lunedì 30 aprile 2012

Petizioni popolari e riduzione del danno: nei prossimi giorni inizia una raccolta firme

di Andrea Maori, segretario di radicaliperugia.org

Questo testo è modulato sulla petizione popolare, per la cui stesura ha collaborato l'associazione radicaliperugia.org riunita in assemblea
Nella città di Perugia, i fenomeni legati al proibizionismo sulle droghe sono assolutamente evidenti: la città ha un tasso molto alto di morti per overdose, arrivando a detenere una sorta di tragico record nazionale. Le ragioni sono molteplici, legate principalmente ai profitti derivanti  dal monopolio sul commercio delle droghe illegali garantito alla criminalità organizzata dalle attuali leggi proibizioniste. Questo comporta l’immissione nel mercato proibizionista di tutto a partire da sostanze non controllate e di scarsa qualità.
In un bel libro di Vanna Ugolini Nel nome della cocaina. La droga di Perugia raccontata dagli spacciatori, Intermedia edizioni, viene narrato il sistema di smercio nella nostra città e delle difficoltà, per non dire l’impotenza, che tutti, dalle forze dell’ordine alla politica hanno di fronte ad un sistema che è invincibile di fronte ad una legislazione nazionale ed internazionale che produce solo lutti e proventi sempre più forti per le narcomafie che con il riciclaggio hanno infiltrato l’economia legale e si stanno letteralmente comprando quartieri delle città. Di fronte a questa situazione i costi del proibizionismo, sempre nascosti dalla politica e dai media italiani, sono insostenibili e destinati ad aumentare in assenza di iniziative dal segno opposto, cioè che portino alla legalizzazione e alla riduzione dei danni. Legato, in qualche modo al fenomeno del proibizionismo sulle droghe, è quello della prostituzione: va detto che l’attuale normativa, in particolare la “Legge Merlin” è del 1958, in materia è ormai superata, e non può essere integrata con provvedimenti puramente repressivi, di tipo proibizionistico. Mi riferisco all’ordinanza n. 304 del 2 aprile 2012 del sindaco di Perugia che vieta ai clienti delle prostitute di intrattenersi in alcune vie della città e di fatto vieta, nelle stesse, l’attività di meretricio.  Intrisa di moralismo insopportabile, l’ordinanza è una scorciatoia proibizionista che mira ad eliminare la prostituzione per strada: obiettivo impossibile da raggiungere che avrà la conseguenza di spostare il problema da una zona ad un’altra e di non risolvere il problema della criminalità, laddove esiste.
A nostro avviso, di fronte a un quadro normativo così superato e criminogeno, cioè in grado di produrre criminalità, invece di frenarla i margini di azione non sono molti ma devono andare nella direzione della prevenzione e della salvaguardia dei diritti dei cittadini: pensiamo che il comune di Perugia debba quindi potenziare tutti quei progetti di bassa soglia, già avviati, che favoriscono l'attività di unità di strada che si concentra, in prevalenza, nella trasmissione di informazioni relative ai rischi sanitari inerenti all’uso delle sostanze illecite e alla possibilità di usufruire delle strutture sociosanitarie presenti nel territorio al fine di modificare quei comportamenti a rischio e un aumento degli accessi alle strutture sociocanitarie di prevenzione e cura. Per questo, inizieremo a raccogliere le firme per una petizione popolare, con centinaia di firme autenticate di cittadini residenti a Perugia perchè il consiglio comunale e la giunta siano investite di un nuovo progetto di potenziamento delle strutture di intervento di bassa soglia, in modo da favorire il contatto diretto con il cittadino consumatore di droghe proibite. In questo senso bisognerebbe prevedere una rete di protezione sanitaria che va dalla pura e semplice informazione scientifica sugli effetti delle sostanze a locali protetti e igienicamente garantiti.
Lo stesso discorso vale per il potenziamento dell’unità di strada di assistenza delle prostitute; invece di ordinanze che come ho scritto sopra sono inutili negli effetti e vessatorie nei confronti dei cittadini; bisogna sviluppare gli attuali progetti contro la tratta e il traffico di esseri umani con potenziamento dei fondi a favore delle “case di fuga” e reintegrazione delle borse lavoro al fine di un reinserimento lavorativo; va da sé che il ritiro delle ordinanze comporta che il comune di Perugia si impegna a destinare l’equivalente dei fondi derivanti dalle sanzioni amministrative a favore delle case di fuga e reintegrazione delle borse lavoro.
Piccole cose, in fondo, ma che sicuramente possono aiutare ad invertire la rotta verso un’umanizzazione dell’approccio alle tematiche proibizioniste.

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