giovedì 16 aprile 2009

Presidio nonviolento di fronte Palazzo Chigi per rivitalizzare l'istituto referendario

Maori e GalganoAndrea Maori al presidioE' in corso a Roma, di fronte la sede del governo, un presidio no-stop del comitato promotore dei referendum elettorali per chiedere l'abbinamento dei referendum elettorali con le elezioni amministrative ed europee nei giorni 6-7 giugno prossimi. Andrea Maori, esponente radicale di Perugia, ha partecipato al presidio nella notte tra il 15 e il 16 aprile, per testimoniare la validità di una battaglia politica democratica e di trasparenza. Pur mantenendo alcune riserve sui quesiti referendari, la battaglia del comitato, assolutamente nonviolenta, è volta ad ottenere l'abbinamento perchè consente allo Stato un risparmio di circa 400 milioni di euro ed è in linea con quello che avviene in alcuni paesi come la Svizzera e gli Usa dove ogni anno gli elettori sono chiamati al voto su pacchetti di referendum e votazioni di vario tipo. Ma la proposta dell'election day consente di salvare l'istituto referendario da giochini strani, come gli incroci di subdole astensioni, come è successo nel 2005 con la campagna astensionista promossa dalla Cei sui referendum abrogativi della legge 40 in materia di procreazione medicalmente assistita e ricerca scientifica

2 commenti:

  1. BONINO SU REFERENDUM

    Da Radicali sosteniamo - e documenteremo con ancora più precisione nei prossimi giorni - che in Italia è in vigore (e non da oggi!) un regime per il quale, da destra a sinistra, l'illegalità e la negazione di leggi, obblighi e scadenze costituzionali, sono diventati pratica quotidiana per tutta la classe politica. Tutto, ma proprio tutto, viene piegato e subordinato alle convenienze tattiche di un'oligarchia autoreferenziale, sicché pare passare per "normale" proposta l'idea, letteralmente eversiva, che si possa rinviare il referendum di un anno solo perché "oggi" sarebbe scomodo sia per la destra che per la sinistra. In questo modo si calpestano la Costituzione, le leggi, i diritti dei cittadini, del comitato promotore e dei firmatari! E' "eccessivo" chiamarlo golpe? Se qualcuno tra qualche anno decidesse di rinviare le elezioni politiche perché scomode, o in quel momento inopportune, posso chiedere a D'Alema, Ferrero, Berlusconi e quant'altri come lo definirebbero? Sono una convinta sostenitrice del "NO" a questi referendum, perché credo ad un bipartitismo anglosassone fondato sul rapporto tra eletti e territorio e non sulle nomine dei capipartito, ma è inaccettabile che l'imbarazzo politico manovriero di alcuni, possa trasformarsi nella negazione dei diritti costituzionali di tutti. Niente di nuovo ahimè, ma, se ancora possibile, sempre peggio...

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  2. fratello di Lallino17/04/09, 20:24

    Torino: referendum elettorali/radicali, il comitato promotore è potere dello Stato. Deve essere sentito dal governo, prima di decidere la data
    Riduzione del danno anche sui referendum: si voti il prossimo anno.


    Torino, 17 aprile 2009

    Al termine del sit-in del comitato promotore referendum tenutosi questa mattina sotto la Prefettura di Torino, gli esponenti radicali torinesi Giulio Manfredi e Igor Boni hanno dichiarato:



    “L’arroganza della partitocrazia non ha limiti: prima la Lega Nord, un partito che ha l’8% dei voti e che li ha presi grazie alla denuncia demagogica degli sprechi di “Roma ladrona”, impone a Berlusconi (che lo dichiara pubblicamente) un vero e proprio ricatto “no all’abbinamento referendum/elezioni europee o crisi di governo”; poi, una volta ottenuto il risultato (con l’annessa dilapidazione di 373 milioni di euro), il ministro degli Interni Roberto Maroni, che ha agito nella fattispecie come militante della Lega Nord e non come ministro di tutti gli italiani, dichiara che intende consultare l’opposizione (come è democratico!) prima di fissare finalmente la data dei referendum.



    Come in passato per i referendum radicali, il comitato promotore è completamente dimenticato e censurato, è come se non esistesse; eppure è a pieno titolo un potere dello Stato, in base a sentenze della Corte Costituzionale. Eppure, in un Paese non occupato fino nell’anima dal regime partitocratico, Giovanni Guzzetta e Mario Segni (qualsiasi sia l’opinione che si abbia di loro) dovrebbero essere i primi ad essere sentiti dal Ministro degli Interni, dal capo del governo. Guzzetta ha chiesto da giorni un incontro a Berlusconi, inutilmente.



    Ci permettiamo, infine, di auspicare anche in tema di referendum la riduzione del danno: si voti non il 21 giugno (i risparmi sarebbero minimi e il quorum non sarebbe assolutamente raggiunto) ma il prossimo anno, sperando di non dover di nuovo assistere ai ricatti di questi giorni.”

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