domenica 15 luglio 2007

Giovanni Nuvoli

Giovanni & MaddalenaQuando Giovanni sposa in chiesa Maddalena, è un uomo di circa 85 chilogrammi, alto un metro e 84 centimetri.
Ora ne pesa circa 35, otto in più rispetto ai  27 che  aveva durante la sua degenza nell’ospedale di Sassari, quando era ricoverato nel reparto rianimazione.
Giovanni Nuvoli non è un personaggio pubblico e non gode di particolari attenzioni da parte delle personalità della politica, laborioso e lavoratore vive la sua vita con Maddalena, che ha conosciuto in una compagnia teatrale amatoriale, senza particolari risorse economiche.
Se la terribile ed inguaribile malattia non lo avesse rinchiuso nel suo corpo, non vi sareste accorti di lui, non più della gentilezza d’animo che ci racconta Maddalena, che dall’insorgere dei primi sintomi lo ha sempre accompagnato, sostenuto e curato con un’amorevolezza instancabile in tutte le fasi della sua patologia, anteponendolo ad ogni suo desiderio o necessità.
Giovanni non è un intellettuale, non verga pagine indimenticabili di poesia o di filosofia piene dei racconti della sua vita antecedente la malattia, o delle sensazioni, frustrazioni e umiliazioni che ha subito durante la progressione del morbo, non lo ha mai fatto, ne mai lo farà.
Giovanni non è stato accolto sulle prime e nemmeno sulle seconde pagine dei quotidiani nazionali, quando come Piergiorgio Welby chiedeva aiuto al presidente della nostra Repubblica, se su google news digitate il suo nome, lo troverete più spesso su quotidiani locali della sua Sardegna, giornali dai nomi che si esauriscono nella traversata verso il continente, sino a divenire sigle sconosciute, un po’ come accade per tutti i quotidiani delle province italiane, che pure sono migliaia.
Giovanni Nuvoli è un uomo comune, ma non qualunque, almeno non come tutti quelli che come noi  vivono, si ammalano e poi muoiono.
A lui questo diritto è negato, dalla società, dalle leggi, dalle istituzioni, dalla deontologia della pratica medica.
Lui è un essere Ontologico, è cioè una discussione filosofica sull’esistere, come in astratto la configurazione dell’ipotetico delitto, Giovanni forse non esiste, non è certa la sua volontà, non esecutive le sue intenzioni, non determinanti le sue istanze.
A poco e a pochi interessa che la costituzione del secolo scorso già offra soluzione alla sua condizione, a meno ancora che le sue condizioni non offrano alcuna speranza di guarigione, o tanto meno di esistenza in quanto atto di volontà e di coscienza.
La scienza non è un arma di offesa quando offre all’uomo gli strumenti per migliorare la sua condizione, lo diventa quando l’umanità che l’applica nega la propria coscienza.
In questi sei anni di calvario e sofferenza, Giovanni Nuvoli avrebbe potuto ed essere lasciato morire molte volte, nella solitudine del suo reparto, nella penombra della sua abitazione, nelle pieghe private e della misericordia confidenziale, quella alla quale nessuno si può opporre purché segreta menzogna.
Quanti sono oggi i Giovanni secretati dall’ipocrisia del nostro paese non è dato sapere, quanti, senza la sua forza e coraggio non è dato dire.
Ma se oggi non combattiamo la sua battaglia, come potremo chiedere domani, alle migliaia di Giovanni di combatterla per noi?
Non è possibile chiedere ad un uomo di trasformarsi in un eroe civile per sollevare l’attenzione delle teste pensanti che debbono decidere.
Eppure Giovanni Nuvoli ha sollevato la sua, per le migliaia che domani non ne avranno la forza, per le centinaia di migliaia che un giorno non dovranno più urlare con gli occhi le loro volontà, per i milioni che non dovranno più chiedere ciò che agli occhi della società civile è già stato assunto.
Il diritto di decidere, quello di dire basta.

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