martedì 27 febbraio 2007

Il referendum e il “Caso Umbria”

La vita democratica della nostra Regione è oggi messa fortemente in pericolo. Il referendum sulle indennità dei consiglieri regionali, sottoscritto nel 2004 da oltre 13.000 cittadini, è stato rinviato per ben due volte e il timore che ciò possa ripetersi si fa strada non solo tra chi fa parte del comitato promotore. Oltre alla scarsa attenzione della partitocrazia locale ai “costi della politica”, preoccupa l’indifferenza al tema centrale della partecipazione diretta e la mortificazione degli strumenti previsti per realizzarla. Non desta scandalo il fatto che un referendum regionale, regolarmente promosso ed accolto, non possa tenersi in Umbria a distanza di anni dalla sua presentazione? Quali motivi validi possono essere avanzati da parte di chi ha responsabilità di garante su questo fronte? Forse c’è una generale assuefazione anche alle profonde ferite inferte ad una società civile, sempre meno aperta e liberale. Ecco che la parola “regime” tanto evocata nello scorso autunno viene ad avere un volto concreto. Il volto di istituzioni che non rispettano la loro stessa legalità, invocandola però poi in ogni occasione possibile. Legalità non corrisponde a legalismi basati su cavilli che impediscono di fatto ogni possibilità partecipativa, né a promesse non mantenute.
La proposta di riduzione del 10% delle indennità avanzata dalla Giunta, oltre a scatenare le reazioni di alcuni consiglieri regionali, avrà un esito positivo (nella direzione dei referendari) o serve a confondere per ulteriori rinvii?
Questa grave situazione è però per noi parte integrante di un “Caso Umbria”, sempre più evidente nel mettere a rischio i processi di sviluppo e di modernizzazione, così legati al rispetto dei diritti civili, alla vita del diritto e alla buona e trasparente amministrazione pubblica (da riformare).
Un esempio? L’impedita elezione del difensore civico al Comune di Perugia, prevista dallo statuto comunale fin dal 1995 (e da noi radicali richiesta per anni) ha di fatto estromesso una figura super partes che avrebbe avuto un ruolo importante in questa difficile fase del “buco di bilancio”, fornendo maggiori garanzie per i cittadini anche nei confronti della vessatoria impostazione scelta sul fronte del t-red. Altri aspetti centrali del “Caso Umbria” riguardano la sanità e la salute (con la mancata fusione delle ASL e delle aziende ospedaliere e l’impossibilità di scelte non clientelari per gli interessi dei pazienti), l’ambiente (viabilità, inceneritori dell’area ternana, minimetrò). Ma su questi ed altri punti torneremo al più presto. Oggi avvertiamo l’urgenza di chiedere alla Presidenza della Regione, sulla questione referendum, una risposta chiara e in linea con i principi capitiniani di promozione di libertà per una società di tutti.
 
Tommaso Ciacca, segretario del Centro di Iniziativa Radicale di Perugia
Francesco Pullia, Componente Comitato nazionale Radicali Italiani, Circolo radicale “Ernesto Rossi” di Terni

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