giovedì 17 febbraio 2011

Iraq: verità nascoste. La documentazione fotografica, audio e un documento con la cronologia sulle tappe della proposta di esilio per Saddam Hussein presentata a Perugia il 14 febbraio 2011

Qui sotto la documentazione fotografica e  audio dell'incontro con Matteo Angioli e Mao Valpiana, moderato da Elisabetta Chiacchella e introdotto da Liliana Chiaramello. Di seguito la cronologia sulle tappe della proposta di esilio per Saddam Hussein.


veri2veri3

registrazione audio, a cura di Radio Radicale

CRONOLOGIA IRAQ

Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito

www.radicalparty.org

http://bushblaircontrosicurapacefeceroguerrairakimpedendoesilioasaddam.it/

Il 7 gennaio 2003 il capo degli ispettori UNMOVIC Hans BLIX informa il Consiglio di Sicurezza che gli Iracheni non stavano affatto collaborando proattivamente. Una dichiarazione molto critica nei confronti dell’Iraq: “sembra che non abbiano la minima idea di cosa significhi disarmare”.

Il 9 gennaio 2003, il Ministro degli Esteri greco George PAPANDREOU, Presidente di turno dell’UE, annuncia la preparazione di una missione dell’UE in Arabia Saudita, Siria, Giordania, Egitto, Libano, Israele e Territori palestinesi, per una soluzione diplomatica della crisi irachena.Il 16 gennaio 2003, il presentatore statunitense Wolf BLITZER ospita sulla CNN un dibattito sulla crisi irachena, durante il quale viene evocata la possibilità che Saddam Hussein vada in esilio, fra i corrispondenti della CNN Peter ARNETT, Bernard SHAW, Arthur KENT e il direttore di Time.com Tony KARON.

Il 20 gennaio 2003 va in onda sulla rete pubblica americana PBS una  trasmissione condotta da Jim LEHRER, il più autorevole presentatore degli approfondimenti politici, dal tiolo “Saddam in esilio?” Partecipano Donald RUMSFELD, Tom BEARDEN, Mohammed WAHBY, Robin WRIGHT e Judith JAPHE.

Lo stesso giorno, Marco Pannella e il Partito Radicale lanciano la campagna “Iraq Libero: unica alternativa alla guerra”, rivolta ai parlamenti italiano ed europeo e alla comunità internazionale, incentrata sulla proposta di esilio di Saddam Hussein, seguito da un progetto di amministrazione fiduciaria dell’ONU per la transizione ad uno Stato democratico. Pannella indica personaggi di altissimo livello civile e democratico, quali Amartya SEN e Michel ROCARD, a cui poter affidare la transizione.

Il 23 gennaio 2003 il 62% degli Americani intervistati dalla Gallup Poll si pronuncia a favore dell’obiettivo “esilio di Saddam Hussein”. Il sondaggio viene reso pubblico solamente il 18 marzo 2003 a guerra ormai dichiarata. Inspiegabilmente?

Il 30 gennaio 2003, l’appello risulta già sottoscritto da quasi 10.000 cittadini di circa 120 nazioni, e da circa 250 parlamentari italiani (allo scoppio della guerra avranno firmato 27.344 cittadini di 171 nazioni, 46 eurodeputati e 501 parlamentari italiani, pari al 53,5% degli eletti).

Il 31 gennaio 2003 Bush e Blair si incontrano per circa due ore nello studio ovale della Casa Bianca. Col Presidente BUSH c’è Condoleeza RICE, allora consigliere nazionale per la sicurezza, Dan FRIED, assistente della Rice ed Andrew CARD jr, capo dello staff della Casa Bianca. Tony BLAIR è accompagnato da David MANNING e Matthew RYCROFT, consiglieri per la politica estera e Jonathan POWELL capo dello staff di 10 Downing Street. BUSH e BLAIR concordano sull’inevitabilità della guerra “entro poche settimane, a meno che Saddam non venga assassinato o accetti di andarsene volontariamente”. Nel memorandum dell’incontro, redatto successivamente da David MANNING, risulta chiaramente che il Presidente ritiene inevitabile l’invasione dell’Iraq e fissa la data dell’attacco non oltre il 10 marzo.

Il 5 febbraio 2003, Colin POWELL presenta, collegato in mondovisione, al Consiglio di Sicurezza una presunta documentazione fotografica sulle armi di distruzione di massa in Iraq (successivamente, l’8 settembre 2005 Powell dichiara che quest’episodio costituisce la macchia indelebile della sua storia di soldato e di cittadino americano).

Il giorno stesso e nella stessa sede il Ministro degli Esteri francese Dominique DE VILLEPIN compie un passo che sembrava poter superare la gravissima spaccatura all’interno dell’UE proponendo di irrobustire immediatamente, raddoppiandoli o tripicandoli, la presenza degli ispettori dell’UNMOVIC in Iraq. La Francia accetta di avallare e di usare come deterrente a fini di pace e di liberazione dell’Iraq gli ormai 250.000 soldati anglo-americani nell’area.

In realtà, come sopra documentato, BUSH e BLAIR stavano già discutendo solamente se la data dell’invasione dovesse essere quella del 10 o del 14 marzo.

Il 7 febbraio 2003, George PAPANDREOU, dopo aver visitato Siria, Giordania e Libano, dichiara di aver esplorato la possibilità che una nazione araba offra asilo al leader iracheno, scongiurando così il conflitto. PAPANDREOU accetterà il suo impegno e propone di intraprendere una missione congiunta di pace UE-Araba proprio a Baghdad. Gli Emirati Arabi Uniti stavano già operando in questa prospettiva.

L’8 febbraio 2003, in un articolo apparso sul quotidiano (di proprietà della Fiat) La Stampa, l’autorevole scrittore e giornalista Igor MAN scrive che Silvio BERLUSCONI ha consegnato, tramite il Ministro degli Estri libico Abdel Rahman SHALGAM, un memorandum al colonnello Muammar GHEDDAFI chiedendogli di verificare presso Saddam Hussein se la soluzione dell’esilio o altra poteva da lui essere accettata. La risposta di Gheddafi a Berlusconi, positiva per quanto riguarda l’esilio, risulterà ufficialmente dal verbale dell’ambasciatore spagnolo dell’incontro di Crawford tra BUSH e AZNAR. BERLUSCONI, secondo Igor Man,  nel caso in cui da Tripoli non giungesse risposta, tenterebbe di tentare un’opera di convincimento attraverso un interlocutore ancor più diretto: Tareq AZIZ.

Il 12 febbraio 2003, in un’audizione alla Camera dei Rappresentanti Colin POWELL afferma che gli USA stanno studiando “dove, con quali protezioni e come esattamente mettere in atto questa operazione. Non ne stiamo solo discutendo, siamo in contatto con una serie di paesi che si sono dimostrati disponibili a far arrivare  questo messaggio al regime iracheno”. E’ la prima volta che la Casa Bianca fa sapere, ai massimi livelli, che non starebbe solo “incoraggiando”  il Rais a lasciare il Paese per evitare la guerra, ma che sta attivamente lavorando per realizzare l’obiettivo dell’esilio.

Il 14 febbraio 2003, Tarek AZIZ è in visita a Roma dove incontra Papa GIOVANNI PAOLO II nella sua biblioteca privata. Il Papa gli ribadisce la forte contrarietà del Vaticano alla guerra. AZIZ ne fa menzione ad una conferenza stampa.

Il 19 febbraio 2003 la campagna di Marco Pannella e del Partito Radicale si conclude positivamente sul fronte italiano: col parere favorevole del Governo e con 345 sì, 38 no e 52 astenuti, la Camera dei Deputati vota una risoluzione che impegna il Governo a sostenere, presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’obiettivo dell’esilio per il dittatore iracheno e il suo entourage e di quello di un Governo provvisorio controllato dalle Nazioni unite che ripristini a breve il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti gli iracheni.

Il 22 febbraio 2003, in un incontro nel suo ranch di Crawford, George  BUSH informa Josè Maria AZNAR che Muammar GHEDDAFI ha risposto a Silvio BERLUSCONI che Saddam sembra effettivamente disponibile ad accettare l’esilio. AZNAR insiste e BUSH ribadisce che l’invasione dovrebbe essere fatta il 10 e non il 14 marzo come invece preferito da BLAIR.  Questo documento potrebbe quasi da solo provare quali tradimenti dei rispettivi paesi fossero commessi da Bush ed Aznar.

All’incontro sono presenti: Condoleezza RICE consigliere per la sicurezza nazionale; Daniel FRIED, consigliere per la sicurezza nazionale e responsabile per gli affari europei; Alberto CARNERO, consigliere di AZNAR per la politica estera e Javier RUPEREZ, ambasciatore spagnolo negli Stati Uniti, autore del memorandum e quindi praticamente ignorato nella ricerca ufficiale della verità, come assicurato da Jon DAY e Gus O’DONNELL.

L’1 marzo 2003, si riunisce a Sherm el-Sheik il Summit della Lega Araba. Lo Sceicco degli Emirati Arabi Uniti, Zayed al-Nahyan, aveva preannunciato che avrebbe proposto di decidere, come proposto da Saddam stesso, un voto favorevole all’accettazione. Per quattro volte, una delegazione degli EAU si era incontrata con Saddam a Baghdad. Saddam – ormai deciso – chiedeva che fosse la Lega Araba a sostenere l’offerta di esilio, che in tal caso egli avrebbe accettato. La proposta non è stata mai discussa perché Gheddafi ha sabotato il meeting accusando il Re saudita di essersi venduto agli USA, boicottando così la possibilità per la Lega Araba di avanzare la proposta in modo formale.

Al termine del summit della Lega Araba di Sharm el-Sheik, George PAPANDREOU ribadisce: “la guerra non è inevitabile” ed esprime sostegno alle iniziative di gran parte del mondo arabo per la soluzione pacifica alla crisi irachena, in particolare quella dell’esilio o equivalente.

Il 10 marzo 2003, il Ministro degli Esteri britannico Jack STRAW presenta alla Camera dei Comuni il Rapporto Blix, 173 pagine pubblicate dall’ispettore svedese il 6 marzo 2003. Si tratta quindi del documento che avrebbe costituito la base sulla quale si sarebbe votata l’entrata in guerra o la pace contro l’Iraq. Ma nella sua dichiarazione STRAW sembra sostenere che gli ispettori UNMOVIC abbiano trovato le prove che l’Iraq ci fosse antrace.

Lo stesso giorno, Peter LILLEY, deputato conservatore per il collegio di Hitchin and Harpenden, prende la parola in aula per far notare che i deputati possono consultare alcune copie del documento Blix presso la Biblioteca della Camera dei Comuni, ma non possono riprodurle.

Inoltre, nel documento che redige e invia alla Commissione Chilcot, LILLEY scrive che nel consultare la sezione del rapporto Blix indicata da Jack STRAW, ha scoperto che i ritrovamenti di tracce di antrace menzionati da STRAW si riferiscono non alle scoperte degli ispettori UNMOVIC nel 2002, bensì a quelle degli ispettori UNSCOM effettuate fino al 1996 – scoperte che erano divenute di dominio pubblico da tempo.

E’ assolutamente inspiegabile che l’On. LILLEY non sia stato e non venga interpellato sulla sua documentatissima denuncia delle impossibili condizioni in cui il parlamento era stato chiamato a deliberare in questa cruciale occasione.

Il 12 marzo 2003, secondo quanto affermato da un funzionario tuttora anonimo sul Guardian il 21 gennaio 2011, otto giorni prima dell’invasione dell’Iraq il Ministro degli Esteri Jack STRAW, in una riunione avrebbe ricordato a BLAIR che se non voleva correre il rischio di doversi dimettere, aveva a disposizione una semplice “via d’uscita” che avrebbe consentito alla GB di evitare il conflitto armato.

Lo stesso STRAW aveva contribuito ad ingannare il parlamento affermando la clamorosa menzogna che Blix aveva rinvenuto tracce di antrace, mentre invece aveva assolutamente escluso ogni traccia di ADM.

Il 22 settembre 2009 secondo un cablo di Wikileaks risulta che Jon DAY, direttore del ministero della difesa, aveva assicurato alla sottosegretaria statunitense agli esteri, Ellen TAUSCHER che la GB avrebbe messo in atto misure per proteggere gli interessi degli USA durante l’inchiesta sulla guerra in Iraq. In un articolo del Guardian del 18 gennaio 2011, Gus O’DONNELL, segretario del Gabinetto dei Ministri e dunque principale funzionario britannico, in sostanza conferma quanto emerso da un cablo grazie a Wikileaks, cioè che alcune note inviate da BLAIR a BUSH nei mesi precedenti alla guerra non saranno pubblicate.

Il 28 gennaio 2011 il Segretario del Gabinetto dei Ministri e principale funzionario britannico, Gus O’DONNELL, testimoniando alla Commissione Chilcot afferma che Blair non avrebbe rispettato in pieno il codice ministeriale che contraddistingue l’opera del Gabinetto. “Tony Blair voleva coinvolgere meno possibile il Gabinetto nelle discussioni perché sentiva che sarebbero divenute pubbliche molto rapidamente”, ha dichiarato O’DONNELL.

Il 7 febbraio 2011, un altro rapporto preparato da O’DONNELL, rivela che il governo di Gordon Brown agevolò il rilascio dell’unico terrorista libico condannato e incarcerato per la strage di Lockerbie, Abdelbaset al-Megrahi. Il governo laburista aveva indirettamente fatto pressione sul governo scozzese per concedere il rilascio.

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