mercoledì 3 giugno 2009

Ciacca: il perchè di una scelta di liberazione in Umbria a partire dal suo capoluogo

CiaccaIl grave processo degenerativo della democrazia italiana che negli anni ha riguardato tutti gli organi e le istituzioni repubblicane ha portato alla distruzione dello Stato di diritto e della legalità. Il documento “La Peste Italiana”http://www.radicali.it/download/pdf/peste_italiana.pdf presentato dai radicali della lista Bonino/Pannella è la premessa per la campagna elettorale delle prossime elezioni europee del 7 giugno 2009. L’associazione radicale di Perugia riconosce nel citato documento  sulle (i)responsabilità del Regime Italiano l’analisi necessaria preliminare anche per la presentazione di una lista civica, laica, ecologista,radicale, alternativa alla oligarchia dominante, con l’obiettivo di incardinare in Umbria a partire dal capoluogo, la resistenza dei cittadini per la liberazione dalla non-democrazia, dalla illegalità, dal consociativismo e dal clientelismo, che si sono sviluppati e rafforzati  nei 60 anni di Regime Umbro.  

Alla gravità degli attacchi che a livello nazionale subiscono le libertà individuali sancite dalla Costituzione, i diritti civili, l’informazione, le istituzioni e gli strumenti  di garanzia, si aggiungono a livello locale ulteriori vessazioni e impedimenti per lo sviluppo della democrazia, dovuti in primis ad un sistema partitocratrico occupante ogni settore: dalla sanità, agli enti pubblici, dai trasporti alle municipalizzate, dall’università, agli istituti di credito, dalle cooperative, all’industria del cemento.  

Questo sistema capillare di potere ha mostrato negli ultimi anni crepe allarmanti  con episodi di corruzione, infiltrazione mafiosa, danni ambientali, sperpero di denaro pubblico che hanno riproposto una nuova fase della “tangentopoli italiana” in grado oggi di  realizzarsi con maggiore successo al livello delle amministrazioni periferiche della nostra regione.  

I radicali in Umbria, da anni denunciano questo stato di degrado in primis delle istituzioni e allo steso tempo hanno operato per richiamare ai propri doveri e responsabilità chi ricopre incarichi di governo, cercando di costruire nuovi spazi di partecipazione, per la trasparenza, per la vita del diritto. Gli articoli di denuncia del radicale ternano Francesco Pullia, le iniziative per una città laica e liberale dell’associazione radicale perugina, la testimonianza quotidiana spesso solitaria di resistenza dei militanti sparsi sul territorio e gli ormai numerosi interventi sul “caso Umbria” dello stesso Marco Pannella, raccontano di un impegno costante di lotta partigiana. 

In particolare il leader storico radicale in una intervista rilasciata per un quotidiano locale nel giugno del 2007, alla domanda di cosa ne pensasse sul referendum negato agli umbri sulle indennità dei consiglieri regionali rispondeva : “Il potere è così impotente che ha continuamente necessità di trovare furbizie e pretesti. Non riesce mai a dettare legge o a rispettare la legge dettata. Il potere vissuto come dominio sugli altri non tollera nessuna regola, a cominciare dalla propria. Bisogna affrontare costantemente quello che l’arte ci insegna da sempre: la grande tragedia greca ci spiega che il potere rende pazzi e lo si ritrova nella grande tragedia di Shakespeare fino ad arrivare a Becket. L’esempio del referendum umbro è un simbolo della verità italiana dove la legge vigente non è mai la legge scritta”.

Quel referendum fu sottoscritto nel 2004  da oltre 13.000 cittadini umbri (mille firme raccolte dai radicali a Perugia), rinviato per ben tre volte dalla Presidenza della Regione, prima di essere definitivamente cancellato. Nonostante in merito allo strumento referendario l’articolo 22 dello statuto reciti: “La Regione … ne favorisce l’utilizzazione”, tranne un'unica eccezione questa possibilità partecipativa è stata di fatto abrogata in Umbria a quaranta anni dalla nascita delle regioni.

L’oligarchia dominante in Umbria, di governo e opposizione, è stata ed è particolarmente impegnata nell’umiliare e non tener in considerazione le proprie stesse leggi, soprattutto quando riguardano strumenti democratici e figure di garanzia e controllo, come avviene da anni per il Difensore Civico Regionale e per il Garante delle persone private della libertà personale, rimaste in un cassetto. La patente illegalità ci ha spinto dopo numerose manifestazioni, appelli, incontri con consiglieri regionali e con lo stesso Presidente del Consiglio Regionale, ad rivolgerci al Parlamento Europeo e a scrivere alla Presidenza della Repubblica (http://radicaliperugia.org/2009/01/radicaliperugiaorg-scrive-al-presidente-della-repubblica-giorgio-napolitano-per-chiedere-il-ripristino-della-legalita-in-seno-al-consiglio-regionale-dellumbria.html). 

Questa carenza di democrazia ha radici profonde e la nostra analisi sull’esistenza di unica classe politica consociata e partitocratrica, con alla guida un governo ormai stanco e senza idee e una opposizione non alternativa né liberale, trova riscontro nelle stesse dichiarazioni dell’attuale responsabile provinciale del Pd Alberto Stramaccioni che nel libro del giornalista Sandro Petrollini, “Rossi per Sempre” (ed. Confraternita delle Foglie, 2003), dichiarava : “i maggiori sostenitori di un presunto regime sono anche e soprattutto certi imprenditori, una parte fondamentale della classe dirigente non certo di sinistra, che non coltiva minimamente una politica di governo alternativo…” 

Un sistema bloccato quindi da decenni che sempre di più manifesta degenerazioni, con ricadute sulla qualità della politica, sulla capacità di progettare e con sconcertanti episodi segnalati dalla cronaca giudiziaria umbra degli ultimi anni i ogni settore (dalle Coop, ai rifiuti, alla ricostruzione post-terremoto), sfociati con “l’appaltopoli” alla Provincia di Perugia che ha portato ad un passo dalle dimissioni dell’intera Giunta.  

In un tale quadro generale che ci limitiamo per ora solo a tratteggiare e al quale vanno aggiunti l’intreccio di poteri e di interessi, il clima di omertà e le connivenze, manifestatesi anche in occasione di drammatici episodi di cronaca nera locale, l’azione civica, laica, nonviolenta di liberazione si è fondata da decenni su di un opera di “formiche” della legalità, grazie alla nostra presenza in strada, nelle piazze, spesso a raccogliere firme per referendum, petizioni, appelli. 

Da una stima approssimativa si può affermare che sono oltre 100.000 le  firme raccolte da Andrea Maori e dal nucleo radicale perugino in trentacinque anni di attività per le campagne referendarie e altre sottoscrizioni liberali, libertarie e in difesa della legalità.  Una lotta politica “dal basso” in linea con l’ideale capitiniano per una società aperta, che vede concretamente al centro il cittadino. Nella città di Aldo Capitini, non può essere puro esercizio burocratico o celebrativo, il riferimento alla nonviolenza, ma opera creativa in grado di rinnovarsi costantemente. I radicali che parteciparono alla prima marcia della Pace del 1961 e sono stati promotori della manifestazione per i Diritti Umani ad Assisi lo scorso 8 agosto 2008 in occasione dell’apertura dei giochi olimpici, sono  impegnati nel dar corpo all’opera del filosofo della nonviolenza.  

C’è un tema poi, che non può essere oggi eluso , per le sue implicazioni  sociali, sanitarie, economiche, giudiziarie ed è quello che ruota intorno alle droghe illegali e alle politiche che vengono scelte. La nostra regione nel 2007 è stata al primo posto per in Italia per morti in seguito ad overdose. Perugia è divenuta negli ultimi anni un centro importante del narcotraffico e c’è il forte sospetto che organizzazioni di stampo camorristico si siano insediate nel territorio in modo strutturale. I dirigenti del SERT di Perugia hanno avanzato una netta  preoccupazione verso questa crescente realtà criminale, ma anche verso le gravi condizioni generali nelle quali il SERT stesso si trova ad operare. A Perugia si è assistito negli ultimi anni ad una sempre maggiore indifferenza verso le politiche di riduzione del danno, per l’impostazione proibizionista portata avanti dalla amministrazione comunale. Un fenomeno, quello delle tossicodipendenze che di fatto è sotto gli occhi di tutti, se pensiamo a quanto accade nel centro storico dove lo spaccio avviene a ridosso della fontana maggiore, ma che paradossalmente continua ad essere in parte negato e in parte considerato solo un problema di ordine pubblico.  

Queste prime considerazioni sono quindi la base per una scelta che si è concretizzata alla vigilia delle amministrative 2009, nell’idea di una lista di “liberazione” per Perugia. Una lista aperta e CIVICA, impegnata su temi che riguardano gli strumenti della democrazia, l’ambiente, la laicità delle istituzioni. Una lista che vedrà ai primi punti della propria azione l’anagrafe pubblica degli eletti (a partire dalla presentazione agli elettori della dichiarazione dei redditi, il curriculum e le proprietà del proprio candidato sindaco), il ripristino della legalità con l’elezione del difensore civico comunale e il bilancio partecipato. Una lista, che fa proprie le battaglie di Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, Paolo Ravasin e che sarà impegnata per l’istituzione del registro comunale dei testamenti biologici. Una lista nonviolenta che si ispira ad Aldo Capitini. Una lista antiproibizionista e che intende rispondere con soluzioni originali ai  problemi ambientali, di vivibilità, di mobilità, che investono questa città e questo territorio.

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