venerdì 2 marzo 2007

Occhi che urlano

Alghero, 2 marzo 2007


“HA GLI OCCHI CHE URLANO. VUOLE VIVERE ABBASTANZA DA PARLARE CON QUELL’APPARECCHIO. E VUOLE FARLO PUBBLICAMENTE. MAGARI SU RADIO RADICALE.


Di seguito, la lettera  inviata da Maddalena Soro – moglie di Giovanni Nuvoli - a Marco Cappato, Deputato europeo. Il testo  è stato letto ieri sera da Maddalena allo stesso Giovanni (che continua ad essere tenuto inspiegabilmente nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Sassari).

 


Alghero, 1.03.2007


Caro Marco,
questa lettera la mando a te, ma è indirizzata a tutti i radicali italiani.


Credo che non mi sarebbe particolarmente difficile accontentare Giovanni, nel suo legittimo desiderio di chiudere questa inutile sofferenza con una morte serena e indolore, facendo quello che in modo silenzioso e nascosto migliaia di famiglie italiane fanno ogni anno. Parlo ovviamente della eutanasia largamente praticata, anche in Italia, in modo “privato” e senza coinvolgimento di media e di forze politiche.


Se non è stata questa la nostra scelta è perché, come nel caso Welby, sia Giovanni che io abbiamo sentito il bisogno di dare un senso diverso alla sua morte, cercando di contribuire ad abbattere questo muro insopportabile di ipocrisia e idiozia benpensante che continua a circondare la materia del nostro Paese. Abbiamo cioè voluto farne una battaglia politica. E questo fin da quando abbiamo scritto al Presidente della Repubblica, nel settembre scorso. E poi abbiamo coinvolto i Radicali, che già tante sacrosante battaglie hanno fatto per i nostri diritti civili.


Voglio ringraziarvi per la prontezza con cui avete colto il nostro appello e per tutto quello che state facendo in queste settimane.


Ma il motivo per cui vi scrivo (e scrivo io oggi, non Giovanni) è per dirvi che io sono battagliera e molto solida (tu mi hai conosciuta personalmente, e gli amici mi chiamano “Nuraghetta”) ma mi accorgo che non ce la faccio più.


Non cercate di immaginare cosa sono stati questi anni per me. Non ci riuscireste.


Allo stress dei mesi scorsi si è aggiunto ora quello mediatico. Decine di colloqui ogni giorno con autorità sanitarie, magistrati, politici, vescovi e tanti giornalisti si sono sommati alle mie fatiche pre-esistenti.


Chi mi è più vicino cerca di tenermi su dicendomi: “Dai! Coraggio! Hai dalla tua parte il 99 per cento degli italiani. Non mollare proprio adesso!”. E credo che sia vero. Mi ferma per strada molta gente, conoscenti ma anche sconosciuti. Mi incoraggiano, mi mostrano simpatia e ammirazione. Tutto questo mi tiene un po’ su. Poi la sera vedo Giovanni, e…crollo. Sto molto male, molto più di quando l’hai visto tu. Ha gli occhi disperati, che URLANO!


Poi però mi sono fatta anche dei nemici. Contro di me l’Ospedale, il Vescovo, ecc. sono riusciti a scatenare una ignobile campagna dei principali giornali e televisioni locali, che all’unisono titolano adesso: “Sta per arrivare a Sassari il sintetizzatore vocale, grazie al quale Nuvoli potrà finalmente dire cosa vuole, senza l’intermediario della moglie”. Capito? Secondo loro sono io che desidero la sua morte, non lui. Giovanni aveva dei dolori ad una gamba. Il primario gli ha detto: “Hai un trombo. Si potrebbe risolvere somministrandoti degli anti-coagulanti. Ma tu non vuoi cure…!” Allora Giovanni ha acconsentito agli anti-coagulanti, solo per non soffrire. “Ecco! Visto? Non è lui che rifiuta le cure!” Capito?


Tutti i media locali d’accordo su questa tesi adesso. Tutti assieme, sarà un caso? Immagino che al di fuori della Sardegna questa recente simpatica svolta dell’informazione pubblica manipolata non sia stata colta. Ma qui si, non sarà sfuggita a nessuno. E non mi aiuta a tenermi su. Giovanni ieri mi ha detto che vuole vivere abbastanza da parlare con quell’apparecchio. E vuole farlo pubblicamente. Magari su Radio Radicale.


E allora vi chiedo di aiutarmi ad accelerare i tempi. Tutti assieme, con la passione politica, la carica umana, le grandi capacità che avete sempre saputo dimostrare.


Un saluto a voi tutti.


Stasera la leggo a Giovanni, prima di mandarvela.


 


Ciao


Maddalena


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