giovedì 25 giugno 2009

Alcuni dati e riflessioni sull'Umbria

di Tommaso Ciacca

TommasoDa oltre due anni anni, al tramonto della brevissima esperienza della Rosa nel Pugno, i radicali in Umbria, nelle realtà organizzate sul territorio, hanno maturato una sempre maggiore consapevolezza sulla condizione di rafforzamento del “Regime” che vive la nostra Regione ed hanno agito denunciando lo status quo prendendo iniziative su temi specifici paradigmatici in tal senso.

Per la verità l’urgenza di una discontinuità con la pura e semplice gestione del potere era emersa anche durante la “fase Rosa nel Pugno”, soggetto che a livello locale avrebbe potuto e dovuto contribuire, ad avviso di molti di noi, allo sviluppo di una politica riformatrice dall’interno della maggioranza, creando condizioni di “rottura” con gli assetti partitocratrici ormai totalmente consolidati. Ad esempio durante la campagna elettorale per le politiche del 2006, ci impegnammo nell’organizzare a Spoleto, un convegno sulla sanità, tema molto scottante dalle nostre parti, con l’obiettivo anche di portare assessori e consiglieri socialisti ad affrontare questioni sensibili come la riorganizzazione delle aziende sanitarie o le scelte complessive su un settore che occupa circa l’80% del bilancio regionale, e si presenta come il principale bacino clientelare del “Palazzo”.

L’analisi, con gradualità, si è andata così sviluppando. Ecco alcuni passaggi del documento presentato alla stampa a firma del sottoscritto, di Andrea Maori e Francesco Pullia nel marzo 2007:
“…La situazione umbra, nel suo piccolo, rispecchia purtroppo fedelmente quel degrado più vasto, di segno antidemocratico e antiliberale, che da tempo i radicali vanno denunciando come “caso Italia” ed anzi individuano nella nostra Regione aspetti peculiari particolarmente pericolosi per la crescita civile e la legalità al punto da ritenere necessario riferirsi al “caso Umbria”.
E nel delineare i pericoli di un abbandono da parte socialista del progetto della RnP, si continuava:
Rigettare questa potenzialità strategica per l’affermazione piena dei diritti dei nostri concittadini, significa di fatto scegliere di farne parte costitutiva (del regime umbro).
Noi Radicali della Rosa nel Pugno avvertiamo la necessità di denunciare quello che sempre di più va delineandosi come il “Caso Umbria” che trova radici oltre che in un humus culturale, storico e politico conservatore, in alcune scelte irresponsabili delle oligarchie dominanti, alle quali rispondiamo da anni con proposte alternative utilizzando gli strumenti della nonviolenza.

Venivano poi sottolineati e analizzati alcuni punti in cui emergevano criticità palesi su legalità, partecipazione, trasparenza, ecologia, malgoverno : 1) Referendum negato su indennità consiglieri regionali 2) La Sanità e la salute in Umbria 3) I gravi problemi del capoluogo di regione (buco di bilancio, T-Red, Difensore Civico) 4) Minimetrò 5) Ambiente e Territorio.

Successivamente in Umbria, a Perugia come a Terni, molti eventi hanno confermato sempre di più l’analisi e anzi hanno aggravato il quadro complessivo. Sono tantissimi per la verità e elencarli tutti non è facile. Si va dall’inquinamento ambientale e mafioso della conca ternana a quello del cemento con infiltrazioni camorristiche nel perugino, dalle nostre continue denunce e iniziative per la mancata nomina del difensore civico regionale e del garante dei detenuti, alla appaltopoli della Provincia di Perugia. Dalla morte di Aldo Bianzino nella completa indifferenza delle istituzioni locali, alla massima attenzione e solidarietà delle stesse nei confronti degli amici costruttori arrestati per gli scandali delle Coop. Dall’arresto, con una delle più imponenti “operazioni antiterrorismo” vista in Umbria, dei cinque ragazzi spoletini con i ringraziamenti della Presidente della Regione ai carabinieri al deterioramento della mobilità a Perugia nonostante l’illusione minimetrò (con tutto ciò che ha comportato in termini economici, di rumore e nuove cubature) all’anteporre sempre e comunque i propri interessi di casta da parte della partitocrazia locale, versus quelli dei cittadini. Non è forse proprio per questo che sono quindici anni che Perugia attende il difensore civico comunale previsto dallo statuto? E la spartizione del potere realizzata con l’occupazione degli enti e delle società pubbliche e/o miste ? Spartizione che indipendentemente dai bilanci e dalle responsabilità vengono affidate agli stessi personaggi che le hanno affossate, come nel caso della Spoletina Trasporti (nonostante una perdita di esercizio di oltre tre milioni di euro). La gestione della “cosa pubblica” in Umbria ha come priorità l’assetto partitocratico, lo scambio, il “do ut des”, non l’interesse collettivo, il merito, le capacità professionali. Di fronte allo scandalo scoppiato all’ospedale S. Maria della Misericordia di Perugia con 68 dipendenti indagati e 12 arresti , all’espansione del Polo Universitario-Ospedaliero e soprattutto in considerazione dell’interesse di migliaia di concittadini che usufruiscono di questa struttura ogni anno, quale dovrebbe essere il profilo per la scelta del Direttore Generale? L’essere amico del Sindaco, oltre che militante di partito ? Ebbene l’ospedale di Perugia vive una fase di grande difficoltà, molte eccellenze sono saltate così come molti professionisti stimati se ne vanno via. Una struttura di queste dimensioni richiederebbe scelte di alto profilo per gli organi dirigenziali, ma così non è accaduto. La nostra è una regione dove si è inamovibili, dove è normale modificare lo statuto universitario (con modalità quanto meno originali) per permettere al Rettore il terzo e magari in futuro il quarto mandato. Abbiamo constatato in particolare a Perugia un sempre maggiore disinteresse per le politiche di riduzione del danno, un approccio sempre più proibizionista (ad ampio spettro) da parte di Sindaco e Giunta, una sofferenza incalzante di Sert e strutture psichiatriche. Il capoluogo ha palesato gravi difficoltà su vivibilità di centro e periferie, ambiente, mobilità. Ha mantenuto il record di morti per overdose e l’ultimo rapporto di polizia del mese scorso, descrive una realtà preda di clan di camorra e ndrangheta. Su molti di questi argomenti anche altre associazioni sono intervenute (l'ultimo in ordine di tempo è stato il rapporto del gruppo perugino di Legambiente).

Non mi soffermerò sui casi di cronaca nera che indirettamente forniscono uno spaccato sociologico davvero interessante su coperture, intrecci di potere, omertà (dal delitto Narducci, alla scomparsa di Sonia Marra)

L’elenco può non finire, possiamo soffermarci sui burocrati del pacifismo nostrano, sulla cancellazione, come è stato ricordato da Marco Cappato al comizio elettorale a Perugia, di un grande umbro… ”Voi non lo sapete più…questa è la regione di Luca Coscioni”, potremmo ricordare l’indagine dei NAS nell’ottobre del 2007 in consiglio comunale per la verifica delle presenze dei consiglieri (ecco l’importanza dell’anagrafe pubblica degli eletti e la nostra petizione depositata) ma sarebbe davvero lunghissimo.

Ma di fronte a tutto ciò non siamo stati con le mani in mano e le denunce sul Regime Umbro sono state più volte ribadite in questi ultimi anni dallo stessi Marco Pannella. Abbiamo concepito una manifestazione ad Assisi nello spirito della prima marcia di Aldo Capitini, del quale grazie ad un convegno da noi organizzato alcuni mesi fa si è offerta una lettura estranea al conformismo delle cerimonie istituzionali.
Su questa lettura l’associazione radicaliperugia.org/Giovanni Nuvoli ha deciso nel marzo 2009 di presentare una lista alternativa sia al centro sinistra che al centro destra con un proprio candidato a Sindaco. Ma all’incontro che abbiamo avuto poi con i dirigenti radicali nazionali, l’indicazione che ci è stata data, riguardava addirittura la possibilità di intervenire su tutta l’Umbria con delle operazioni elettorali per Terni, Orvieto, Spoleto ecc..
Tra l’altro prima di questa fase sono trascorsi mesi in cui a Perugia, la segreteria dell’associazione radicale ha tenuto costantemente incontri con tutte le forze politiche e su questo il dibattito non è mancato.

Preparare una Lista alternativa a Perugia, nelle difficilissime condizioni di risorse umane ed economiche in cui ci troviamo ad agire, poteva apparire una operazione impossibile e in effetti le difficoltà sono state tantissime. Raccogliendo in modo corretto le firme non vi erano margini temporali. Non avevamo un numero sufficiente di candidati. Ci è stato dato il sostegno da parte della galassia radicale, ma davvero è stata dura. Non è andato in porto l’idea di aggregare un “polo alternativo democratico” pur avendo condivisione di contenuti con altre associazioni e partiti. E anche in questa fase gli incontri sono stati tanti.

La Lista LiberiAmo Perugia! nasce in questo quadro generale. Non capita a caso, ma è il frutto di un lavoro di anni e della volontà di poter partecipare alla campagna elettorale portando in essa i temi a noi cari e con un obiettivo dichiarato strategicamente non indifferente, di portare la partitocrazia delle due facce del Regime al ballottaggio (il centro dx ha responsabilità ancor maggiori sotto certi aspetti per non aver voluto, saputo sviluppare una proposta alternativa liberale, ma connotandosi per istanze spesso reazionarie e clericali; la spartizione riguarda anche il PdL e il sospetto che vi siano stati accordi a livello regionale anche per queste elezioni tra centro dx e centro sin e altri soggetti come banche e imprenditori non è del tutto infondato).
Un grande sforzo per un obiettivo che può apparire riduttivo? Forse, ma abbiamo ritenuto che fosse importante esserci e che prioritario era contribuire con la nostra originalità, anche con un risultato che come da me previsto si è rivelato modesto, al ridimensionamento dell’arroganza del potere in crescendo durante l’ultimo quinquennio Locchi.

Con una Lista civica laica, radicale, ecologista. I termini hanno rappresentato bene i contenuti del programma, vero e proprio patrimonio acquisito per l'associazione radicale.

Ma appunto le difficoltà oggettive erano quasi insormontabili:
1) per presentare la Lista hanno dato la disponibilità compagni che vivono in altre città dell'Umbria o extraregionali (Mauro Fonzo, Francesco Pullia, Enzo Gravina, Maurizio Lombroni, Linda Ferrigno) mentre altri radicali storici perugini non si sono offerti e in alcuni casi né visti né sentiti
2) Alcuni cittadini hanno dato la propria disponibilità senza poter essere operativi in campagna elettorale, ma con lo scopo di aiutare nella fase di presentazione.
3) Avevamo tre coppie di candidati appartenenti alla stessa famiglia (Guaitini, Orologio, Sanchirico)
4) Gli studenti presenti in Lista (Antonio Russo e Di Bartolomeo) sono di fuori regione e per loro era difficilissimo trovare consenso per la lista nei circoli perugini.
5) Di fatto hanno concretamente lavorato alla campagna elettorale un gruppo di quattro-cinque persone affiancate da alcuni candidati civici volenterosi.
6) Non abbiamo avuto la possibilità di raggiungere i cittadini. Gli spazi televisivi sono ridotti all'osso, gli incontri tra i candidati sindaci spesso ci hanno visto estromessi, i manifesti sono un capitolo drammatico che andrebbe trattato a parte. Alcuni giornali hanno ridotto l'informazione ai minimi termini. Quanti perugini sapevano della nostra esistenza e dei temi portati avanti?

La sera che si decise di presentarci, io avevo manifestato la volontà di presentare una lista radicale, magari con lo stesso simbolo delle europee. Questo non è stato possibile per una serie di motivi, ma alla base di tutto c'è stata l'impossibilità tecnica di farlo perchè non ci sarebbe stato il tempo di raccogliere le firme. Con il simbolo sono convinto avremmo avuto una riconoscibilità radicale che avrebbe portato almeno al doppio dei consensi (non di più). Ecco le uniche discordanze sull'impostazione della campagna elettorale con Amato, hanno riguardato la riconoscibilità radicale. Io avrei spinto di più su questo. Nonostante ciò il gruppo radicale ha fatto un duplice lavoro: per LiberiAmo Perugia e per la Lista Bonino/Pannella. C'è stata piena condivisione su questo con il movimento nazionale. Il volantone per l'Umbria è un esempio lampante. C'è riportata la nostra analisi di anni sulla necessità di scardinare il Regime e il richiamo evidente alla Lista perugina (ma a quanti è arrivato in realtà). Poi abbiamo avuto Mina Welby per presentare la petizione su testamento biologico, ma per presentare anche la Lista Bonino/Pannella (Mina è andata a volantinare con il nostro segretario). Mario Staderini che è venuto a Perugia per il fantastico lavoro fatto da Michele sui manifesti elettorali. Il comizio congiunto ha visto la presenza di Marco Cappato, Sergio Rovasio, Pullia e i candidati di LPG e per me andrebbe riascoltato per i contenuti espressi sulla situazione locale e nazionale. A Terni insieme a Vecellio, Pullia e Pannella, è intervenuto anche Amato e Radioradicale ci ha sostenuto con interviste e mandando in onda il comizio in orario serale. La Lista Liberiamo Perugia ha preso 500 voti (0,53). Un risultato modesto, ma non si tratta di disfatta elettorale, come qualcuno ha detto. E' stata una esperienza nuova, dove è difficile valutare l'apporto del voto radicale che si è invece ben contraddistinto per le europee. Non credo sia un fallimento sotto tanti aspetti.

Il bagaglio di conoscenze accumulate, il fatto che alcuni giovani come Michele Guaitini e Antonio Russo li abbiamo potuti “scoprire” completamente grazie a questa operazione e potranno rappresentare il futuro dell'associazione radicale perugina che ho a cuore cresca e si fortifichi. Anche in dignità non abbiamo perso nulla, anzi abbiamo guadagnato, perchè siamo riusciti ad imporre in campagna elettorale temi che poi sono stati fatti propri da altri candidati e di cui finalmente si è parlato (ad iniziare dal difensore civico). Il nostro candidato sindaco non ha mai sfigurato in alcun confronto, anzi culturalmente e in termini di proposte non ha avuto rivali. E comunque pur non avendo raggiunto l'obiettivo del ballottaggio il pancione bulgaro della maggioranza di Regime si è sgonfiato dal 66% al 52,9% e questo è un buon campanello d'allarme, per sperare di stemperare le arroganze del potere degli ultimi anni.

Sarebbe irresponsabile buttare tutto ciò all'aria. I radicali forse per la prima volta a Perugia hanno avuto il coraggio di una propria iniziativa in autonomia, con un confronto positivo e propositivo con il movimento nazionale (che ha sostenuto con convinzione il progetto) e non sono rimasti inermi a guardarsi la partita e a giocare il ruolo di stampellina del Regime. Hanno potuto dire la loro su questo degrado della partitocrazia e ora hanno guadagnato comunque credibilità. La associazione radicale si è tra l'altro spesa per le europee con un lavoro preparatorio sul territorio che non ha precedenti ( se pensiamo agli ultimi tre anni le iniziative locali,regionali e nazionali con i maggiori leader della galassia). Io mi sono dimesso dalla segreteria di radicaliperugia.org, ma non abbiamo avuto ancora una riunione della associazione come chiedevo. Questo sta determinando delle reazioni di tipo isterico fuori da ogni analisi (che appunto non è stata fatta perchè è mancata la sede di confronto). Ho chiesto al segretario una riunione della segreteria questa sera per affrontare le questioni sul campo e perchè per me è prioritario che ci sia un futuro, qualunque strada i radicali umbri e perugini scelgano e per questo mi impegnerò. Devono tra l'altro andare avanti iniziative come la petizione su registro testamento biologico, difensore civico e anagrafe eletti. Questo ora è possibile proprio in virtù del lavoro svolto. Ora a Chianciano possiamo veramente a testa alta affrontare ogni strada, certamente a partire da quanto ha scritto Francesco Pullia per un vero Partito Democratico!

Per quanto riguarda la Lista Bonino/Pannella alcuni dati umbri.
Complessivamente nel 2004 i voti erano stati 9757 (1,9%) nel 2009 11965 (2,3%).
A Perugia siamo passati dai 2155 (2,2%) voti ai 3014 (3,15%)
A Terni dai 1712 (2,6%) voti del 2004 ai 2027 (3,15%) del 2009
Orvieto è stata la cittadina con la più alta percntuale (3,62%) ma i voti sono rimasti gli stessi: 477 nel 2004, 478 nel 2009
Ad Assisi (sede dell'iniziativa dello scorso 8 agosto con Emma Bonino) i voti sono passati da 221 (1,5%) del 2004 ai 308 (2,17%) del 2009
A Spoleto (sede iniziativa scorso 6 luglio con Marco Pannella) i voti sono passati da 446 (1,9%) del 2004 ai 570 (2,5%) del 2009
Centri dove non vi sono stati riferimenti o iniziative radicali in questi anni hanno avuto un risultato diverso. E' il caso di Città di Castello con 465 voti nel 2004 e 439 nel 2009, Gubbio con 221 voti nel 2004 e 223 nel 2009, Todi con 100 voti nel 2004 e 96 (1,05%)nel 2009,
A Foligno dai 569 del 2004 ai 699 (2,15%) del 2009.
Credo sia stato un buon risultato, che si è avuto solo grazie alla iniziativa nonviolenta per la conoscenza delle ultime settimane. Nei centri maggiori il rsultato è stato migliore (e tanto più nelle città: a Perugia città rispetto alle frazioni le differenze sono state clamorose: seggi con il 7-10% a seggi con l'1%). Dove c'è stata iniziativa locale di supporto con eventi di rilievo anche nazionale e dove c'è un minimo attività sul territorio forse il risultato è stato più positivo.

2 commenti:

  1. forse è stata anche la questione englaro a motivare l'elettorato radicale

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  2. bisognerebbe vedere se nel 2004 c'erano stati incontri nelle città citate sopra

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