domenica 31 dicembre 2006

Eutanasia e i Radicali


Riportiamo di seguito l'editoriale di Gianni Scipione Rossi e la risposta del nostro segretario Tommaso Ciacca, pubblicate dal Giornale dell'Umbria


Il caso Welby, le regole e le eccezioni


I Radicali saranno contenti del clamore suscitato. La loro capacità di risorgere dalle sconfitte politiche buttando la palla in tribuna è ormai proverbiale. Lo schema è sempre lo stesso e dunque un po’ stantio. Però funziona almeno a livello mediatico. Così fallito il referendum sulle staminali, finita l’alleanza politico-elettorale con lo SDI, ecco la compagnia pannelliana riemergere come d’incanto grazie alla sofferenza di Piergioìrgio Welby e all'emozione popolare che la sua vita attaccata a un ventilatore non poteva che suscitare.
l radicali sono contenti perché convinti di riuscire, con i loro metodi, a interpretare il non detto; il non espresso, di un sentimento popolare diffuso quanto inconfessabile. Lo sono sempre stati e' continuano a esserlo, a onta di ogni smentita.
E di smentite ce ne sono state molte, nell'ormai lunga storia della creatura politica di Marco Pannella. Senza voler considerare i tanti che lo hanno abbandonato lungo la strada, l'unica battaglia che i radicali abbiano sul serio vinta, in fondo è quella sul referendum sul divorzio, una legge che peraltro resta legata ai nomi di un liberale - Baslini - e di un socialista - Fortuna.
Per il resto, la legge sull'aborto, a rileggerla oggi - se finalmente la società italiana fosse diventata adulta,capace di raccontarsi la verità- è scritta con i piedi, con quell’inafferrabile concetto del disagio psicologico e sociale che suona grimaldello per qualunque privato e personale capriccio. E non ci si venga a raccontare che garantisce la libertà della donna… Per fare un altro esempio, la seconda repubblica nasce grazie a un referendum che porta il nome di Mario Segni, mentre Pannella resta ancorato alla prospettiva di un bipartitismo di tipo americano che ,suona monumento all'ipocrisia ideologica di un picçolo partito che non riesce ad aggregarsi neppure con i suoi parenti più prossimi. E poi" chi non ricorda Ilona Staller in Parlamento? E Toni Negri? Meglio lasciar perdere...
Ora è la volta dell'eutanasia.
Negarla, per i radicali, significa, come sempre negare una fumosa "legalità" più grande e superiore della legalità dei comuni mortali, quella delle leggi scritte dagli uomini sulla base di una sapienza e di una moderazione antiche. In sostanza per l’ideologia radicale legalità significa che la società organizzata deve riconoscere all'individuo la libertà assoluta di fare, senza vincoli. Che si tratti di una costruzione teorica che prescinde dall' esistenza di Dio è ovvio. Meno ovvio, ma certo, è che risponde a una visione del singolo come monade isolata dall'insieme del contesto umano. Una visione estranea alla realtà.
Per imporre, in modo arrogante, la loro minoritaria filosofia al mondo intero, i radicali non esitano a strumentalizzare gli epifenomeni. Per un Piergiorgio Welby che affida loro la propria privata rivendicazione del diritto alla morte, tanti ignoti sofferenti continuano silenziosamente a lottare per la vita. Il problema. naturalmente non è come giudicare il desiderio di Welby di staccare la spina. Il problema insolubile, è come una norma valida erga omnes possa disegnare con certezza il confine tra accanimento terapeutico e suicidio assistito. Il problema è, qualora questa norma fosse scritta, come imporre ai medici di prestarsi al suiçidio assistito, qualora ripugni alla loro coscienza. Il problema è sapere a chi tocca decidere quale vita sia degna di essere vissuta. Il problema. in fondo, è come una norma possa interferire con la profondità dell'animo umano piegato dal dolore.
Per sciogliere questi nodi non basta sbandierare il corpo immobile di un essere umano, non basta registrare l'impotenza dei parenti, non basta un funerale laico.
Non basta, purtroppo.
Si dice che in Olanda ci siano riusciti a scrivere la norma, a quadrare il cerchio. In Olanda, per la cronaca, esiste anche un partito per i diritti dei pedofìli, ed è un buon motivo per non invidiare gli olandesi. In Olanda. tra i casi di legittima eutanasia infantile, è previsto anche quello di spina bifida, una delle malformazioni congenite più gravi. È lecito dubitare che i genitori di bambini che ne siano affetti siano disposti a sopprimerli. Ed è comunque immaginabile che la collettività debba interrogarsi su come aiutarli a sostenere lo sforzo e il dolore.,piuttosto che a eliminarli. Ammesso che di liberazione veramente si tratti.
La grancassa mediatica intorno al povero Piergiorgio Welby aiuterà a sciogliere nodi con cui l’uomo convive dalla notte dei tempi? Solo l’arroganza ideologica dei radicali può pensarlo. Un paio di settimane fa, è stata concessa la grazia a un anziano padre che ha ucciso il figlio sordomuto e schizofrenico. Per l’ennesima volta, quel figlio malato aveva picchiato selvaggiamente la madre. Si può scrivere una legge che renda impunibile chiunque uccide gli schizofrenici? O i maniaco-depressi ? O i ciechi, i sordomuti, i tetraplegici, i microcefali?
Se l’unico valore degno di tutela è il diritto dell’individuo a distinguere il bene dal male, la risposta è sì. Ma è una china pericolosa quella che colloca l’individuo, niccianamente, al di là del bene e del male. E’ la via che conduce al dominio del superuomo su noi uomini comuni. Con le nostre imperfezioni, i nostri dubbi, le nostre speranze, la nostra morale da poveri di spirito. Una morale che può concepire le eccezioni, non che le eccezioni siano la regola.


Gianni Scipione Rossi, Giornale dell'Umbria - 27.12.2006


Eutanasia e i radicali


L’editoriale pubblicato sul Giornale dell’Umbria il 27 Dicembre a firma di Gianni Scipione Rossi, dal titolo "Il caso Welby, le regole e le eccezioni" non è offensivo solamente nei riguardi di Piergiorgio Welby, dei radicali e di una intera storia politica con più di 50 anni, ma anche verso un Presidente della Repubblica che con la sua risposta ha consentito al Paese di confrontarsi apertamente e forse di vivere un Natale più autentico, più umano, oserei dire anche più cristiano.
"Il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio…", così il Presidente Napolitano augurandosi una chiara presa di responsabilità da parte del Parlamento su temi così importanti per tutti i cittadini. Altro che "minoritaria filosofia da imporre al mondo intero", caro Scipione Rossi, altro che "visione del singolo come monade isolata dal contesto umano"! Piero Welby e con lui i radicali, tanti medici e personalità del mondo scientifico e filosofico, sono entrati in sintonia con quel 61,6% di italiani che è favorevole all’eutanasia per i malati terminali che ne facciano richiesta (rapporto EU.R.E.S. 2004). Alle accusa di strumentalizzare la sofferenza, il malato Luca Coscioni rispondeva che era lui a strumentalizzare i suoi compagni. Così è stato anche per Piero che ha fatto una battaglia per chiedere che alla luce del sole fosse dato ascolto alla sua richiesta, strumentalizzando lui sì il proprio corpo così offeso, perché divenisse passapartout per tutti per aprire la porta che consente al malato di affermare i propri diritti, innanzitutto quello di scegliere di sospendere una terapia invasiva giungendo ad una morte senza dolore, né angoscia.
Grazie a quanto fatto dal Dott. Riccio, noi medici oggi siamo più liberi, più sereni e fiduciosi che in Italia si esca dalla clandestinità e dalla paura di fare il proprio dovere, che si abbia una legge sul testamento biologico e che l’eutanasia non sia più solo un tabù.
Ma lei Dott. Scipione Rossi non è anche uno storico? Perché allora la menzogna sulla legge 194/78, che i radicali volevano abrogare con un referendum, proprio per i limiti e i compromessi in essa contenuti? Perchè disconoscere con tanto fiele ed acredine una storia fatta di nonviolenza, che ha scelto Gandhi come riferimento e che dà voce ai deboli, ai perseguitati in tutto il mondo?
Non è preferibile pronunciarsi contro nel merito, facendo così crescere dibattito e consapevolezza, piuttosto che arrampicarsi sugli specchi di una caricatura che non le fa onore?


Tommaso Ciacca
Segretario del C.I.R. Perugia



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