del livello di intervento in termini di risocializzazione e di trattamento nonostante l’imperativo costituzionale che prevede nel lavoro, nello studio, nei rapporti con le famiglie e di un utilizzo produttivo del tempo, i cardini dei principi costituzionali della rieducazione.
In questo contesto si inserisce appropriatamente  la figura del Garante che nasce  dalla necessità di garantire un rapporto di trasparenza e correttezza tra tutte le pubbliche amministrazioni e/o soggetti concessionari di pubblici servizi o convenzionati con enti pubblici e che può essere strumento di richiamo o di facilitazione in una azione di attrazione delle forze del volontariato e del privato sociale che, a vario titolo, interagiscono con l’amministrazione penitenziaria e i detenuti e gli internati o chi si trova comunque in condizioni, anche provvisorie, di restrizione della libertà personale.
E’ previsto in quasi tutti i paesi europei e, nell’esperienza italiana, pur in dimensioni regionali  o comunali, si è dimostrato perfettamente in linea con gli obiettivi ed in alcuni casi si è spinto a promuovere una legislazione regionale che recepisca le specifiche difficoltà insite nell’esecuzione penale.
Occorre dunque lavorare in questa direzione realizzando una maggiore integrazione tra le strutture di dentro e quelle di fuori. Il lavoro di rete costituisce una risorsa in più anche per le positive collaborazioni che ne possono nascere, soprattutto in tempi di crisi e di mancanza di fondi e di personale. Il collegamento tra servizi  interni al penitenziario e servizi  territoriali è il primo modo per sviluppare maggiore progettualità, finalizzata al raggiungimento di un positivo reinserimento.
Auspico quindi che si dia esecuzione alla legge nominando quella figura che deve avere, a mio parere, soprattutto  capacità manageriali per tracciare l’analisi delle questioni e le proposte operative di soluzione, che  sia equidistante dai soggetti assumendo una posizione di equilibrio, che possieda le caratteristiche previste dalla legge e quindi  di conoscenza profonda dell’ambiente nel quale si muove. Che abbia autorevolezza istituzionale e credibilità personale, che abbia stimoli sufficienti ad affrontare in un contesto programmatico organico tutte le questioni indicate nel protocollo del 21 marzo 2001 e che vanno dalle ragioni del reato, all’esecuzione penale, al personale, al volontariato, fino alle vittime del delitto.

Dott. Francesco Dell’Aira
(già direttore della Casa Circondariale di Terni).

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