martedì 3 maggio 2011

Registro delle disposizioni anticipate a Perugia: cronaca di una iniziativa radicale

di Andrea Maori

Ieri, 2 maggio, è stato il primo giorno di attivazione del Registro delle disposizioni anticipate di trattamento (testamento biologico e dichiarazioni di donazione di organi) presso il Comune di Perugia. Ricevuti da un efficiente funzionario, io insieme ad Elisabetta Chiacchella, storica militante radicale di Perugia, abbiamo proceduto alla registrazione, preceduti solo di qualche minuto dall’Assessore Monia Ferranti che ha reso esecutiva la procedura prevista in una delibera del Consiglio Comunale di Perugia, frutto di un lungo ed elaborato lavoro di una commissione consiliare istituita ad hoc e presieduta dal Consigliere Tommaso Bori. La vicende nasce però più di un anno fa quando i radicali di Perugia consegnano centinaia di firme autenticate in calce ad una petizione alla segreteria comunale. Grazie all’intenso lavoro dell’associazione, in particolare di Tommaso Ciacca e Pierfrancesco Pellegrino, a seguito della petizione si riesce ad aprire, finalmente, un dibattito serio in città favorito anche una istanza promossa dall’Uar che raccolse centinaia di firme. Il consiglio comunale, su pressione dell’opposizione, decide di convocare un Consiglio Grande, cioè di un consiglio aperto al contributo dei cittadini. In una sala dei Notari affollata, per tutto un lungo pomeriggio, i cittadini di Perugia hanno così potuto discutere di vita e di morte, di terapie intensive e delle modalità di attuazione dei principi di libertà di cura, anche nell’ambito delle competenze delle singole amministrazioni comunali. Passano i mesi e il dibattito si sposta in una commissione istituita ad hoc dal Consiglio Comunale. L’opposizione preme e grida allo scandalo per i soldi buttati all’aria e minaccia ricorsi alla Corte dei Conti. Infine, il lavoro della Commissione, viene sostanzialmente approvato dal Consiglio Comunale il 7 marzo scorso, dalla sola maggioranza, con l’opposizione che esce dall’aula e i distinguo di alcuni consiglieri di maggioranza. I Radicali temono che l’amministrazione burocratica blocchi la fase esecutiva della delibera: l’Assessore Ferranti, fa invece in modo di attivare con una certa celerità la procedura che portasse all’istituzione del registro in quanto - come ha avuto modo di dichiarare ieri: “l'amministrazione comunale (nel suo percorso quotidiano di vicinanza al cittadino) deve a mio parere fornire, anche in assenza di una norma che legiferi espressamente sul tema, ogni strumento necessario alla manifestazione della volontà dei singoli individui.” In base a quanto previsto dall’Amministrazione comunale, chi si registra dichiara di aver consegnato le proprie disposizioni anticipate di trattamento ad un notaio, un avvocato o un fiduciario o altro destinatario, in caso di grave danno cerebrale che possa comportare la perdita della coscienza senza una ragionevole possibilità di recupero. Il Comune rilascia un tesserino con il quale si attesta che il cittadino si è registrato e registra anche il nome e il recapito del fiduciario che ha in deposito le dichiarazioni per la libertà di cura. Il registro costituisce uno strumento di civiltà giuridica nel campo medico, rispettoso delle volontà dei cittadini riguardo alle strategie terapeutiche da attuare in caso di gravi difficoltà fisiopsichiche. Nel suo comunicato l’Assessore Ferranti ha inoltre dichiarato che “I cittadini maggiorenni e residenti nel comune di Perugia possono richiedere l’iscrizione recandosi di persona con un documento d'identità valido, all’Ufficio del registro comunale delle dichiarazioni per la libertà di cura, situato a Perugia in via Scarlatti 43 e aperto al pubblico dalle 8.30 alle 12.30 tutti i giorni escluso il sabato e i giorni festivi". Al di là dell’importanza della giornata di ieri – segnata anche dalla polemica dell’Udc che, tramite il suo esponente Maurizio Ronconi, ha dichiarato che il registro è “illegittimo e privo di validità” – temiamo che senza un’adeguata informazione, questo importante strumento rischia di cadere nell’indifferenza. Non possiamo quindi che auspichiamo che il Comune di Perugia voglia pubblicizzare al massimo questa opportunità offerta ai nostri concittadini. Se la improvvida e integralista legge Calabrò in discussione alla Camera dei Deputati dovesse cancellare i registri, siamo pronti a ricorsi per il rispetto delle nostre volontà.

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