mercoledì 13 gennaio 2010

L'Umbria si liberi di burocrazia e favoritismi - Intervista a Marco Pannella

da “Il Giornale dell’Umbria”, del 13 gennaio 2010
a cura di Bruno Colella

PERUGIA – Il Pd umbro divorato da guerre intestine per “smoderate ambizioni di potere”, gli umbri “soffocati” da ceti dirigenziali burocratizzatisi e parassitari, la necessità di “rappresentare una forza alternativa al sessantennale regime partitocratrico”. E poi l’allarme sulle infiltrazioni mafiose nella regione, il perché i Radicali hanno deciso di presentarsi da soli alle prossime elezioni regionali, la vicenda Bianzino e molto altro ancora.
Così Marco Pannella, il leader storico dei Radicali, in questa intervista esclusiva e a tutto campo al Giornale dell’Umbria.

Perché i Radicali hanno deciso di presentarsi, per le prossime elezioni regionali, da soli?

Non potevamo regalare all’antidemocraticità del regime partitocratrico la nostra assenza. Era doveroso, al contrario, essere presenti con il nostro impegno partigiano, gandhiano, nonviolento, anche in queste elezioni. Farne un’ occasione di satyagraha.
Quali saranno i temi principali della campagna elettorale dei Radicali?
E’ necessario rappresentare una forza alternativa al sessantennale regime partitocratico, sia nelle sue componenti di centrosinistra che di centrodestra, con il nostro programma, che è programma di governo, dalla riforma americana dello Stato, delle Regioni, dell’Unione Europea, a quella della giustizia,
sulla base di obiettivi sui quali da oltre vent’anni abbiamo proposto referendum, alcuni dei quali plebiscitari. Noi siamo quelli dell’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati che significa consentire ai cittadini di conoscere scelte e comportamenti di tutti i rappresentanti eletti, degli amministratori, dei dirigenti, la responsabilità di un atto amministrativo e cosa ne può derivare dalla sua approvazione.
Come valuta la situazione sociale, politica ed economica dell’Umbria?
Come quella di un regime che necessita non di un’alternanza ma di una radicale alternativa di governo fondata su una concreta storica alterità di valori, di vissuti, di lotte, capace di far respirare l’Umbria e gli umbri soffocati da tre generazioni sempre più burocratizzatesi, parassitarie.
Intendete realizzare nella regione un accordo elettorale con altre forze politiche?
Non rientrano nella nostra politica, non fanno parte della nostra storia,trattative sottobanco per fini spartitori. Le lasciamo al malcostume dell’antidemocrazia e dell’antipolitica. Se il PD, anziché lasciarsi devastare da
guerre intestine, tra l’altro incomprensibili ai suoi stessi elettori e militanti, originate esclusivamente da smoderate ambizioni di potere, ci ascoltasse, troverebbe sicuramente la forza in sé per rinnovarsi radicalmente anche in questa regione in cui si è caratterizzato come struttura monolitica,
refrattaria ai cambiamenti, drammaticamente persa in un’involuzione senza uscita.
Che contributo intendono dare i Radicali ai temi della campagna elettorale in Umbria?
Con l’impegno e le candidature straordinarie dei compagni Tommaso Ciacca, Francesco Pullia, Mauro Fonzo e, in particolare, della deputata Maria Antonietta Farina Coscioni, il contributo sarà quello che tutti loro, insieme
agli altri compagni umbri ostinatamente, spesso in condizioni estremamente difficili, continuano a dare. L’Umbria, in particolare Terni, è stata ed è costantemente oggetto di numerose interrogazioni da parte dei parlamentari radicali, significativamente attenti a quanto avviene qui. Per noi il territorio non va concepito come un feudo in cui la cittadinanza viene umiliata da un sistema capillare di favoritismi nient’affatto impermeabile ad
infiltrazioni malavitose, come attestano diversi filoni d’inchiesta della magistratura che vanno dagli appalti alla gestione dei rifiuti.
Voi radicali vi proponete come vera e unica alternativa a questo Governo‘partitocratico’ a partire da una profonda alterità. Può spiegare meglio?

La nostra alterità è la stessa espressa e vissuta da Capitini, con la sua originale elaborazione della nonviolenza, di una società aperta. Ed è anche quella di Francesco d’Assisi che, per fedeltà alla propria vocazione, si ribellò allo scempio e alla mercificazione del proprio movimento compiuta, a sua insaputa, da Elia e compagni in combutta con le gerarchie ecclesiastiche del tempo…
Cosa vorrebbe dire all’elettorato cattolico innanzitutto umbro?
Che è ridicolo, offensivo, discriminatorio considerare i cattolici in quanto tali e non come cittadini al pari degli altri, quasi fossero espressione di qualcosa di etnico e non, invece, di una forma di religiosità. In realtà,
diciamolo con franchezza, non esiste una “questione cattolica” se non nella mentalità contorta e immorale di una partitocrazia interessata non ai credenti ma ad obbedire alle pretese sempre più sfacciate delle gerarchie vaticane. Con la stragrande maggioranza dei cattolici e grazie a loro siamo riusciti a conquistare e assicurare per tutti, ripeto per tutti non per pochi, quei diritti civili che a destra come a sinistra, in ossequio alle volontà d’ Oltretevere, avrebbero altrimenti continuato a negare. Ormai è sempre più Profondo il divario tra la dottrina imposta dal Vaticano e la coscienza dei fedeli, dal divorzio alla droga, dalla RU 486 al testamento biologo.
Democrazia, trasparenza, alternativa, giustizia giusta. Sono solo alcuni dei temi per i quali i Radicali da anni si battono. E sui quali moltissimi cittadini concordano. Ma perché quasi sempre questa adesione non si riscontra
anche al momento del voto?
Perché, come accade nelle non democrazie, ai cittadini è negato il diritto-dovere a conoscere per potere scegliere consapevolmente. Su di noi, nei nostri confronti, c’è censura, ostracismo. Prevale un tentativo sistematico di
annientamento, cancellazione, a cominciare dal nostro nome e dalle nostre immagini. Fatevelo spiegare dai vari Vespa, Santoro, Floris in questo molto esperti…

Qual è la prima cosa che le viene in mente pensando a Rudra Bianzino?
Alla sua determinazione nell’esigere verità. E’ tipico del nonviolento combattere testardamente perché si affermino verità e conoscenza. La sua vicenda, la vicenda di suo padre Aldo, non può non condurmi anche a quella di
Stefano Cucchi, rievocata all’ultimo comitato nazionale di Radicali Italiani dalla sorella Ilaria. Stefano è morto da radicale, come un radicale. Aveva responsabilmente chiesto il rispetto della legge, del suo diritto ad essere
assistito da un avvocato. Per questo è finito come tutti sappiamo. Noi, con Rudra, con Ilaria, chiediamo che sempre e ovunque si affermi la legalità.

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