giovedì 17 ottobre 2013

La lotta per i diritti umani nella paradossale realtà dei servizi per la salute mentale

Ancora crimini: i processi della dipendenza e invalidazione nel circuito della vecchia psichiatria clinica
di Eleonora Favaroni
 
Il volto della follia
 Il 13 maggio 1978 entrava in vigore la legge 180 , la cosiddetta Legge Basaglia  con la quale si stabiliva la definitiva chiusura dei grandi ospedali psichiatrici.
35 anni  sono passati da quel movimento che tanti salutarono come momento di svolta politica e sociale e  videro come profondamente rivoluzionario .
In realtà ancora prima del processo di deistituzionalizzazione , vi   era la forte consapevolezza e certezza che ci sarebbe voluta una battaglia ben più grande  per liberarsi   dal retaggio di un  passato ancora fortemente presente e vincolante.
Lo stesso Basaglia diceva  “ Il rapporto medico-paziente  sarà sempre istituzionalizzato . Questo è il pericolo cui può andare incontro il nostro futuro ospedale comunitario. Ci limitiamo a traslocare entro mura trasparenti la nostra struttura gerarchico-autoritaria”.  (Varese, 1966 Annali Neuropsichiatria ).
Difatti la legge 180 non ha fatto altro che riportare la vecchia  realtà e ideologia manicomiale frammentandola e legittimandola sul territorio tramite altrettante istituzioni totali quali sono oggi i Centri di salute mentale , le CTR e i Reparti di Diagnosi e Cura.

Oggi nel Ventunesimo secolo  siamo tornati a una società controllante e normalizzante  . In ogni società  ci deve essere un consenso basato su una serie di norme  cui tutti devono adeguarsi  per assicurare legalità .
Alla luce dei tempi odierni si è assistito a un ristagno, regressione e peggio involuzione dei servizi psichiatrici  ove sopravvive la logica della vecchia psichiatria  classista  e coercitiva basata su contenimento, controllo, abuso di psicofarmaci.
La vecchia psichiatria clinica  risulta ancorata saldamente a schemi del passato : diagnosi ed etichettature da manuale prive di fondamento e attendibilità scientifica ,  assenza di psicoterapia relazionale , ascolto e diritti. Soprattutto il diritto ad  avere diritti . Il corpo e la mente diventano oggetti da manipolare e strumentalizzare. In questo modo si perpetuano ancora oggi  abusi e violenze ; veri crimini  taciuti.
Tanta psichiatria si arroga il diritto e il potere  di riconvertire  il bisogno in una forma di controllo e limitazione tralasciando la centralità della persona, la sua unicità e vissuto esperienziale.
Il circuito della psichiatrizzazione  alimenta i processi della  stigmatizzazione, generalizzazione ed inevitabilmente l’errore. Questo è uno dei maggiori inspiegabili paradossi dell’apparato psichiatrico, quello che Castel definiva la grande “ contraddizione psichiatrica”.
Si parla ancora di istituzione totale, essendo ben lontani dal progetto e idea di ospedale o struttura comunitaria di cui gli inglesi  ( Maxwell Jones, le Kingsey hall di Laing o l esperimento di Cooper , Villa 21) avevano già per primi dato esempio.
Da sottolineare  che L’80% delle risorse del Fondo monetario sanitario viene impiegato  nei ricoveri presso i reparti di diagnosi e cura .
Il TSO ,dichiarato come “trattamento straordinario”proprio dalla famosa Legge 833, si è rivelato invece mezzo abusato di medicina difensiva inutile e malsana .
Vengono prescritti TSO con troppa facilità  e senza consenso, la maggior parte  dei quali  fatti passare per trattamenti volontari .
La maggior parte degli SPDC inoltre, come quello di Perugia ,sono ancora a porte chiuse e viene utilizzata la contenzione meccanica ; risultano difficoltosi gli scambi con l’esterno e con i familiari stessi ,  ambienti e stanze esigue, buie e spazi troppo ristretti e insufficienti.
In Umbria per il 2011 sono stati stanziati dal Fondo Monetario regionale , 578 milioni di euro  di cui  trenta milioni per l’assistenza  psichiatrica  che ha assorbito il 50% delle risorse.
Nonostante ciò, il servizio risulta vetusto, antiquato e ancora chiuso in un sistema poco efficace e aperto.
Sopravvivono condotte e linee terapeutiche impostate su strumenti sorpassati, diagnosi, comunicazione  e informazione superficiale, poco trasparente e mistificante.
Un vero atto terapeutico consiste nel voler cercare alternative  valide :. laddove non esiste alternativa non può esserci libertà e rispetto  ma solo sopruso e deprivazione .





Eleonora favaroni

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