Intervista a Rita Bernardini su Il Corriere della Sera del 31 maggio 2008
“L'ultimo piano energetico nazionale è stato fatto nel 1988. Ci fu un attivismo subito dopo il referendum sul nucleare. Poi basta. E ora sono passati vent’anni: sarà cambiato qualcosa? Siamo certi che il nucleare risolverebbe oggi i problemi energetici del nostro Paese?”
di Alessandra Arachi
ROMA - Rita Bernardini, segretaria dei radicali, lei ha detto di essere contraria al nucleare: non la convince nemmeno il «modello finlandese»?
«Veramente per quel che riguarda i reattori nucleari finlandesi di terza generazione so che ci sono parecchi problemi a realizzarli. E poi...» .
Poi?
«Una domanda: quando è che l’hanno fatta loro la scelta nucleare?».
Negli anni Settanta...
«Fantastico. E noi ci vogliamo arrivare ora? Con questo ritardo? Né attrezzati né, soprattutto, preparati? Non ha senso».
Che senso vorrebbe lei?
«Cominciamo dalle cose semplici: un piano energetico nazionale. Ma lo sappiamo che l‘ultimo è stato fatto nel 1988? Ci fu un attivismo subito dopo il referendum sul nucleare. Poi basta. E ora sono passati vent’anni: sarà cambiato qualcosa? Siamo certi che il nucleare risolverebbe oggi i problemi energetici del nostro Paese?».
Quali controindicazioni?
«La più semplice?»
Se vuole?
«Ci sono i rischi di terrorismo. E lo sappiamo: gli attentati del 2001 ci hanno insegnato qualcosa. Ma c’è un punto di partenza basilare: il problema dell’uranio».
Cioè?
«Noi qui in Italia non produciamo l’uranio che serve per far funzionare i reattori nucleari a tutt’oggi, di terza o quarta generazione che siano. E quindi dovremmo importarlo dall’estero. E’ un materiale molto caro. E poi viene prodotto in Paesi che non conoscono la democrazia».
Quali?
«A parte il Canada, il resto dell’uranio si trova in paesi africani che sono ben poco democratici: che facciamo, passiamo dalla padella alla brace? Ma poi: vogliamo parlare della ipotetica costruzione delle centrali?».
Parliamone...
«Il presidente del Consiglio ha detto che la prima pietra verrà messa tra cinque anni. Ottimo: e se poi arriva un altro governo che facciamo? Ricominciamo daccapo tutto? E anche ammesso il contrario: abbiamo ben presente la capacità italiana di costruire le grandi opere? Lo sappiamo come va a finire?».
Come?
«Che quando noi avremo terminato di costruire un reattore di terza generazione nel resto del mondo saranno arrivati alla dodicesima di generazione. No: dobbiamo andare in un’altra direzione».
Quale?
«Un dibattito serio, prima di tutto. E poi guardare alle energie alternative: sarà un caso che negli Stati Uniti il nucleare non lo considerano proprio e si dedicano all’eolico, al solare e, soprattutto, al bio-fuel?».
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