giovedì 29 gennaio 2009

Maori: Sicurezza, i risultati della propaganda del Governo sull'uso delle Forze armate nelle strade

Un soldato in strada

L'esperienza relativa alla presenza dei  militari nelle pattuglie miste con le forze dell'ordine ha evidenziato che esiste un controllo molto forte sulla base dell'aspetto fisico, ovvero sul colore della pelle. Questo atteggiamento viene definito 'racial profiling', una delle piaghe che sconvolge i rapporti fra etnie e razze diverse in Paesi dove è tradizionalmente forte l'immigrazione. I dati – non recentissimi, è vero – li ha forniti il ministro Maroni, nell'indifferenza generale, alla fine dell'estate, sulla base della prima esperienza delle pattuglie nelle strade.  Il racial profiling è poco studiato in Italia e non se ne parla abbastanza e costituisce uno dei rischi della militarizzazione del territorio che portare a maggiore clandestinizzazione ed emarginazione. Un esempio: se sei nero e guidi una macchina vecchia e scassata, sono molto più alte le probabilità di essere fermato per un controllo dei documenti, rispetto a quelle di un bianco in giacca e cravatta su una macchina nuova. Risultato: il nero con la macchina scassata viene fermato una o due volte al mese, il bianco con la macchina nuova viene fermato una volta ogni due anni.
L'esercito è poco adatto a compiti tipici delle forze di polizia. Se si devono ridurre i rischi legati alla criminalità non sarà qualche soldato a risolvere un problema che è ben più articolato. Per ridurre la criminalità bisogna entrare nel tessuto sociale laddove agisce la criminalità. L'esercito non ha questo ruolo e non può averlo.
Diventa quindi pura propaganda quella del governo quando afferma che nelle città si possono evitare le violenze sessuali con le forze armate. I militari fanno un altro mestiere e non sono adatte a questo tipo di interventi.
Ma le esternazioni propagandistiche di Berlusconi sull'invio di altri 30 mila soldati dell'esercito per le strade configgono  con i numeri. Le forze armate italiane hanno complessivamente 190 mila effettivi. La legge finanziara 2008 ha già previsto la loro riduzione a 141 mila nei prossimi quattro anni e sarà l'esercito a subire i maggiori tagli. L'Esercito attualmente costituisce una forza complessiva di 109 mila uomini. Se si tolgono tutti gli attuali effettivi impegnati in varie missioni che provengono da reparti operativi i restanti 60-70  mila ricoprono gli incarichi più diversi. Se dunque il governo volesse effettivamente schierare 30 mila soldati per le strade, applicando le necessarie "rotazioni", avrebbe bisogno di altri 60 mila effettivi, senza poi parlare degli aggravi di spesa per la difesa che non è assolutamente previsto dalla Finanziaria per i costi di addestramento.
Ma c'è un altro aspetto che pochi ricordano e tra questi va segnalato il sito dell'Associazione degli Utenti e Consumatori www.aduc.it ed è l'alto numero di poliziotti. Secondo l'Aduc infatti nel nostro Paese c'e' un poliziotto ogni 134 abitanti, neonati e novantenni compresi. Il totale è infatti pari a 391mila poliziotti cui aggiungere il personale della vigilanza privata pari a circa 50mila addetti. L'Italia e' quindi protetta da ben 441mila persone addette alla sicurezza. Sono tante, il che, rispetto al "sistema sicurezza" che non funziona, significa che c'e' per lo meno un problema di coordinamento delle attività.

2 commenti:

  1. Carlo Ruggeri30/01/09, 11:38

    Confermo, io che sono appena un po' meticciato vengo fermato più frequentemente... ;)
    Ottimo articolo, aggiungo che ai 30.000 soldati servirebbero 30.000 poliziotti o carabinieri accanto, visto che un militare non può arrestare nessuno se un carabiniere o un poliziotto non convalida il fermo.

    Propaganda, e scadente.

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  2. Fratello di Lallino30/01/09, 15:28

    Infatti, ha ragione Carlo. Le pattuglie sono miste, proprio per il fatto della "gestione" degli arresti. So che Andrea vuole ritornare sull'argomento. Invito Carlo a dargli altri suggerimenti e magari raccontare le sue esperienze.

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