mercoledì 19 ottobre 2016

Sulla raccolta delle firme per proposte di legge e referendum: la burocrazia uccide la democrazia

Ritorno al passato e un bagno di realtà: le modalità di certificazione delle firme per proposte di legge di iniziativa popolare e per i referendum nazionale attualmente è identica a quella degli anni Settanta. Ogni firma deve essere autenticata da un pubblico ufficiale. Ma la firma autenticata non basta per il conteggio delle firme. Ci vuole il mitico certificato elettorale che deve essere rilasciato IN ORIGINALE dai competenti uffici elettorali comunali. Non basta un invio scansionato. Ci vuole il bel cartaceo con tanto di carta intestata del comune, firma e timbro originale. 
Ogni altro documento non è valido, pena l'annullamento della firma, inviato per esempio con PEC od altro. Niente!. 
L'unica concessione è il certificato collettivo dei firmatari di un unico modulo ma sempre timbrato e firmato. Poi, il comitato promotore si deve far carico di ritirare negli uffici questo materiale o farselo inviare con busta con tanto di francobollo. Non solo: sarebbe poi preferibile che il comitato promotore inserisca questi certificati nel modulo della raccolta firme... 
Ecco, quando si parla di democrazia e di avvicinamenti dei cittadini alla vita pubblica, sarebbe ora che si partisse da questi problemi pratici, facilmente risolvibili ai tempi di internet.
Andrea Maori Comitato promotore  della proposta di legge “Norme per la regolamentazione della produzione, consumo e commercio della cannabis e suoi derivati” 

Nessun commento:

Posta un commento