venerdì 6 maggio 2011

Una dichiarazione di Cristina Gambini, sorella di Luca, sull’andamento del processo per la morte avvenuta nel reparto di Psichiatria di Perugia il 30 dicembre 2007

Luca Gambini era un ragazzo di 29 anni di San Giustino morto nel reparto di Psichiatria di Perugia il 30 dicembre 2007  Luca era ricoverato al Servizio psichiatrico diagnosi e cura e nella notte tra il 29 e il 30 dicembre 2007 morì per insufficienza cardiorespiratoria di <<tipo centrale>>, specificò l'autopsia. A provocarla, un'overdose di metadone. Il ragazzo l'aveva rubato dal carrello dei medicinali degli infermieri in servizio il 29 dicembre. Prese una boccetta da 160 milligrammi, assumendone buona parte. Si era quindi sentito male e a distanza di dieci ore morì. Radicaliperugia.org pubblica una dichiarazione della sorella di Luca, Cristina, a pochi giorni da una nuova udienza per il processo. Si tratta di una vicenda toccante: al di là delle singole responsabilità individuali, rispetto alle quali non sta a noi pronunciare alcun giudizio, con la pubblicazione di questa testimonianza vogliamo denunciare la lentezza della giustizia e dare voce alla sofferenza di una famiglia.

Mercoledì 11 maggio 2011 ore 12:00, saremo di nuovo in tribunale, questa volta in veste di testimoni, io e mia mamma, per la morte di Luca, rispettivamente fratello e figlio.

Ancora una volta dovremmo salire le scale del tribunale, entrare dentro l’aula che quel giorno sarà assegnata per una delle ormai tante udienze, del processo per la morte di Luca Gambini. Solo chi, suo malgrado, ha attraversato quello che vive ormai da anni, la mia famiglia, può capire le sensazioni che proviamo, un mix di tristezza, rabbia, paura, impotenza. Queste udienze, riaprono tutte le volte la più grande ferita della mia vita, una ferita che comunque non scomparirà mai, perché mio fratello non c’è più e la sua morte è stata così stupida e prevedibile, che ancora oggi, a distanza di quasi 3 anni e mezzo, mi chiedo come sia potuto accadere tutto questo.

Ma Luca non ce lo ridarà nessuno, Luca non tornerà mai più a casa. L’unica cosa, che ci potrà essere ora, dal 30 dicembre del 2007, giorno in cui Luca se ne andato,  è la giustizia. E scrivo, ci potrà essere, perché ancora giustizia non c’è.

Da giugno 2010, siamo in attesa che venga depositata la sentenza del Gip; è passato quasi un anno. Il primario, che nella sopra citata sentenza, è stato condannato a una pena di 8 mesi (pena sospesa), nemmeno intende pagare le spese processuali, e anzi, visto che si ritiene innocente, ricorrerà in appello appena possibile per farsi ridurre questi 8 mesi, che già così appaiono una condanna davvero effimera in confronto alle responsabilità oggettive riconducibili al medico. L’assicurazione, è in sostanza latitante. Oltre al dolore per la morte di Luca, ci ritroviamo dentro questo vortice fatto di processi, imputati, udienze, etc, con l’unico obiettivo di avere giustizia. Giustizia per Luca, giustizia perché quello che è successo a Luca non debba più ripetersi, giustizia, perché la morte di Luca è un fallimento di tutta la società. Spero che il sistema non dia per scontato e come unica alternativa, il fatto che una famiglia, delle persone, debbano sopportare in aggiunta alla perdita ingiusta di un proprio caro, un così lungo calvario, per avere ciò che civilmente dovrebbe essere scontato: giustizia Mi auguro, e auguro alla mia famiglia e ai miei genitori non più giovanissimi, che questa ulteriore sofferenza termini al più presto e in maniera onesta.

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