mercoledì 24 settembre 2014

Appunti introduttivi al dibattito “Lotta alle droghe e fallimento del proibizionismo: le alternative in campo"

Appunti introduttivi di Andrea Maori
per vedere il servizio di Rai 3 Umbria sull'incontro, cliccare qui.
 
Andrea Maori durante ii dibattito
L’incontro è su un tema evergreen almeno in casa radicale. Lo abbiamo concepito come un seminario perché insieme a dati di conoscenza generale sulla situazione del proibizionismo vuole essere l’occasione di dibattito aperto con i partecipanti per individuare iniziative ─ già avviate o da avviare ─ di iniziativa politica.

Da sempre pensiamo che le strategie proibizioniste siano fallimentari: le cronache di tutti i giorni ce lo dimostrano.
Il proibizionismo genera l’immissione costante di sostanze incontrollate nel mercato proibito con la moltiplicazione di effetti drammatici per i consumatori, per gli alti costi sociali e di ordine pubblico. Il proibizionismo ingrassa la criminalità e i suoi fatturati costituiscono un paniere fondamentale nel calcolo del Prodotto interno lordo di ogni paese proibizionista.
Ma negli ultimi anni non solo il dibattito si è fatto più acceso e sempre di più autorevoli commentatori prendono le distanze dalle attuali politiche proibizioniste ma, a mio modo di vedere, ancora più importante, istituzioni pubbliche deliberano per il loro superamento.
Un nuovo movimento si è sviluppato negli USA a livello statale – sono ormai 20 gli stati federali che hanno adottato politiche di legalizzazione della cannabis e si prevede che altri 10 stati entro pochi mesi adotteranno provvedimenti analoghi. Inevitabile quindi che la questione diventi di interesse federale. Gli USA sono quindi all’avanguardia di questo movimento almeno limitatamente alla questione della cannabis e dei suoi derivati. I risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti: per quanto riguarda per esempio il Colorado nei primi sei mesi di legalizzazione si sono avuti già diecimila posti di lavoro, una diminuzione dei crimini del 6% nella città di Denver.

Altre forme significative di legalizzazione sono in corso in Uruguay e in Portogallo e in Spagna, tutte con modalità molto diverse dagli USA. Infatti in questi paesi latini la legalizzazione non passa attraverso il libero mercato ma attraverso un forte  controllo da parte dello Stato. E’ interessante questa notazione perché è la dimostrazione che poi l’approccio merceologico può essere diverso a secondo delle politiche sociali attuate.
E a proposito di questo, mi pare importante segnalare che in Portogallo ha completamente abbandonato la politica repressiva affidata in passato al ministero dell’Interno e ha ritenuto di affidare al ministero della salute tutta la questione della gestione sanitaria della tossicodipendenza.
Nei paesi dove i tossicodipendenti sono ritenuti pazienti piuttosto che criminali la politica di riduzione del danno paga. Nei paesi bassi dove le esperienze sono iniziate negli anni Settanta risultati positivi si sono avuti per quanto riguarda le politiche sulla cannabis e i suoi derivati.
In generale però gli accordi internazionali e le politiche interne degli stati rimangono ancora tutti proibizionisti per quanto riguarda le altre sostanze. Va detto e ribadito però che il diverso approccio anche verso queste sostanze pur se analizzato in un quadro proibizionista comporta effetti diversi sui fruitori e sulla società tutta.
L’esperienza italiana è in movimento ma siamo in forte ritardo rispetto alle esperienze su cui ho accennato.  Per otto anni abbiamo avuto l’applicazione della legge Fini Giovanardi che ha accentuato il nesso droga – carcere  rispetto alla legge precedente attenuato dal referendum radicale del 1993 – vinto con il raggiungimento del quorum – e con il 55,4% di sì. Il referendum prevedeva l’abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere – ma con la normativa successiva quella previsione è stata completamente superata.
Per concludere un rapido cenno alla recente sentenza della Corte costituzionale la numero 23 del 2014 secondo la quale è illegittima la norma che equipara le sostanze stupefacenti leggere a quelle pesanti. La questione era stata sollevata dalla Cassazione . Di fatto torna così a vivere la Iervolino-Vassalli come modificata dal referendum del 1993.
Si torna dunque alla vecchia legge in vigore fino al 27 febbraio 2006 che distingue droghe leggere e droghe pensanti ed è più severa per i reati che coinvolgono droghe pesanti (eroina, cocaina, .. : pena minima 8 anni di reclusione) e più lieve per i reati che coinvolgono droghe leggere (hashish, marijuana) dato che la pena minima è di 2 anni di reclusione.
Vorrei ricordare la vicenda di Aldo Bianzino, morto non per le piantine di cannabis che coltivava per sé e per i suoi amici ma di carcere!
Dopo l’ultima sentenza della Corte costituzionale, solo per fare un esempio, solo in Emilia Romagna è stato calcolato che ben 337 detenuti dovrebbero uscire dal carcere.
Sul piano del dibattito politico c’è movimento, per esempio anche con l’approvazione da parte di nove regioni italiane di una legge regionale sulla cannabis terapeutica, - l’Umbria è stata l’ultima in ordine di tempo con la legge 17 aprile 2014.
A queste legge è seguita la firma del protocollo fra Ministeri della Salute e della Difesa per la produzione di farmaci cannabinoidi presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze e questo è una buona notizia; è il primo indispensabile passo per porre fine al proibizionismo sulle cure esistente di fatto in Italia, visto che, nonostante la cannabis terapeutica sia legale in Italia dal 2007, solamente 60 cittadini italiani hanno potuto accedere nel 2013 ai farmaci cannabinoidi, tutti importati dall’estero e, perciò, costosi e richiedenti lungaggini burocratiche e lunghi tempi di consegna.

Dobbiamo invece sottolineare – e concludo veramente – da un lato  le enormi difficoltà delle politiche sulla riduzione del danno, con sempre meno risorse a disposizione e con un quadro legislativo del tutto precario ma a livello del dibattito politico, come questo stenti notevolmente a decollare: l’ultima notizia è sulla relazione che Renzi ha presentato pochi giorni n parlamento in cui nessun elemento utile sarebbe presente sull’indispensabile cambio di verso dopo l’era Giovanardi e dopo la clamorosa sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto fuori la legge.

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