lunedì 23 luglio 2012

Basta con la violenza di certe sagre, di Francesco Pullia

Le chiamano sagre o feste anche se di festoso o gioioso non hanno proprio nulla, anzi testimoniano quanto ci sia ancora da fare per sradicare la mentalità retriva secondo cui i momenti di socializzazione dovrebbero abbinarsi all'uccisione e al consumo di altre specie animali. Le varie sagre della lepre, del cinghiale, della porchetta, del castrato, della lumaca (non si risparmia proprio nessuno) che, ahinoi, pullulano in periodo estivo, lungi dall'essere manifestazioni di aperta convivialità, sono drammatica espressione di ritardo culturale e risultano decisamente offensive in una regione, come l'Umbria, che ha dato i natali a Francesco d'Assisi e ad Aldo Capitini, nonviolento e fondatore, con Edmondo Marcucci, della Società vegetariana italiana. Nessuno pretende di imporre proprie scelte di vita. Si vuole, invece, suscitare una seria, profonda riflessione sul rapporto tra uomo e altri animali, alla luce di una responsabilità, oggi più che mai urgente, fondata sull'etica della compassione, della compresenza, dell'inter(in)dipendenza.
Francesco Pullia

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