domenica 16 novembre 2014

E poi qualcuno osa dire che i Garanti dei detenuti non servono: ecco la denuncia di Carlo Fiorio sulla situazione del carcere di Spoleto

Il Professore Carlo Fiorio
Pubblichiamo con molto piacere  il testo  integrale del dettagliato comunicato stampa che il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale della Regione Umbria, Prof. Carlo Fiorio ha inviato sulla situazione nel carcere di Spoleto. Non abbiamo commenti da fare. Per completezza di informazione inseriamo i link a due articoli pubblicati online che contengono una replica del direttore del Carcere di Spoleto. Questa denuncia ci consente di cogliere l'occasione per replicare a tutti quei politici che in questi anni hanno sottovalutato l'importanza della nomina del Garante regionale dei Detenuti relegandola a figura burocratica magari di stampo partitocratico. La vicenda in oggetto e la capacità del professor Fiorio di creare reti di associazioni di volontariato negli istituti penitenziari umbri e soprattutto occasioni di miglioramento della qualità della vita dei detenuti è la dimostrazione che non ci eravamo sbagliati nel condurre una iniziativa per l'applicazione della legge di nomina del garante.
Andrea Maori

Agli organi di stampa
LORO SEDI
Perugia, 13 novembre 2014
COMUNICATO STAMPA
Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale denuncia la gravissima situazione caratterizzante la gestione della Casa di reclusione di Spoleto.
Sia i colloqui che la corrispondenza proveniente dall'istituto spoletino evidenziano una gestione carceraria connotata da un'ingiustificata rigidità oltre che da un illegittimo ricorso al potere disciplinare. Conseguenza di tale gestione è stato lo “sciopero pacifico” che ha interessato le due attività più preziose per i detenuti: quelle scolastiche e quelle lavorative.
Con un comunicato diffuso a tutte le autorità operanti nel contesto regionale, le persone detenute presso il carcere spoletino preannunciavano (con congruo anticipo rispetto all’effettiva esecuzione) «l’astensione dalle attività lavorative, scolastiche, universitarie» e «dall’acquisto di generi alimentari e/o prodotti di genere diverso acquistabili tramite servizio di sopravvitto», motivando «tale forma di protesta civile, pacifica e non violenta» con la necessità di veicolare all’esterno talune criticità della gestione di quell’istituto.

A fronte di tale legittima scelta la direzione ha optato per la via dello scontro frontale, limitando drasticamente i diritti costituzionalmente garantiti alle persone detenute.
A tutt’oggi si registra:
la generalizzata riduzione, in chiave punitiva, delle telefonate (improvvisamente diminuite da 4 a 2 mensili) e dei colloqui. Con particolare riferimento a questi ultimi,  la direzione ha illegittimamente imposto la fruizione di un’ora di colloquio settimanale, violando palesemente il combinato disposto degli artt. 18 comma 3 ord.  penit. e 37 comma 10 reg. es.1 1. e vessando in modo particolare non solo i residenti fuori regione, ma altresì tutte le persone in condizioni economiche disagiate. A ciò si aggiunga che sono stati esclusi tout court i colloqui con le cc.dd. “terze persone”; l’apodittica creazione di una sanzione disciplinare atipica: si è previsto, con ordine di servizio, l’assoggettamento a procedimento disciplinare a carico di chiunque scioperi. Tale previsione, illegittima ed odiosa allorquando essa venga rivolta a persona libera, assume significati ben più inquietanti nei confronti del detenuto, posto che l’eventuale provvedimento disciplinare sortirà ricadute negative sia sulla liberazione anticipate che sui permessi premio. Nondimeno, in una più ampia prospettiva, l’istituto spoletino ha registrato, nel corso degli ultimi mesi, un singolare incremento dei procedimenti disciplinari per i motivi più disparati e talora per fatti non costituenti infrazione disciplinare, in palese violazione del principio di tassatività operante in subiecta materia (a mero titolo esemplificativo sono stati sanzionate condotte totalmente incolpevoli quali: la rottura di un fermaporta di una cella cagionato dallo sbattere della porta a causa del vento; la puntura di un agente causata da un ago da cucito, legittimamente detenuto e custodito in un portaoggetti, nel mentre effettuava una perquisizione). A ciò si aggiunga che alcuni detenuti riferiscono di provvedimenti disciplinari irrogati de plano, senza la necessaria partecipazione del detenuto al relativo procedimento. In tale prospettiva, si registra un utilizzo sproporzionato della sanzione disciplinare del c.d. isolamento, applicato quasi sempre nella sua massima durata consentita e in un contesto assolutamente eterodosso rispetto alle coordinate legislative e regolamentari: ci si riferisce al fenomeno delle cc.dd. celle lisce, prive di qualunque oggetto o mobilio, senza televisione o radio, senza fornellino anche per un caffè, con il divieto (direttoriale) di far spesa e, dulcis in fundo, con il blindato chiuso giorno e notte; riduzione drastica del vitto a danno di chi sciopera: i detenuti incontrati in data 10 novembre u.s. hanno riferito di aver ricevuto, quale pasto per l’intera giornata, oltre al latte mattutino, esclusivamente 30 gr di coniglio ed 1 wurstel; i detenuti spoletini lamentano, inoltre, l’insufficiente erogazione dell’acqua calda e del riscaldamento della struttura penitenziaria, oltre alla mancanza di forniture per l’igiene della cella, in violazione dell’art. 8 ord. penit., con conseguente penalizzazione delle persone economicamente più disagiate. Questa l'illegittima reazione, ma vediamo cosa chiedevano i detenuti nel loro comunicato. In via di estrema schematizzazione, le richieste erano le seguenti: 1) maggiore trasparenza in ordine alle modalità di organizzazione del lavoro (artt. 20 ss. ord. penit.), sia con riferimento alla composizione ed alle attività della relativa commissione, sia con riguardo al rispetto dei contratti collettivi; 2) rispetto della dignità dei familiari in attesa di colloquio, costretti a stazionare all’aperto, senza possibilità di porsi al riparo dalle intemperie; 3) possibilità, per i detenuti cc.dd. AS, di iscriversi all’Istituto Alberghiero; 4) riordino delle modalità di ricezione e consegna pacchi (postali e colloquio); 5) rispetto delle esigenze sanitarie di base; 6) maggiore efficienza nel processo di elaborazione della sintesi trattamentale; 7) sistemazione e valorizzazione infrastrutture esistenti; 8) ripristino del possesso dei personal computer nelle camere di pernottamento; 9) rispetto dell’art. 3 CEDU; 10) fornitura generi prima necessità a fronte di trattenute in busta paga; 11) rivisitazione del servizio “sopravvitto”.
Alla luce di tanto, non solo la reazione amministrativa risulta sproporzionata (e talora, si insiste, illegittima) rispetto alle richieste, ma, a parere del Garante, è necessario che l’amministrazione penitenziaria adempia agli obblighi previsti da leggi e regolamenti. In questo senso, tutti gli Organi dell’Amministrazione sono richiesti di provvedere. Nondimeno, il Garante invita la Magistratura di Sorveglianza ad esercitare un più penetrante controllo sugli atti amministrativi lesivi dei diritti soggettivi della persona detenuta.

Prof. Carlo Fiorio Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale

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