venerdì 18 aprile 2008

I Radicali e il Pd: aperto il dibattito dal Giornale dell’Umbria (1)

Dal Giornale dell'Umbria del 18 aprile 2008

I nuovi equilibri politici in Umbria e le tante contraddizioni
di Giovanni Codovini

Le elezioni politiche nazionali possono segnare in Umbria profonde fratture, anche istituzionali. Qui, più che altrove, la cassazione delle due anime della sinistra (socialista-riformista e comunista-ambientalista), per ovvie e risalenti ragioni storiche, non semplifica di certo il quadro politico. Semmai, contrariamente, rende più complicato un (futuro) equilibrio di alleanze e di patti politici-economici consolidati, tra l'altro chiaramente messi in discussione dall'ottima prova del Popolo delle libertà.

(...) A ciò si aggiunga il fatto che sul piano culturale e su quello della promozione dei diritti individuali e diffusi, l'Umbria politica rischia la "palude".
I vuoti politici e culturali, infatti, non si colmano immediatamente, né è detto che si sostituiscano. La scomparsa parlamentare della area laico-socialista umbra, per esempio, da qualunque punto di vista la si voglia osservare, non di fatto un plus-valore per nessuno. Nemmeno per le componenti cattoliche e moderate poiché, al di là della stessa mancanza di un interlocutore, il dibattito pubblico non si alza. Non lo è per il Pd che, come ha osservato lucidamente Franco Barbabella (capogruppo dei socialisti ad Orvieto), ha finito per fare un vero capolavoro a sua immagine e somiglianza, riuscendo in pieno nella volontà veltroniana di far scomparire "ogni disturbo della tradizione di sinistra". Succhiato a sinistra tutto il succhiabile che gli rimane? Pensa davvero di poter rappresentare le istanze che i partiti di sinistra esprimevano, soprattutto a partire da un partito che si posiziona nel centro dello schieramento, ma che proprio lì non sfonda?
Il rischio in Umbria, non a caso, doppio: il rischio dell'egemonia o quello dell'ibrido. Si pensi ai temi dei diritti personali e alla necessarie riforme di liberalizzazione delle quali necessita la stessa Umbria. Del resto n Marina Sereni o Anna Rita Fioroni, Vermi o il giovane Trappolino, per estrazione culturale e identità politica, potranno rappresentare le istanze liberali, libertarie e promozionali (lo stesso dicasi per Rutelli). L'egemonia è presto detta. Per quanto riguarda il rischio dell'ibrido politico questo è già avvenuto, con un'operazione funambolica: i radicali umbri
dentro il Pd.
Con un gioco di parole, per restare alla nostra Umbria, nato un nuovo uomo politico, del tutto ibrido: "Bociacca", mezzo Bocci e mezzo Ciacca. Tommaso Ciacca (uno dei leader dei radicali umbri) si è "boccizzato" (l'onorevole Bocci leader dei cattolici popolari umbri nel Pd) e, viceversa, Bocci si "ciacchizzato". Con tutto il rispetto per le due ottime persone, si tratta di un ibrido del tutto improbabile. Contro natura (se lo leggiamo con gli occhi del cattolico Bocci) un organismo politicamente modificato (se lo leggiamo con gli occhi del razionalista Ciacca). La stessa cosa si dica per la percezione delle povertà (vecchie e nuove) e dei bisogni che la sinistra radicale rappresenta.
Insomma, in Umbria s'annuncia una nuova stagione che avrà il suo termine nelle amministrative e, soprattutto, nelle elezioni europee del 2009. Con una certezza: i partiti o le coalizioni non saranno quelli attuali. Anche nella nuova (e tanto esaltata) semplificazione forzata.

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