martedì 15 settembre 2015

Proposta di legge "contro le discriminazioni sessuali e le violenze determinate dall'orientamento sessuale" - la posizione di radicaliperugia.org


Lo scorso 11 settembre radicaliperugia.org ha organizzato un dibattito dal titolo “Contro la violenza omofoba e le discriminazioni sessuali: subito la legge regionale” che può essere riascoltato sul sito di Radio Radicale (http://www.radioradicale.it/scheda/452798/contro-la-violenza-omofoba-e-le-descriminazioni-sessuali-subito-la-legge-regionale).



Il dibattito, moderato da Mario Albi (radicaliperugia.org), ha visto la partecipazione di Giacomo Leonelli (segretario regionale e capogruppo PD in Assemblea Legislativa, nonché firmatario della proposta di legge), Maria Pia Serlupini (Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza), Enzo Cucco (Direzione nazionale associazione radicale “Certi Diritti”) e Roberto Mauri (Omphalos Arcigay Arcilesbica) ed è stata l’occasione per fare il punto della situazione sulla proposta di legge regionale del PD “Norme contro le discriminazioni sessuali e le violenze determinate dall’orientamento sessuale”.


Di seguito la posizione di radicaliperugia.org a firma Mario Albi sulla proposta di legge del PD.

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SUBITO L'APPROVAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE CONTRO L'OMOFOBIA

I consiglieri del PD Chiacchieroni, Leonelli e Solinas hanno presentato in Consiglio regionale una proposta di legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale.

Si tratta di un atto politico importante, che testimonia la volontà del PD di non lasciare cadere la proposta già avanzata nella scorsa legislatura dai consiglieri Mariotti, Barberini e Cintioli.

Nella proposta di legge è delineato un articolato programma di azioni positive dirette a prevenire e contrastare le discriminazione e le violenze determinate dall'orientamento sessuale, coinvolgendo le scuole, il mondo del lavoro, i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, le istituzioni locali, le associazioni. Altre parti della proposta riguardano il divieto di discriminazione nell'accesso a servizi pubblici e privati, la tutela delle famiglie, incluse quelle fondate su vincoli affettivi, misure di sostegno alle vittime di discriminazioni o violenze, anche mediante la costituzione di centri anti-violenza, di case rifugio e di altre strutture di ospitalità temporanea.

E' indubbio che nella società italiana, nel corso degli anni, sia andata via via crescendo la consapevolezza - come rilevato dalle indagini demoscopiche - che alle persone LBGT (Lesbiche, Gay, Bisessualie Transgender) siano ancora negati diritti civili fondamentali.

I cambiamenti che sono avvenuti nella società italiana in materia di diritti civili, sono il frutto di decenni di battaglie condotte in primo luogo dai radicali, dai movimenti delle donne, da quelli degli omosessuali, da altre forze politiche, sociali, culturali, battaglie che hanno accelerato il processo di maturazione della collettività.

Tuttavia, anche se sono stati fatti passi avanti, la transizione è tutt’altro che compiuta, come è testimoniato da frequenti gravi fatti cronaca legati a ignobili episodi di omofobia. C’è dunque ancora molto strada da fare, per consentire ad ogni persona di vivere la propria affettività come più gli aggrada, e di manifestare il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere senza subire discriminazioni o violenze.

Occorre in primo luogo allineare la nostra legislazione a quella dei paesi più avanzati; il colpevole ritardo del Parlamento - per ciò che riguarda la disciplina delle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso, o della estensione delle sanzioni penali vigenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa alla omofobia e alla transfobia - pesa purtroppo non poco.

La Regione dell’Umbria non ha competenze in materia penale, né in materia di unioni civili, riservate al Parlamento, ma il suo ruolo non è meno importante, vista la centralità che può assumere la sua azione in tema di prevenzione delle discriminazioni e delle violenze contro le persone LGBT, tanto più importante in un periodo di crescente presenza di cittadini stranieri provenienti da paesi fortemente omofobi.

In Umbria, dei circa 900mila abitanti, quasi 100mila residenti provengono da altre nazioni, da più 150 nazioni. Sono oltre 37mila le famiglie con capofamiglia straniero, i minorenni superano le 20mila unità, i nati in Italia residenti nella nostra regione sono quasi i 12mila; dati del 2009, approssimati quasi sicuramente per difetto.

I cittadini stranieri che vivono in Umbria, provengono da parti diversissime del mondo, e la diversità si manifesta in maniera lampante se si considera il modo con cui negli stati di provenienza sono trattati gli omosessuali. Ci sono cittadini stranieri residenti che provengono da paesi in cui la normativa relativa ai diritti delle persone LGBT è più avanzata rispetto alla nostra, ma molti altri che provengono da paesi che considerano l’omosessualità illegale, da punire severamente con il carcere, o addirittura con la pena di morte, anche per lapidazione. La cultura e i comportamenti omofobi predominanti in molti paesi di origine degli immigrati, sono il frutto avvelenato dei loro processi storici, di profonde differenze etiche, religiose, culturali. E', per altro, di tutta evidenza come nei paesi in cui i diritti degli omosessuali maggiormente tutelati siano maggiormente tutelate  anche la libertà di espressione, di religione e quelle politiche.

La presenza dei cittadini stranieri in Umbria, così come nella restante parte del Paese, è quasi sicuramente destinata a crescere, visti anche i vasti movimenti di migranti che approdano in Italia, in fuga da guerre, persecuzioni, sterminio.

Di fronte a tali migrazioni epocali è del tutto inutile, anzi controproducente, alimentare la paura, invocare soluzioni xenofobe: servono piuttosto politiche di integrazione adeguate, lungimiranti, che consentano il proficuo inserimento dei cittadini stranieri nel nostro tessuto sociale, favorendo la rapida acquisizione dei principi cardine che stanno alla base del nostro vivere civile, in primo luogo la cultura della non discriminazione verso chiunque.

La legge regionale può essere un volano per la piena integrazione. Non si tratta infatti soltanto di combattere i pregiudizi e comportamenti intollerabili posti in essere verso le persone LGBT da una parte, per fortuna sempre più piccola, di cittadini umbri italiani, ma anche di impedire che culture, comportamenti fortemente omofobi, acquisiti nei paesi di provenienza, possano sopravvivere, radicarsi e crescere.

Superare pregiudizi, modi di vedere e sentire che fanno parte del proprio vissuto, ritenuti giusti perché pienamente accettati nei paesi in cui si e' cresciuti, o in cui sono cresciuti i genitori, o i membri della propria rete relazionale, del proprio gruppo etnico o religioso, non è facile. Si richiede perciò uno sforzo notevole da parte non solo delle istituzioni, ma di tutte le articolazioni sociali, culturali presenti sul territorio, chiamate a concertare programmi, azioni concrete per superare le discriminazioni determinate dall'orientamento sessuale, per contrastare in modo efficace la violenza omofoba.

La proposta di legge regionale presentata dai consiglieri del PD, è naturalmente una proposta perfettibile, ma non c’è dubbio che costituisca un punto di partenza di valore, cui ci auguriamo vogliano dare il loro fattivo apporto anche le associazioni e i movimenti durante l’audizione prevista per il 18 settembre in Commissione e le altre forze politiche presenti in Consiglio sensibili ai temi della lotta alle discriminazioni, e che si arrivi al più presto alla sua approvazione.


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