venerdì 23 gennaio 2009

Ciacca sul Piano regionale della sanità

L'intervento di Tommaso Ciacca all'incontro organizzato dal Partito Socialista sul Piano Sanitario Regionale 2009-2011, che si è tenuto all' Arte Hotel di Ferro di Cavallo a Perugia il 16 gennaio scorso:


TommasoLe considerazioni del Dott. Virgilio Lipparoni (della Direzione Medica Ospedaliera Asl 2) e del consigliere comunale Alessandro Monaco ( di Sinistra Democratica) sono in gran parte condivisibili (hanno tenuto le relazioni introduttive dell’incontro).


Il Piano Sanitario Regionale (PSR) appare come un documento certamente importante per i contenuti e per le finalità che dichiara di perseguire, ma dopo averlo letto molte sono le domande che attendono ancora risposta: nel concreto cosa accadrà? Quale è davvero la realtà per i pazienti nella nostra regione? Come si vive, come si muore negli ospedali dell’Umbria? Quale tipo di assistenza esiste a domicilio per i disabili, i non autosufficienti, per la grande massa di anziani in aumento esponenziale ? Quali ammortizzatori sociali, quale sostegno economico? Quante disuguaglianze? Quale è veramente il progetto su cui investire? Quali le priorità?



Si potrebbe continuare a lungo in questo elenco di interrogativi.


E’ certo che siamo di fronte ad una nuova fase in cui è assolutamente necessario essere aderenti alle vere esigenze dei cittadini, ed impostare il ragionamento proprio sulla premessa scelta dallo stesso Piano Sanitario : la centralità della persona, l’”umanizzazione delle strutture la personalizzazione delle cure”, il tutto posto in essere da un sistema organizzativo in rete.


Questa è la bussola che dobbiamo seguire e che il Piano pur considerandola in una approfondita premessa, smarrisce a mio avviso nei paragrafi successivi.


Ricordiamoci comunque sempre che per umanizzare, c’è bisogno di donne e uomini in carne ed ossa che prestano la propria opera con professionalità, competenza e dedizione. Come si può realizzare ciò se nei reparti o maggiormente sul territorio mancano gli infermieri? Si fa di certo maggiore esperienza se si passa “dall’altra parte” con un amico o un familiare ammalato ed è facile rendersi conto che devi avere la disponibilità economica per una badante per l’assistenza notturna in un reparto geriatrico dove per 30 posti letto sono operativi solo due infermieri.


E’ il territorio poi uno dei nodi cruciali su cui impegnarsi o meglio è il rapporto tra territorio ed ospedale, il capitolo delle dimissioni protette, che manca purtroppo nel Piano Sanitario.


E l’accreditamento delle strutture? E’ possibile che le strutture pubbliche in Umbria non siano ancora accreditate secondo i criteri ISO 9000, tranne rarissime eccezioni (riguardanti i servizi così detti “trasversali”, come laboratori analisi o centri trasfusionali) ?. Non è questo un grave ritardo da colmare nei tempi più brevi? Il confronto del Piano è fatto nella maggior parte dei casi con i dati medi nazionali, ma non sarebbe più stimolante ed opportuno farlo principalmente con lo stato dell’arte nelle regioni limitrofe come ad esempio la Toscana ?.


La prima parte del Piano Sanitario Regionale ha il merito di cercare di delineare il contesto di riferimento e questo può portare ad azioni conseguenti molto importanti. Se ad esempio è emerso che il numero degli interventi per interruzioni volontarie di gravidanza effettuato da donne con cittadinanza estera è andato aumentando raggiungendo nel 2007 il 40 % del totale, non dovrebbe corrispondere da subito una campagna forte e capillare di informazione sessuale per questa fascia di persone? Altro punto importante è quello del confronto tra le diverse realtà ospedaliere e territoriali dentro la Regione sia per quanto riguarda la qualità che sul fronte delle risorse.


Sì quindi alla riorganizzazione dei Dipartimenti di Emergenza e Urgenza che il Piano lascia inalterati nel numero, ma non nell’ottica di “campanile” o di scelte strumentali, ma in quella di rendere più efficace la risposta per l’emergenza sul territorio (per mia esperienza diretta sul campo il Dipartimento di Emergenza e Urgenza di Spoleto-Valnerina può essere unificato a quello di Foligno, ma in passato la sua estinzione era stata paventata per altri scopi che mettevano a rischio l’offerta qualitativa del nostro ospedale). Oggi come rianimatore umbro se devo prestare soccorso e cure intensive ad un bambino di pochi mesi o di sei anni non ho nella mia regione un luogo dove poterlo seguire con appropriatezza (non ci sono letti per la rianimazione pediatrica) e devo provvedere a trasferimenti verso altri centri extraregionali. Questa carenza a fronte dei doppioni di branche superspecialistiche come la cardiochirurgia e la neurochirurgia (presenti entrambe sia a Perugia che a Terni) non giustificate, come è stato ampiamente detto per un bacino di utenza così ristretto (860.000 cittadini in Umbria. Una cardiochirurgia è sufficiente per un area di circa 2.000.000 di potenziali utenti!).


Dobbiamo rendere operativa la teleradiologia. Il Piano lo dice, ma va fatto subito . Al momento in Umbria da uno ospedale periferico non è possibile inviare immagini TAC in tempo reale al centro di riferimento regionale in caso ad esempio di trauma cranico, quando sappiamo che tramite internet tutto è inviabile in tempo reale. Se si andrà verso la centrale unica, come previsto, del 118, con personale con specifica professionalità, si dovranno evitare sottocoordinamenti che incideranno sulle risorse. Non c’è traccia nel PSR circa la riabilitazione domiciliare, manca il capitolo risorse, scarsi sono i riferimenti agli Hospice e alle cure palliative, vanno assolutamente potenziate le cure intermedie e le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA).


Comunque è nel momento in cui ci si avvicina al paziente più grave e disagiato che ci rende conto delle grandi difficoltà che ancora incontriamo nel nostro sistema sanitario regionale. Come iscritto all’Associazione Luca Coscioni, ho avuto l’occasione di seguire la vicenda di un cittadino di Terni, ex operaio delle acciaierie, affetto da SLA, che aveva la necessità urgente per poter comunicare del computer specifico, presidio che era suo diritto (in base alle decisioni del Ministero della Salute) avere. I tempi della burocrazia delle Asl, delle Direzioni, dell’Assessorato competente, non sono per nulla in sintonia con i tempi e i bisogni di ammalati così gravi. Sono molti i punti sui quali sarebbe comunque necessaria una ulteriore riflessione, come la situazione delle tossicodipendenze. I dati relativi alla mortalità per overdose (il cui tasso in Umbria è rimasto costantemente elevato, rispetto ad un trend nazionale in diminuzione progressiva) implicano un impegno rinnovato sul fronte della riduzione del danno. Campanello d’allarme anche per la cura e l’assistenza ai pazienti affetti da patologie psichiatriche e necessità di impegno e risultati concreti di fronte al sovraccarico psicologico e finanziario sulle spalle delle famiglie dei pazienti.


Il tema del numero delle Asl, trattato nelle relazioni introduttive, impone a chi si occupa di sanità un confronto con le regioni come le Marche, che hanno fatto scelte (non tutte “rose e fiori”) apparentemente drastiche come la ASL unica (in Umbria abbiamo ancora 4 ASL e 2 Aziende Ospedaliere!). Il consigliere Monaco tra l’altro ha sottolineato un aspetto che non può essere trascurato. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie cronico-degenerative impongono una valutazione seria e una crescita culturale per ciò che riguarda la rianimazione invasiva. Fino a che punto rianimare? Quando astenersi? La dignità del vivere, del morire, dello scegliere ha o no un senso?. Questi temi saranno oggetto di dibattitoa Spoleto alla fine del prossimo aprile, in un convegno organizzato dalla nostra Unità Organica di Anestesia e Rianimazione e che spero veda la presenza dell’assessorato regionale alle cultura.


In questo quadro sono davvero coinvolti, come il PSR imporrebbe, i cittadini ? La fase partecipativa a che punto è?


In conclusione, considerato che ormai le risorse economiche sembrano non esserci più per quell’80% del bilancio regionale rappresentato dalla Sanità, è arrivato il momento di prendere decisioni serie e aderenti alla realtà. Sono necessarie scelte radicali che possono essere anche popolari se si segue la prassi di corretta informazione ai cittadini. Ritengo che sia prioritario considerare conclusa la stagione delle “opportunità politiche” nelle decisioni in sanità che passano sulle teste e sulla pelle dei cittadini!

1 commento:

  1. radicaliperugia.org Blog Archive Si discute sul Piano regionale della sanità...

    Il Piano Sanitario Regionale (PSR) appare come un documento certamente importante per i contenuti e per le finalit che dichiara di perseguire, ma dopo averlo letto molte sono le domande che attendono ancora risposta: nel concreto cosa accadr? Quale da...

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