domenica 2 novembre 2008

Alcune cifre sui detenuti sottoposti a 41/bis in Umbria e le difficoltà di lavoro dei 17 Garanti dei detenuti sparsi in Italia

Garante detenutiUn motivo in più per chiedere la nomina del garante dei detenuti in Umbria è dato dalla fotografia che emerge dagli interventi di Ilse Rusteni e di Antonio Fullone, rispettivamente  provveditore regionale del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria e direttore del Carcere di Perugia in occasione della recente celebrazione annuale a Perugia del Corpo di polizia penitenziaria. Complessivamente nelle carceri umbre - Perugia, Spoleto, Terni e Orvieto - sono ospitati 800 detenuti. (...)

Tra di essi quelli sottoposti a regime di 41/bis - dice Rusteni - sono oltre un centinaio, in gran parte a Spoleto e per il restante a Terni.  Nella stessa cerimonia Antonio Fullone ha rilevato la situazione di disagio della sezione maschile che ospita 200 detenuti, ben oltre la normale capienza. Diversa la situazione del femminile dove sono recluse circa la metà delle donne che potrebbero essere normalmente ospitate. Sono dati - questi ultimi - che confermano la situazione fotografata dalla deputata radicale Maria Antonietta Farina Coscioni e da Pierfrancesco Pellegrino, segretario di Radicaliperugia.org, durante l'ultima visita svoltasi a Capanna il giorno di Ferragosto nell'ambito di una serie di visite nelle carceri svoltesi in tutta Italia.  Ma va anche ricordato che a Perugia un'ala del carcere rimane vuota e che la pianta organica prevede 339 agenti mentre gli effettivi sono 246. In questa situazione la presenza di un garante dei detenuti risulterebbe necessaria se non altro per sbloccare la situazione e per richiamare la giusta attenzione su questa realtà. Un lavoro di pressione che però si scontra con le carenze delle leggi regionali, in mancanza di un quadro di riferimento nazionale. Da un'indagine di Daniele Biella pubblicata nel numero 43/2008 da Vita, periodico del mondo non profit, emergono tutte le difficoltà di lavoro degli attuali Garanti dei detenuti. Innanzitutto il fatto che spesso non hanno il permesso per entrare nelle carceri liberamente. Attualmente possono entrare alla stregua dei volontari. Ma c'è di più: nell'inchiesta si evidenza la difficoltà a far capire e accettare la figura del Garante ai detenuti e soprattutto ai magistrati di sorveglianza. Solo con la presenza di Garanti autorevoli, si sono riusciti a risolvere casi difficili. Poi c'è la questione economica: i fondi per il Garante variano da ente a ente. In alcuni casi l'indennità non basta per un impegno assiduo: questo ne riduce l'incisività; in altri casi, come nella Regione Lazio, il garante  è affiancato da uno staff di 20 persone che permette di lavorare 7 giorni su 7. Interessante notare che i Garanti si sono riuniti in un coordinamento che si incontra ogni due mesi, per confrontarsi. Una rete che propone la nomina parlamentare di un garante nazionale. L'Italia è fra i pochi in Europa a non averlo. L'Umbria invece ha la legge ma non nomina il Garante per i soliti giochini dei veti incrociati in consiglio regionale.

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